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Hubert e Zanzim. Pelle d’uomo

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Ultima opera firmata da Hubert, con la precisa complicità di Zanzim ai disegni, non solo in senso cronologico. Lo sceneggiatore francese è infatti scomparso prematuramente nel febbraio 2020, lasciandosi dietro una manciata di titoli, tutti interessanti (Bellezza, Gli Orchi-Dei), e grande dispiacere in noi lettori.

Come per i lavori precedenti anche Pelle d’uomo è un graphic novel strepitoso, a livello di struttura narrativa e di composizione grafica. Sin dalle prime pagine si intuisce come sappia gestire i temi della storia giocando in punta di fioretto, senza però tirarsi indietro quando c’è da menar colpi.

La storia che viene allestita, è una gigantesca metafora. Facile intuire come l’ambientazione di un Medioevo “ricostruito” serva a Hubert per mostrare alcune “cosette” che ancora non funzionano nella nostra, di società.

Cose come la necessità di essere se stessi per meglio vivere con l’universo che ci circonda. Cose come la necessità di poter scegliere cosa si vuole e cosa si è, al di là della morale comune, al di là delle regole imposte da un “vivere civile” spesso ottuso e coercitivo.

Come detto, Pelle d’uomo è ambientato in un Medioevo sui generis. Ed è questo l’elemento metaforico che permette a Hubert di ragionare su patriarcato, libertà individuali (in primis quelle delle donne), libertà di preferenza sessuale, convivenza civile.

Tutti temi che ancora oggi creano attrito nel nostro contemporaneo, apparentemente libero e libertario.

Vuol dire che non ci siamo spostati poi molto da lì?

Più precisamente il divario del contemporaneo da un periodo storico a noi così lontano, permette allo scrittore francese di sottolineare come non ci si è lasciato veramente tutto alle spalle; come i vincoli imposti, certe regole bacchettone, certi obblighi manichei restino ancora vivi e ci vessino.

Acutamente tradotto da Francesco Savino, Pelle d’uomo si potrebbe interpretare come la stigmatizzazione del regime di menzogne verso cui veniamo spinti da un errato senso di convivenza civile. Regime che ci impedisce una sana armonia nel vivere. Il che incrina la possibilità di una paritaria collaborazione dei vari sessi nel “comparto” dei sentimenti.

Scoperchiando le magagne della società medioevale, Hubert apre nelle pagine del graphic novel a una arguta perorazione dell’identità di genere, e a una disamina della libertà di essere quello che si è, senza infingimenti di sorta, nella società di oggi.

A raccontarla, la trama è apparentemente semplice. Nel libro si racconta della nobile Bianca, nemmeno diciottenne, obbligata per contratto (“venduta”) a sposare da lì a poco Giovanni.

Ma la donna, oltre a provare maggiore simpatia per il suo coetaneo Tommaso, vorrebbe almeno conoscere il futuro marito. Vorrebbe “frequentarlo”, per capire se il matrimonio sarà una unione di sintonie o meno.

Idea balzana per sorelle e madre, che proprio non comprendono il desidero della fanciulla. Fortunatamente, in suo aiuto giunge la madrina, che le propone di conoscere Giovanni grazie a un travestimento da giovane uomo. Userà quindi l’identità di tal Lorenzo. Quest’ultimo non è altro che la pelle d’uomo del titolo.

Indossata la pelle, Bianca diventa Lorenzo. Sotto quelle spoglie va a conoscere finalmente il marito, scoprendone i gusti (tutti i gusti). Non solo. Usando la pelle, scopre che è bello essere Lorenzo. Le piace cioè comportarsi da uomo, avere il piglio di un uomo. Cosa che le permette di compiere scelte contro il volere della famiglia e contro l’ipocrita morale comune.

Nelle tavole la Morale viene incarnata soprattutto da Angelo, fratello della protagonista oltre che frate rigido e bigotto. Un personaggio pericoloso perché capace di irretire gli animi, di non farli ragionare con la propria testa. La sua parabola sarà esemplare nell’evolversi della storia.

Lampante come il lavoro di Hubert e Zanzim si basi, con il suo scambio delle parti, sulla tradizionale commedia degli equivoci. Cosa che rende il testo antididattico oltre che frizzante.

Il pericolo era per lo sceneggiatore di cadere sul finale. Invece in Pelle d’uomo non appare poi tanto scontato.

Hubert fa sì arrivare la felicità per Bianca (siamo pur sempre nell’ambito della commedia); porta sì ogni cosa a ricomporsi in un nuovo ordine capace di inglobare parti delle vecchie regole. Però, dietro le quinte sussurra altro ancora.

C’è un modo di vedere la società che si spinge ancora più avanti. Verso qualcosa di cui possiamo vedere l’inizio, ma che probabilmente è ancora allo stadio primordiale.

È l’idea del futuro che aveva Hubert: vivere sentimenti e identità senza timore di mostrarli, di mostrarsi. È questo che permetterebbe una esistenza ricca di armonia, per tutti.

Sarebbe bello poter dire quanto prima che la visione di questo autore era già tra le pagine magistrali del suo (inconsapevolmente) ultimo lavoro.

Sergio Rotino

Recensione al libro Pelle d’uomo di Hubert e Zanzim, Bao Publishing 2021, trad. Francesco Savino, pagg. 160, € 20,00

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