Alcuni romanzi indagano la psiche, altri si concentrano sui contorni sociali e altri ancora tralasciano parzialmente i personaggi in favore di concetti cerebrali o trame intricate. Nel corso della sua lunga carriera, Edmund White ha affrontato un po’ tutte queste esperienze. Ma con l’ultimo romanzo, “Jack Holmes and His Friend” White ci offre qualcosa di raro: un romanzo che lascia ai suoi lettori un senso di familiarità intima con i suoi personaggi. Il libro contiene un sacco di dialoghi, rappresentazioni sociali e descrizioni, ma White è più interessato ai suoi due personaggi principali nella loro fisicità: il loro odore, il modo in cui si relazionano ai loro amanti, i loro desideri sessuali, le abitudini, i loro pensieri sul proprio e corpo e su quello degli altri. Anche se a volte questa strategia può sembrare sproporzionata, come una macchina fotografica focalizzata su un primo piano sfumato ai bordi, l’effetto cumulativo è quello di offrire al lettore una profonda conoscenza fisica di due uomini criptici e riservati, che in una narrazione convenzionale molto probabilmente non sarebbero e non potrebbero essere conosciuti con questo grado di immediatezza, questa franchezza penetrante, questa adesione alls carne – visiva, viscerale, evocata in ogni dettaglio, vivida cime in un 3-D. Li vediamo vestiti, nudi, durante il rapporto sessuale, al lavoro, su un treno, da soli a letto di notte, mentre si guardano in uno specchio. Il libro di White, in questo senso, è unico.
(Kate Christensen, The New York Times, 31 gennaio 2012)