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Giuseppe Ciarallo, Manlio Truscia anteprima. Zappa. Il fumetto

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Si scrive “graphic novel”, per Zappa. Il fumetto, ma si legge “partecipe omaggio” a Frank Zappa, nell’ormai trentennale della sua scomparsa.

A pubblicarlo, PaginaUno edizioni, a scriverlo e disegnarlo con la cura di chi conosce l’opera di questo genio, Giuseppe Ciarallo alla tastiera e Manlio Truscia ai pennelli.

Non è perciò un vero fumetto, ma nemmeno un saggio.

Non è un volume il cui intento è raccontare punto per punto la storia artistica insieme a quella umana di questo artista appassionato delle composizioni di Edgar Varèse, compositore a sua volta di un rock anarchico, “dadaista”, trasversale, ma anche di partiture che affondano la loro anima nella musica dodecafonica.

Per farla breve, è un libro di testimonianze partecipi, Zappa. Il fumetto, dove l’affetto è però mitigato dal desiderio di raccontare senza mitizzazioni.

In quattordici short story a fumetti, altrettanti personaggi delineano chi era Frank Vincent Zappa da Baltimora e qual era il suo universo artistico. Disegnate da Truscia e sceneggiate da Ciarallo, muovono dall’adolescenza fino a poco prima della morte di Zappa, passandone in rassegna l’epopea per episodi significativi.

Sono praticamente brevi resoconti in cui soprattutto musicisti di varia estrazione (da Edgar Varèse a Ritchie Blackmore a Fabio Treves, per dirne alcuni), ma anche giornalisti, direttori d’orchestra come Ken Nagano, e fumettisti quali il nostro Tanino Liberatore, raccontano il loro incontro con l’artista Zappa.

Il libro, diviso in tre capitoli, prosegue con Baffo e mosca. Capitolo sempre grafico, propone quattordici fra fumettisti e illustratori quasi tutti italiani, che interpretano la figura (che è anche l’opera) di questo gigante della musica.

La parte scritta in Frank Zappa. Il fumetto arriva corposa solo alla fine ovvero con il terzo e ultimo capitolo. Qui Truscia saluta, lasciando al solo Ciarallo il compito di creare un sentito ritratto di Zappa, che si va formando attraverso un compendio enciclopedico in ventisei voci.

Si va a ritroso, dalla lettera Z alla lettera A. Voce dietro voce il capitolo mette insieme «una serie di aneddoti, rarità, storielle e notizie sulla vita e la produzione artistica del Maestro, che raccontano il mio Zappa, il mio approccio negli anni alla musica del Genio in baffo e mosca».

E questo è il punto. È lo Zappa di Ciarallo a trovare spazio in questo capitolo. Uno Zappa che viene presentato con affetto, quasi sempre come parte di un percorso biografico.

L’intento è quello complessivo su cui si muove tutto il libro.

Frammentando opera e immagine di Zappa, Ciarallo offre al lettore dell’opera «un racconto al termine del quale spero emerga l’eccezionalità del personaggio, non solo dal punto di vista musicale ma soprattutto umano».

Zappa è stato uno fra i grandi Maestri del secolo breve, omaggiarlo avvicinandolo alla propria esperienza di appassionato, ma anche alla propria vita, credo sia il modo migliore per non dimenticarlo.

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Z come Zabriskie Point È più che lecito chiedersi cosa c’entri in questa storia il film di Michelangelo Antonioni del 1970. Nulla. Lo Zabriskie Point di cui intendo parlare è, o meglio era, un negozio di dischi. A Milano, negli anni 70, gli appassionati di musica avevano due solidi punti di riferimento, per l’acquisto dei loro “padelloni”, e cioè il Disco Club situato nel mezzanino della fermata del metrò di Cordusio, e Buscemi, che invece si trovava esattamente di fronte al mitico Bar Magenta. Dalle costole di questi due negozi di dischi ne nacquero, negli anni a seguire, numerosi altri (mi vengono in mente Rasputin, Metropolis, Zabriskie Point, appunto). Tornando a Zappa, io entrai in contatto con la musica del Maestro nel 1979 dopo l’ascolto di uno strano disco dal titolo Sleep Dirt, e da subito si scatenò in me la voglia di guadagnare il tempo perduto cercando di recuperare tutti i dischi (ventitré, per la precisione) che Zappa aveva pubblicato negli anni precedenti, a partire dal 1966 con l’uscita di Freak Out, peraltro famoso per essere stato il primo “doppio” della storia del rock.

Riuscii a recuperare quasi tutto il materiale tranne i quattro LP delle annate ’67 e ’68 e cioè Absolutely Free, Lumpy Gravy, We’re Only In It For The Money e Cruising With Ruben & The Jets, che sembravano essere spariti dalla circolazione e dunque introvabili. Con la caparbietà del fanatico collezionista mi misi dunque alla ricerca di quegli irreperibili Long Playing. Dopo qualche mese, con mio stupore e gioia, quelli di Zabriskie Point mi dissero che c’era la possibilità di avere i dischi fantasma, certo pagando qualcosa in più…

Non so da dove fossero saltati fuori e poco mi importava, fatto sta che nel giro di un mese la mia collezione si era arricchita dei quattro oggetti del mio desiderio. Ci rimasi di stucco però, qualche anno dopo, quando l’occhio mi cadde su degli infinitesimali particolari che al momento dell’acquisto mi erano sfuggiti: sulla costa della copertina del disco Absolutely Free, il titolo, naturalmente riportato in carattere minuscolo, era leggermente diverso e precisamente: Absofrutely Free. Così come, sempre sulla costa del disco Cruising With Ruben & The Jets, il nome del gruppo di Frank Zappa, The Mothers of Invention, era diventato magicamente The Motner of Invention. A ben vedere il comportamento adottato sembrava quello dei falsari, che nella realizzazione di banconote contraffatte inseriscono piccoli, a volte insignificanti elementi discordanti con l’originale imitato, per alleviare la loro posizione nel caso vengano scoperti. Anche se in Lumpy Gravy e in We’re Only In It For The Money non ci sono segni evidenti di contraffazione, facendo parte dello stesso lotto dubito che questi due dischi siano regolari. Oggi, dunque, credo e spero che questi quattro pezzi della mia collezione abbiano un valore per la loro anomalia ancor più che per la loro rarità.

X come Xenocronia Questo è un termine fondamentale per comprendere il genio visionario di Frank Zappa. La tecnica in questione (semanticamente trae origine dalle due parole Xenos e Chronos, che in greco significano rispettivamente diverso, alieno e tempo) consiste nella sovrapposizione di brani caratterizzati da tempi diversi, anche se Barry Miles in Frank Zappa. La vita e la musica di un uomo absolutely free, sembra dare diversa interpretazione: “consiste nel selezionare un certo numero di nastri differenti, tutti con lo stesso tempo, e riprodurli simultaneamente per creare una composizione in cui la relazione tra gli strumenti è totalmente casuale”. La maniacalità con la quale Frank Zappa curava ogni minimo aspetto della sua musica, fa pensare però che la “casualità” avesse ben poco spazio nelle sue sperimentazioni e che i molti pezzi creati con questa tecnica siano frutto della scelta tra un’ampia gamma di diverse combinazioni di brani e strumenti.

Q come QuAUDIOPHILIAc QuAUDIOPHILIAc è uno dei tanti dischi di Frank Zappa pubblicati postumi dalla ZFT (Zappa Family Trust). Uscì nel settembre 2004 in formato DVD-Audio Disc, come il precedente Halloween; tale supporto, compatibile con i lettori DVD solo rinunciando all’audio in alta definizione, ne precluse la fruibilità a un gran numero di persone. La track-list contiene brani registrati nei primi anni settanta in quadrifonia – esperimento sonoro che ebbe vita breve – e che furono scartati o rielaborati prima di essere inseriti negli album originali; dunque molti dei pezzi presenti nel disco sono inediti o in versione mai pubblicata in precedenza. QuAUDIOPHILIAc è una goccia nel mare infinito della produzione zappiana, che i familiari del musicista in baffo e mosca dispensano con il contagocce per la disperazione dei tanti appassionati che sanno essere custodite nel Vault, lo sterminato archivio della musica di Zappa, ore e ore di registrazione che con tutta probabilità non vedranno mai la luce.

N come Naja All’età di ventun anni fui chiamato, come tanti altri ragazzi della mia età, a regalare un anno della mia vita alla Patria, e lo avrei fatto pure volentieri se fossi stato impiegato in attività di pubblico interesse e non a passare inutili, oziose giornate in grigie caserme, luoghi nei quali ho compreso concetti come sopraffazione, mortificazione della persona, mancanza di dignità, omologazione, esercizio del potere per il potere. Fatto sta che l’intero 1980 lo passai sotto le armi, per la precisione a Treviso, Caserma Tommaso Salsa presso il Quartier Generale della Divisione Folgore. Bene, ricordo che nel locale adibito a bar all’interno della caserma c’era un juke-box. Con mio enorme stupore notai che tra i dischi c’era… I Don’t Wanna Get Drafted di Frank Zappa. Non capivo come quel 45 giri potesse essere finito nel juke-box di una caserma (il soldato chiamato a gestire il bar e l’approvvigionamento, compresi i dischi, era un ignorantone inconsapevole o uno sgamato zuzzurellone?) visto che il titolo della canzone può essere tradotto più o meno Io non voglio andare a fare il militare, e il testo è altrettanto esplicito: “Raccomandata Espresso / Amico, devi firmare qui / So che ci sei, piccolo figlio di puttana / Maledetto piccolo comunista / […] Non voglio essere arruolato / Non ci voglio andare / Non voglio essere arruolato / No-Oh-Woh-Oh-Woh / I pattini e la “disco” / sono molto più divertenti / Sono troppo giovane e stupido / per adoperare un fucile. / […] Le guerre sono orrende / sono sporche e fredde. / Non voglio che qualcuno / mi uccida dentro una trincea”.

Pare che Frank Zappa abbia tratto ispirazione per il testo da una notizia televisiva, secondo la quale l’amministrazione Carter sarebbe stata intenzionata a ripristinare il servizio militare obbligatorio.

La casa discografica che pubblicava i lavori di Zappa si rifiutò di incidere la traccia per i suoi contenuti antimilitaristi. La versione originale venne inserita nella raccolta del 1996 (postuma) The Lost Episodes, mentre una diversa edizione dello stesso brano, dal titolo Drafted again, era una traccia del disco You Are What You Is che Zappa pubblicò nel 1981.

K come Kafka Cosa c’entra Frank Zappa con Franz Kafka, al di là del medesimo nome di battesimo (pur se il primo in inglese e l’altro in tedesco)? Chissà come gli sia potuta venire in mente una cosa del genere, ma nelle note di copertina dell’album We’re Only in It for the Money, Frank Zappa raccomanda di leggere Nella colonia penale prima di ascoltare il brano The Chrome Plated Megaphone of Destiny. Di seguito, le note complete tradotte non proprio letteralmente per l’occasione:

Istruzioni per l’uso di questo materiale LEGGERE ATTENTAMENTE 1) Se hai già affrontato NELLA COLONIA PENALE di Franz Kafka, salta le istruzioni n. 2, 3 e 4: 2) Altrimenti ognuno vada a scovare il libro di racconti e legga NELLA COLONIA PENALE; 3) NON ASCOLTARE QUESTO PEZZO PRIMA DI AVER LETTO LA STORIA; 4) Dopo aver letto la storia, posa il libro e torna al giradischi… ora sei pronto per l’ascolto (NON LEGGERE E ASCOLTARE IL PEZZO CONTEMPORANEAMENTE); 5) Mentre ascolti, pensa ai campi di concentramento in California, costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale per rinchiudere cittadini orientali potenzialmente pericolosi… gli stessi campi che molti dicono potrebbero essere ripristinati per essere usati come parte della SOLUZIONE FINALE per il PROBLEMA DEL NON-CONFORMISMO (gli hippies?) oggi. Prova a pensare a te stesso (a causa della lunghezza dei tuoi capelli o per il modo in cui la pensi riguardo alle guerre sanguinose e agli assassini prezzolati) come ospite del CAMPO REAGAN. Prova a immaginare di esse- re stato invitato a collaudare un nuovo meraviglioso giocattolo disegnato dai Laboratori di Ingegneria Umana come metodo per sfogare la tensione e per la repressione delle ostilità tra i membri dello Staff del Camp… un lavoro ingrato che dà piccole o inesistenti gratificazioni, persino ai direttori; 6) Alla fine del pezzo, il nome del TUO CRIMINE ti verrà marchiato sulle chiappe.

I come Ionisation Racconta Zappa che intorno ai quattordici anni, in modo un po’ strano venne a sapere dell’esistenza di un disco intitolato Ionisation: su un giornalino locale lesse un articolo che, per tessere le lodi circa le capacità commerciali del titolare di un negozio di dischi, diceva che tale signor Goody sarebbe stato capace di vendere qualsiasi cosa, persino un disco come Ionisation, definito “una raccolta di percussioni orrendamente dissonanti, la musica peggiore del mondo”. Tanto bastò al giovanissimo Zappa per decidere che Ionisation era proprio il tipo di musica che faceva per lui, quindi si mise alla ricerca del 33 giri e non trovò pace finché non lo ebbe acquistato.

Ionisation, del compositore francese naturalizzato americano Edgar Varèse, è la prima composizione a prevedere un organico di sole percussioni. La visionarietà del compositore sta nell’originale idea di considerare le percussioni come elementi strumentali indipendenti dal resto dell’orchestra, per i quali scrivere addirittura un’intera composizione, rompendo così con una tradizione operistica consolidata nei secoli. Il visionario Zappa non poté che entusiasmarsi per i lavori del visionario Varèse.

E come Edgar Varese Se ancora ci fosse bisogno di dimostrare quanto Frank Zappa avesse comportamenti parecchio originali fin dall’infanzia, l’episodio che sto per raccontare credo riesca a fugare ogni residuo dubbio. Dunque, pare che per il suo quindicesimo compleanno il giovane Frank chiese ai suoi genitori, che avevano stanziato la “considerevole” cifra di cinque dollari per il suo regalo, di poter fare una telefonata interurbana. Ottenuto il permesso dei genitori, attraverso il centralino il quindicenne scovò il numero telefonico di… Edgar Varèse, il compositore/scienziato pazzo (tale gli era sembrato da una foto che lo ritraeva sulla copertina di un disco) che aveva colpito la sua fantasia con l’opera per sole percussioni, dal titolo Ionisation. Il bello è che, dopo vari tentativi, Zappa riuscì effettivamente a parlare con Varèse e con le parole di un adolescente riuscì ad esprimergli tutta l’ammirazione che provava.

A come Anarchia Si può definire Frank Zappa un artista anarchico, o quantomeno si può definire anarchica la sua musica? Iconoclasta, libero pensatore, antimilitarista, antirazzista, ipercritico nei confronti dell’Amerika dei Nixon e dei Reagan, acerrimo nemico dell’ordine costituito, della sessuofobia imperante nel suo Paese, del falso perbenismo e anche della diffusione e dell’uso di ogni tipo di droga, considerata uno dei tanti mezzi di controllo sociale: Zappa era tutto questo, e molto altro. E la sua musica? La sua musica ha molto a che fare con l’anarchia a patto di abbandonare l’assurdo luogo comune linguistico (e per molti non solo linguistico) che associa l’anarchia al caos. La musica di Zappa, come l’anarchia, è l’esatto contrario del caos, è l’ordine supremo delle cose. Supremo perché non vuole e non riconosce l’autorità di un pre-ordine, di un’istituzione che detti e imponga regole per il perfetto funzionamento del meccanismo, sociale o musicale che sia. La musica di Zappa è anarchica perché è un puzzle in cui ogni tassello/nota sembra sapere autonomamente dove andare con estrema precisione a collocarsi, come se esercitasse il diritto di avere uno spazio tutto suo, nel rispetto irrinunciabile dello spazio destinato a tutto ciò che ha intorno.

Sergio Rotino

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