Un volume di fumetti che racconta com’era la società italiana del boom economico, come avanzava il progresso all’interno delle famiglie e come la nostra nazione imboccava il lento cammino di trasformazione sociale. Il tutto a partire dall’epicentro produttivo dell’Italia, quella Milano che poi sarebbe diventata “da bere”.
Questo in estrema sintesi è Il libro della Stefi, edito da Rizzoli a fine 2019. Dentro le sue pagine sono stati raccolti vari episodi autoconclusivi che vedono come protagonista principale una vivace bimba di otto anni, la “Stefi” del titolo.
Sono tutte storie ambientate a Milano, dal 1972 al 1992. Qualche anno sul Corriere dei piccoli, rivista per cui inizialmente nascono, e poi l’approdo definitivo al Corriere dei ragazzi. Il personaggio della Stefi è stato in seguito e per anni ospitato sul Corriere della sera con una miriade di vignette di cui è attore assoluto. A leggere le avventure intrise di quotidianità della piccola protagonista, i lettori di oggi non capiranno qualche riferimento, soprattutto per quanto riguarda i nomi di personalità dell’epoca, però resteranno coinvolti dalla freschezza che anima ancora queste storie brevi composte da due, tre, quattro tavole al massimo.
Bisogna dire che l’autrice, Grazia Nidasio, è la narratrice grafica perfetta per mettere su tavola le evoluzioni della società italiana del periodo, attraverso lo sguardo e il pensiero di personaggi bambini e adolescenti.
È perfetta non solo perché immersa nel periodo, ma perché ha occhio e orecchio da vera narratrice. Il tratto scattante, movimentato, e la capacità di dare al racconto una velocità indirizzata verso il lato propositivo delle vicende quotidiane sono gli strumenti che applica alle sue storie, permettendole di entrare in immediata empatia col lettore. Che nelle intenzioni della Nidasio e della redazione della rivista doveva essere principalmente femminile. Già lo era per Valentina Morandini – personaggio centrale della serie Valentina mela verde, dove si racconta la vita di una bambina fino alla sua adolescenza – e lo è con la serie de La Stefi, spin off della prima.
Sorella minore di Valentina – la troviamo già fra i protagonisti di Valentina mela verde – Stefi ne prosegue le avventure (causa il cambio di impostazione editoriale) senza però abbandonare mai il suo status di bambina. Ma la Nidasio è talmente ben sintonizzata sulle problematiche giovanili del tempo, così arguta e pronta a evitare gli stereotipi, da creare un personaggio “vero”, capace di parlare a ragazze e ragazzi indifferentemente. Anzi, riesce a scavalcare persino i vincoli dell’età.
La Stefi (rigorosamente con l’articolo davanti, perché di pura area lombarda) ne è esempio lampante, forse più della sorella. Di certo era e resta una bambina “vera” ancora oggi, a distanza di decenni.
Nelle storie raccolte in questo cartonato, la vediamo agire con impertinenza e curiosità, mettendo in campo la capacità di affermare che “l’imperatore è nudo”. Ci riesce usando solo la spregiudicata semplicità dei suoi pochi anni, il suo ragionare libero da vincoli. Per questo Stefi è stata, nell’epoca d’oro del fumetto, capace di parlare ai suoi coetanei così come agli adulti facendosi capire e amare.
Verrebbe da dire che la bambina ha un carattere “vicino alla-lontano dalla” Mafalda del recentemente scomparso Quino, forse è proprio il candore impertinente che le anima a creare il collegamento. Per chi li conosce, sono personaggi che “risuonano bene fra loro”. Di certo Stefi è meno apertamente politicizzata della sorella maggiore argentina, possibilmente più puntata sul sociale e forse recupera qualcosa da Pippi Calzelunghe. Ma la via è quella.
Comunque basta sfogliare le sei sezioni che compongono Il libro della Stefi per farsene una idea più completa. Le sezioni ospitano molte fra le storie create dalla Nidasio, proponendole in ordine tematico. Si va da “Stefi e il mondo dei grandi” a “La vita a scuola”, da “Il rapporto con i fratelli maggiori” a “I giochi e gli amici”… In esse la Stefi, usando la forma-cornice del diario, racconta il suo rapporto col mondo degli adulti, dei fratelli maggiori e della scuola, mettendone in evidenza luci e ombre, restando però sempre sul versante di chi inconsciamente capisce che il futuro non è ancora stato scritto. Spetta infatti a lei questo compito, a lei spetta di essere la “donna del duemila”, come afferma nella storia conclusiva I maschi, si sa.
Grazia Nidasio la accompagna in questa verità sacrosanta, lasciandola ferma all’innocenza degli otto anni, ma dandole ironia e una certa vena dissacratoria. Lei sapeva, come tutti i grandi artisti, quanto una risata potesse abbattere il potere e allungarsi verso nuovi orizzonti.
Sergio Rotino
Recensione al libro Il libro della Stefi, di Grazia Nidasio, Rizzoli 2019, pagg. 205, € 22