Il bravo attore francese Denis Lavant, al termine della presentazione su di una rete TV del suo adattamento teatrale del “Timone d’Atene” – il denaro: finanza, usura, disuguaglianze e ridistribuzione da Shakespeare a Karl Marx – recita con passione dei brani di alcune taglienti lettere scritte da Louis-Ferdinand Céline a Roger Nimier (in villeggiatura in Bretagna) nel luglio-agosto 1959, causando la visibile costernazione dei “riches” presenti in studio… Anche dopo un secolo, leggere Céline è sempre come gettare tra il pubblico “una bomba armata a rancore”.
Andrea Lombardi
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“I ricchi son sempre lì che aspettano di ereditare e di derubarci, delle nostre ore, della nostra vita…” “Vede, invece di tutti questi cartelloni Michelin contro gli incidenti, dei quali se ne frega, il “benestante” vorrebbe veder piantati dappertutto dei segnali “d’igiene sociale” sulle spiagge, sui prati, nei boschi… “Povero stronzo, non riposare, non divertirti, pensa al tuo lavoro, al rientro, ai tuoi debiti!” “Fannullone, non ubriacarti, non fottere, ricordati che sei indegno di qualunque distrazione!” “Non fare mica il bagno, sporcheresti l’acqua, porco d’un povero! Una spugna ti basterà!” “La persona dignitosa si riconosce dal suo conto in banca! Tutto il resto è inganno!” “Levatevi dai coglioni, sudici, schifosi pagliacci! Levateci questo pensiero!” “I ricchi son sempre lì che aspettano di ereditare e di derubarci, delle nostre ore, della nostra vita, i loro figli di coprirci di merda e di farci vedere quel che pensano i loro genitori: odio e disprezzo… con loro l’unica astuzia è di tacere, se ci mettono all’ingrasso, è per gettarci poi alle anguille… D’altra parte, i poveri non sono che delle scimmie gabbate, feroci e disgustosi proprio come i ricchi…”