“La vendetta degli dei” di Hannah Lynn (Newton Compton Editori, 2022 pp. 317 € 9.90), richiama l’universo affascinante e straordinario nella rivisitazione della mitologia greca. Esamina, con l’attualità di uno stile narrativo moderno, la personalità coraggiosa e impetuosa dei personaggi e la trama macchinosa, crudelmente vincolata al fato dei comportamenti dei protagonisti, designati nella capacità misteriosa, feroce e indiscussa dei sentimenti. Il romanzo affonda le sue radici nell’ispirazione devastante dell’amore, nell’origine vendicativa della tragica destinazione, ricompone la scrittura segreta del codice emotivo della famiglia, rispecchia l’istintiva contiguità e continuità degli affetti nei confronti dei figli, intreccia la spietatezza degli uomini danneggiati dalla corruzione dell’affermazione del proprio potere e del trionfo del consenso.
La storia di Clitennestra, moglie del re miceneo Agamennone, e di suo figlio Oreste, rispecchia l’oppressione di un matrimonio imposto, la prepotenza e la ferocia da parte di Agamennone, assassino del suo primo marito Tantalo e di suo figlio Alessandro, che decide d’immolare sua figlia Ifigenia agli dei, per ottenere, con la forza dell’insidia, il trionfo nella guerra contro Troia. Clitennestra urla la sua disperata voce contro la funesta e incontrastata ventura, è emblema dell’infamia femminile, uccide per risentimento, per riscattare il sacrificio ignobile della figlia, per rafforzare se stessa e la sua volontà, al di là della malvagità. Il libro ricostruisce la riabilitazione etica dell’eroina greca Clitennestra, oltre l’onta del suo crimine, rieduca la redenzione di una donna, da sempre rappresentata nella nefasta, ingannevole, indomabile brutalità, con una connotazione diversa, descritta dalla comprensione di un’anima disillusa e fuorviata dagli accadimenti subiti, riadatta la concezione del bene, dell’innocenza, della completezza dell’attaccamento materno.
Hannah Lynn delinea una concreta considerazione sul desiderio di vendetta e il valore della giustizia, incoraggia, nella fenomenologia del castigo, la complessità psicologica del ruolo femminile, ribalta, oltre la tradizione del mito, l’impulso interpretativo della sorte. La compassione per l’imprevedibile intensità delle vicende umane permette una rivalutazione della storia, considera l’influenza combattente dell’esistenza, tramanda l’insegnamento favorevole contro la sottomissione delle avversità, delle ingiurie, supera l’inesorabilità dell’uomo. L’originale carattere innovativo del romanzo di Hannah Lynn dispiega una narrazione delle vicissitudini ineluttabili di Clitennestra e del marito Agamennone, adegua una struttura etica individuale e introspettiva dei valori universali, allestisce la tragedia nel palcoscenico di una cultura del presente, di un tempo corrispondente alla coscienza delle occasioni della vita interiore. “La vendetta degli dei” non assolve Clitennestra per l’efferatezza dei suoi delitti, ma la ammette come perseguitata dal vortice della punizione inflitta. Sconfina il percorso avventuroso, contaminato dal coinvolgimento dell’ostilità, dal cruento, impetuoso conflitto con la propria identità, varca la soglia della sofferenza, sconfessa la vera ragione dei soprusi attraverso la libertà di discriminare il proprio destino dal male e di guidare la propria vita. La lettura scorrevole del libro dipinge il ritratto naturalmente scenografico dell’antica Grecia e dona una monumentale dignità realista al contesto delle emozioni, nella natura sublime della divinità.
Rita Bompadre