Han Kang scrittrice coreana (classe 1970) divenuta famosa a livello internazionale con il romanzo La vegetariana, ha centrato con questo suo ultimo romanzo la vertigine di una scrittura assolutamente preziosa. L’ora di greco è una narrazione poetica e audace che trasforma il lirismo in una scrittura tattile, capace di reinterpretare se stessa come una seconda pelle cucita addosso con fili presi in prestito da altre scritture, dove è impossibile cadere nel tranello, dove è a suo modo tutto una magia indifferente al vivere quotidiano.
Han Kang dal 2019 fa parte del progetto La biblioteca del futuro, progetto che intende raccogliere cento opere inedite di scrittori famosi nel mondo e pubblicarle cento anni dopo la nascita della biblioteca, cioè esattamente nel 2114.
Ed è proprio questo che si propone L’ora di greco riuscire a tramandare quella scrittura che è dentro di noi e che come la stessa autrice scrive nei ringraziamenti … Sono riconoscente per la possibilità di scrivere, e che sia la scrittura a sospingere la mia vita.
Ed è così che in una Seoul caotica e indifferente vivono i due protagonisti. Un uomo e una donna che non hanno nome. Lei ha perso di nuovo la parola, lui un professore di greco antico che sta perdendo la vista. Due solitudini che si incontrano senza mai scontrarsi. Una seconda pelle appunto.
Entrambi hanno combattuto per ritrovare se stessi, perché le loro tracce non siano dissolte, ma ci sia ancora una possibilità di vita e di speranza e nel contempo decidono quasi inconsapevolmente l’uno dall’altra di perdersi di nuovo.
E’ davvero affascinante la struttura narrativa che sostiene e da vita a questo romanzo. Ci offre lo sguardo dell’oriente e le parole scritte in punta di dita sul palmo della mano dell’altro. Il venire meno della parola per lei e della vista per lui sono perfette metafore di un tempo quello dell’oriente che si allunga per abbracciare quell’occidente che a suo modo è un mondo che sta scomparendo, che non comprende più il canto, non vede più il vuoto che si attorciglia intorno alla gola nel quale può sparire definitivamente la voce.
Una scrittura silenziosa quella di Han Kang che appunto come il silenzio riesce a tramandare molto più di mille parole, dove il ricordo acquista spessore e si fa presente. Il ricordare non è necessità, è semplicemente vita che si fa vita nuovamente … “i frammenti di ricordi si muovono generando immagini. Senza alcun contesto. Si sparpagliano e poi in un attimo si raccolgono con un movimento secco. Come migliaia di farfalle che smettono all’unisono di battere le ali. Come algide danzatrici che nascondono il viso” .
E poi a parlare è la scrittura che diventa improvvisamente voce quella voce perduta e mai più ritrovata forse, un gioco di prospettive, un caleidoscopio di immagini “l’inchiostro si sovrappone all’inchiostro, i ricordi ai ricordi, le gocce di sangue alle gocce di sangue. La calma dell’uno grava sulla calma dell’altro, il sorriso dell’uno sul sorriso dell’altro”. Così L’ora di greco è un romanzo teso e pienamente riuscito a ridare libertà, giustizia e dignità a chiunque ne sia stato privato.
Maria Caterina Prezioso
#
L’ora di greco/Han Kang/ traduzione Lia Iovenitti/Adelphi/ pp.163/18,00 €