Periodicamente mi capitano incontri molto strani per il tramite della scrittura. Oggi è arrivato un pacchetto giallo, trovato sulla maniglia della porta d’ingresso di casa mia. Sulla busta la dicitura “per il giornalista”. C’è dentro un romanzo scritto a mano. Inizia così: “Vestito a nozze ha detto sì a Marlene. Vestita a nozze, coi fiori di lillà, ha detto addio a Valerio. Si sono ritrovati per destino…” Si tratta di una storia d’amore raccontata in terza persona. I due sono morti. È una sorta di Spoon River ambientata nell’Italia del dopoguerra.
Spesso le persone confondono chi scrive. Mi hanno chiamato poeta, giornalista, scrittore. L’anonimo che ha lasciato la busta appoggiata alla maniglia della porta di casa, scrive: “per il giornalista”. In teoria ci sarebbero grandi differenze tra poeti, scrittori, saggisti, giornalisti, ma per molte persone chi scrive è genericamente “poeta” o “scrittore” o “giornalista” o “uno che scrive” e basta.
Una volta due persone di Brescia andarono a casa dei miei genitori. Erano armate di macchina fotografica. Volevano fotografare “la casa dei genitori dello scrittore” e penso abbiano voluto fotografare anche lo studio dove ci sono una libreria e un tavolo col computer. Da ragazzo scrivevo al secondo piano della casa dei miei e avevo anche una libreria stipata di libri che sono ancora là.
Un’altra volta mia madre dovette telefonarmi: “C’è una donna in giardino. Si è seduta a terra. Dice che ti aspetta perché deve parlarti di un suo dattiloscritto.” A un certo punto questa donna si è messa a ballare una specie di danza rituale con movimenti rallentati. Una cosa tipo Woodstock. Presente no? Siccome la tipa non andava via ho suggerito a mia madre di chiamare un’ambulanza.
Qualche tempo fa andai in libreria. La commessa mi diede una lettera che qualcuno aveva lasciato lì indirizzata a me. C’era un signore che diceva di volermi incontrare. Aveva lasciato il suo numero di telefono. Com’è ovvio, io non chiamai. Nei giorni successivi mi sentivo seguito. Lo dissi a qualcuno: “Ho come l’impressione di essere seguito da qualcuno…” Era vero, non stavo diventando un mitomane. Infatti, dopo pochi giorni, suonarono al campanello. Pensavo fosse un corriere espresso. Aprii la porta e davanti a me si presentò una persona col dattiloscritto sotto il braccio dicendomi: “Sono il re dell’universo, devo parlarti.” Lo feci entrare. Aveva una polo bianca, pantaloni grigi di cotone sgualciti. Era pingue, pieno di cortisolo. Aveva i capelli un po’ lunghi, grigi, col riporto a lato. Mi consegnò il dattiloscritto. Conteneva argomentazioni e foto a testimonianza del ruolo che diceva gli spettasse. Nel dattiloscritto era fotografato un mazzo di chiavi tra cui ce n’era una piegata. Diceva di averla piegata lui con la mente. C’era una sedia da ufficio con una gamba rotta. Diceva che si era seduto e l’aveva piegata. Poi c’erano documenti con marche da bollo e timbri di uffici comunali, uffici del catasto. Su quei documenti c’era scritto: “Io sottoscritto eccetera eccetera, affermo di essere il re dell’universo.” Oppure: “In data tal dei tali ho trovato nel mazzo di chiavi una di queste piegata dalla forza del mio pensiero…”. Cose così. Oppure vicissitudini di litigi con parenti. Devo aver messo il dattiloscritto in qualche scatolone, ma non l’ho gettato. Ancora oggi non so perché lo feci entrare in casa.
Leggo quel che mi arriva, soprattutto quando giunge in modo rocambolesco. D’accordo, mi sono arrivati molti dattiloscritti per posta. Spesso mi arrivano per e-mail. Qualcuno si azzarda a mandare un link e la scritta: “Può leggere il mio romanzo su Amazon per 1 euro e 99. Mi dà un suo giudizio?” Ma spesso tutti questi dattiloscritti li ignoro, perché sono disordinati, scritti male, con un immaginario disarmante. Mi sa che il vero problema italiano non sia di ordine economico, ma tutt’al più di immaginario collettivo limitato. Pensare al casino che ha in testa la gente fa paura.
Anni addietro ho letto due libri bellissimi sui dattiloscritti. Uno è di Calvino e si intitola I libri degli altri. È molto interessante perché nel libro ci sono schede di valutazione, lettere editoriali di Italo Calvino in persona. Se qualcuno lo volesse leggere, su Ebay costa 99 euro. Un altro libro pieno di schede di valutazione editoriale è Il mestiere di leggere de Il Saggiatore. Si presenta ricco di valutazioni preziose scritte da vari scrittori e redattori di casa editrice. Quest’ultimo costa solo 9 euro nell’usato del Libraccio. In questi due libri c’è da imparare.
Oggi sono andato dal fruttivendolo del centro, vicino a casa. Vado sempre lì a prendere frutta e verdura. Mi ha detto che c’era una busta per me. Stavolta è bianca. Anche lì, a mano, c’è scritto “Giornalista”. All’interno della busta c’è un quaderno giallo. Ancora una volta il testo è fitto, scritto con la penna nera: “E io ti guardo immaginando il resto…” dice l’inizio del racconto.
Recentemente sono andato alla motorizzazione per fare il passaggio di proprietà di un’auto acquistata. C’era una folla odiosa. Sembrava che quel giorno tutti dovessero acquistare o vendere auto usate. Un impiegato mi ha dato dei documenti da compilare. D’un tratto si apre una porta che non avevo notato. Esce un uomo. Mi giro. Lui incrocia il mio sguardo. È l’uomo pingue e pieno di cortisolo che dice di essere il re dell’universo. “Lui è mio amico” – dice al collega – “può venire nel mio ufficio a fare tutto.” L’altro mi guarda con una faccia strana, come per dire: “Sei suo amico?”
Entro nell’ufficio del re dell’universo. C’è solo una sedia per lui, un tavolino con sopra due o tre fogli, una penna e un’altra sedia per gli utenti. Basta. Vuoto. Capisco tutto: al re dell’universo limitano qualsiasi possibilità, per fargli creare meno casini possibili. Mi compila tutto. Poi mi chiede del suo dattiloscritto. Non so cosa rispondere. Il re dell’universo fa l’impiegato alla motorizzazione civile di Mantova. Chissà quale professione svolge la persona che mi lascia davanti a casa e dal fruttivendolo buste e quaderni scritti a mano.
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