Aldo Sulgiunti, il protagonista de La sfida alle stelle. Romanzo futurista di Guido Santulli, Passaggio al Bosco Edizioni, 2019, è un ragazzo romano appassionato di musica elettronica e cultore del Futurismo. La prima parte della sua vicenda (per dovizia di particolari: lungo tutto il romanzo la narrazione si svolge nelle due modalità di terza persona e diario fittizio – tenuto cioè in prima persona – di Aldo) è ambientata nella Città Eterna nel febbraio 2009, a esattamente un secolo dalla pubblicazione, sul quotidiano parigino Le Figaro, del Manifesto Futurista.
Egli, musicista d’avanguardia, desidera fornire all’album che ha in preparazione quel quid in più che lo possa distinguere dagli altri del settore: decide quindi di recarsi presso il Museo d’Arte Futurista della capitale per una lunga visita alla sezione musicale; qui sono conservati gli intonarumori, definiti dall’autore – per bocca del protagonista – “sintetizzatori primordiali”, ideati dal compositore futurista e teorico del rumorismo Luigi Russolo (1885 – 1947). Vi sono il gorgogliatore, il sibilatore, il rombatore, e Aldo ne registra col telefono portatile i suoni emessi, al fine di poterli usare nella sua produzione di prossima uscita.
Ma – e sta proprio qui il punto di svolta del romanzo – poco prima di uscire dalla sala, s’imbatte in uno strumento più particolare dei precedenti, che attira fortemente la sua attenzione; è denominato, come indica un’etichetta posta su di esso, esperimento simultaneo di velocità verticalizzata (manteniamo i caratteri maiuscoli utilizzati dall’autore), con la specifica, all’interno, che trattasi di un registratore verticale. Aldo lo aziona, ma, quello che ne ottiene è un leggero e persistente frullìo: decide di registrare anche quello – non si sa mai – ma esce dal Museo abbastanza abbacchiato; non ha trovato quel che cercava.
Il destino futurista ha però già scelto Aldo – e il suo amico Roberto, studente d’ingegneria e musicista lui pure – quali proprie longae mani nel XXI secolo. Ben presto, infatti, ascoltando assieme i files audio salvati nel cellulare del primo, i due scopriranno che il banale frullìo emesso dal registratore verticale si è esplicitato nelle “energie-pensiero” (sotto forma di voci), esperimento che i principali esponenti del Futurismo avevano messo a punto circa un secolo prima, in modo che i dettami della loro avanguardia non rischiassero di venire banalizzati tramite un semplice studio libresco, ma potessero giungere – ai meritevoli – direttamente dalla loro viva voce.
Sono dunque dialoghi tra i nostri e Marinetti (1876 – 1944), Fillia (il poeta Luigi Colombo, 1904 – ’36) e Arnaldo Ginna (1890 – 1982), estensore del Manifesto del Cinema Futurista (1916) oltre che fratello dello scrittore Bruno Corra (1892 – 1946). Essi spiegano loro la portata rivoluzionaria dell’esperimento e perché le loro “energie-pensiero” si siano manifestate proprio ora: le menti umane particolarmente ricettive nei confronti di quei messaggi di cui sono estensori – come le loro – lo sono a maggior ragione in occasione di anniversari importanti per il movimento futurista, e quale anniversario maggiore del compimento del secolo?
Ecco che viene dunque stretta un’alleanza tra Aldo e Roberto, i due ”futuristi contemporanei”, e i tre futuristi storici, per fare in modo che il messaggio di questi – mediante inserimento in Rete di quelle voci – giunga al maggior numero possibile di persone degne. Come in tutte le umane cose, però, ecco il risvolto negativo: più tempo permarranno in Internet, più le futuristiche energie, espandendosi, si indeboliranno, accorciando la loro permanenza sulla Terra. A tamponare un po’ quest’effetto, entra in gioco l’intuito informatico di Roberto, che propone – ottenendo subito il consenso dell’amico e dei tre – di centellinarne l’opera, congelando – dopo la prima immissione in Rete – temporaneamente i files, per decomprimerli ogni 10 anni, in occasione degli anniversari futuristi.
La narrazione, con un balzo secco, si porta dunque al febbraio 2019 – allorquando molte cose, e per il Paese e per i nostri, sono cambiate, ma cambiamento non significa per forza di cose miglioramento -, a centodieci anni dalla stesura del Manifesto Futurista, e l’epilogo, sia per quanto concerne lo stile che le tematiche trattate, non vi deluderà (non vi aspettavate certo che facessimo la figura barbina di quelli che svelano il colpevole all’amico che sta apprestandosi alla lettura del romanzo giallo, spero..).
Santulli, tramite la forma romanzo, ci accompagna per mano in un viaggio alla scoperta del tratto più intimo, profondo del Futurismo, che non è (solo) quello che ci insegnano – e poco – a scuola, ossia macchine, velocità, “Zang Tumb Tumb” e le sculture di Boccioni (1882 -1916), ma crescita spirituale proiettata in un presente eterno, esercizio della mente nel riconoscere chi ha i propri stessi valori, eternamento del “valore Italia”, ma non in quanto labile concetto, bensì forma vivente, e rispetto della Tradizione, anch’essa materia viva, non pezzo – fosse anche il più prezioso – da conservarsi in una teca a tenuta stagna del polveroso museo delle cose passate, ma una delle incudini su cui forgiare il nuovo Mondo, la nuova Italia, l’Uomo nuovo.
Mi piacerebbe concludere con un’aeropoesia, l’autore ne inserisce diverse nel suo scritto, che viene in tal modo reso più movimentato anche dal punto di vista grafico, visivamente, ma vi basti quanto ho scritto per rinunciare a due pacchetti di sigarette e sostituirli con “La sfida alle stelle”: vi ringrazieranno i vostri polmoni, ma ancor di più la vostra mente.
Alberto De Marchi