Grafias è progetto di informazione editoriale internazionale. La redazione traduce e pubblica articoli inediti delle riviste letterarie di tutto il mondo. Scovano voci letterarie sconosciute in Italia, danno evidenza editori e librerie indipendenti di cui non si parla. E poi sono davvero simpatici!
Cosa vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?
Grafias ha cominciato le sue pubblicazioni online a fine gennaio del 2015 e quello che ci ha spinto a dare vita al nostro progetto è stato, come forse spesso accade, un malessere. Volevamo in qualche modo ribadire che ci si può occupare di letteratura, di libri, di editoria senza parlarsi addosso, senza dover necessariamente ascoltare le solite voci che ripetono gli stessi giri di parole. E soprattutto che lì fuori, oltre i limiti ristretti del nostro paese, o comunque di qualsiasi paese, esiste un mondo straordinario che fa il nostro stesso mestiere, a volte in modi e con uno spirito anche completamente diversi dai nostri.
Prova a definire la vostra rivista in poche parole.
Grafias ricerca su testate internazionali, riviste e siti web specializzati di tutto il mondo articoli, saggi, interventi che parlino di tutto ciò che riguarda l’universo del libro, con un taglio e una visione che siano, almeno nel nostro paese, ancora poco battuti, se non del tutto inediti e li traduce in esclusa per l’Italia.
Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?
Grafias pubblica i propri contenuti online e anche se le nostre pubblicazioni sono costanti e regolari non rispettano una periodicità fissa. Sin dall’inizio abbiamo fatto una scelta molto precisa, ci siamo specializzati nella long form e nella pubblicazione di traduzioni da diverse lingue. E per ogni pubblicazione seguiamo lo stesso processo di lavorazione editoriale che segue una casa editrice per pubblicare un libro in traduzione. Di qui anche una certa variabilità di cadenza. Insieme alle traduzioni, pubblichiamo poi anche interviste che facciamo a editori, librai, traduttori ecc. in giro per il mondo e che incontriamo perlopiù durante le più importanti fiere internazionali del libro, alle quali cerchiamo sempre di essere presenti.
Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Avete un genere o delle regole precise?
Pubblichiamo perlopiù quelli che potremmo definire saggi brevi, contraddistinti dall’altissima leggibilità e perlopiù a firma di scrittori, intellettuali, saggisti, professionisti del mondo della cultura e dell’editoria, spesso di consolidata fama nel loro paese, ma ancora sconosciuti o poco frequentati nel nostro. Le regole che seguiamo nella scelta sono anzitutto la ricerca di autori, contenuti e punti di vista inediti per l’Italia e poi ovviamente la possibilità di imparare qualcosa di nuovo, di conoscere spaccati di realtà che ci mancavano, di scoprire per esempio come si fa editoria in India o in Cina, che tipo di fantascienza si pubblica oggi in Giappone o in Spagna, di leggere le parole di una delle più importanti scrittrici dissidenti messicane, Malva Flores, di conoscere il ruolo straordinario che le donne hanno avuto nella poesia e nella costruzione dell’identità nazionale dell’Azerbaigian o le critiche che la scrittrice Mizimura Minae muove al dominio linguistico planetario dell’inglese, che sta sempre più impoverendo le lingue nazionali, ma anche la possibilità di sapere dove e come è stato possibile realizzare il primo mastodontico spettacolo teatrale tratto da 2666 di Roberto Bolaño. Ed è ovvio che spesso, inglobati in tutti questi contenuti, ricorrono frammenti di racconti e poesie provenienti da ogni parte del mondo.
Cosa deve fare un autore per convincervi a pubblicare un suo lavoro?
Anche da saggista o studioso, deve saper raccontare e avvincere; deve dire qualcosa di nuovo o che ci dia la possibilità di mettere a parte il pubblico italiano di qualcosa che sta prendendo piede o forma altrove; deve avere il coraggio delle proprie idee; deve parlarci di realtà, aspetti, argomenti di cui non si sente parlare quasi mai e deve farlo con competenza e passione; deve lottare per le marginalità; deve contribuire al nostro intento di mappare la proteiformità culturale del mondo.
Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la vostra rivista?
Tutti i contenuti di Grafias sono liberi e pubblicati sul sito www.grafias.it. Inoltre abbiamo una pagina facebook, twitter e instagram dove poterci seguire. E quanto al cartaceo, l’idea non ci è mai dispiaciuta davvero. E non è detto che un domani…
Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che vi ha dato la vostra rivista?
L’adesione dei due soggetti che insieme alla nostra redazione compongono la totalità del progetto Grafias: i partner internazionali e i traduttori. Da un lato abbiamo le riviste, le firme, gli autori – che spesso sono scrittori, intellettuali, figure di primo piano del panorama internazionale o del loro paese di origine – che sposano il nostro progetto e ci concedono i diritti di traduzione e pubblicazione in esclusiva per l’Italia. Dall’altro i traduttori, che, se ci fosse bisogno di ripeterlo, sono una delle professionalità più importanti dell’intero mondo della cultura, ma pare che spesso nel nostro paese ce se ne dimentichi.
Cos’è che vi ha fatto davvero cascare le braccia?
La povertà economica (e talvolta non solo economica) del mondo culturale e editoriale italiano, che è disarmante e deprimente sia che la si veda dall’esterno (e rispetto all’esterno) sia che la si viva sulla propria pelle. Non per farne un caso personale, ma tutti i nostri colleghi che vivono al di là delle Alpi ci dicono costantemente che in un altro paese il nostro progetto sarebbe probabilmente finanziato non meno che dallo Stato. Qui in Italia invece ci si deve districare costantemente fra due grandi mali: da un lato la mancanza di denaro di cui si è già detto, dall’altro il fatto che i pochi spazi per poter fare qualcosa e dunque nei quali circola ancora un minimo di disponibilità sono appannaggio troppo spesso di consolidate conventricole, costrette in realtà a starsene stipate in spazi piccolissimi, nei quali bisogna rispettare spesso delle regole di carattere molto più “politico” che culturale. Una realtà, questa sì, che obiettivamente ti fa cascare le braccia.
Cosa vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?
In realtà l’attività di Grafias è molto più che produttiva. Anzi ha permesso a tutti noi di fare una serie di esperienze straordinarie e del tutto fuori dall’ordinario. Siamo un progetto autoprodotto, a budget zero, che ha lo stesso carico di lavoro di una piccola casa editrice, che produce contenuti culturali di alta qualità accessibili gratuitamente a tutti e che dopo tre anni di pubblicazioni, diverse segnalazioni su testate nazionali e nelle più importanti trasmissioni radiofoniche di cultura, dopo decine e decine di candidature spontanee da parte di professionisti dell’editoria provenienti dall’Italia e anche da fuori (numerose delle quali sono poi diventate collaborazioni stabili), dopo partnership, alleanze, collaborazioni con testate internazionali di primissimo piano, come la Los Angeles Review of Books, Granta, il Guardian, non solo siamo ancora in vita ma anche in perfetta forma e anzi non vogliamo altro che continuare a far crescere il nostro progetto e stare a vedere cos’altro di straordinario potrà ancora accaderci.