Da mesi non scrivevo una recensione e da ancora più tempo non leggevo un romanzo così potente: Stoner di John Williams, appena uscito il libreria per Fazi editore.
Per festeggiare ho deciso di creare il primo Satisfiction Book Mob. Alla Libreria Utopia (Milano, via Moscova ang. Largo La Foppa) da oggi potete prendere il libro direttamente con la formula Satisfiction “soddisfatti o rimborsati”. Se il libro non vi è piaciuto riportate “Stoner” in Utopia e Satisfiction Vi rimborsa il prezzo di copertina (17,50 euro). Un invito aperto non solo agli amici di Facebook, ma a tutti i lettori. Alla Utopia trovate un espositore Satisfiction con le copie di Stoner e la recensione che leggete qui sotto. Se dopo la lettura rimanete delusi riportate Stoner con lo scontrino e soltanto la motivazione di perchè la lettura Vi ha deluso.
Più di così, cosa volete: il sangue?
Credo molto in questo romanzo, non ho percentuali, ma credo ancora di più che i critici letterari abbiano mai come oggi il DOVERE di ritrovare una “coscienza critica”. E la coscienza critica non passa solo attraverso le parole, ma anche attraverso il portafoglio. Non è una scommessa da poco, ma Satisfdiction la fa.
Buona lettura.
Questo non è un romanzo: è una fuga nella realtà. Un ritratto potentissimo e vivido sul fatto che ogni uomo non merita la maledizione del successo a tutti i costi, ma almeno 15 minuti di anonimato. In questo caso non sono 15 minuti ma 200 pagine che ti lasciano una nostalgia immensa. Perché è uno di quei rarissimi casi in cui si finisce un libro e se ne esce migliori.
Stoner di John Williams (da pochi giorni in libreria per Fazi editore) riconcilia con la narrativa e anche con la vita.
Più che un libro, è un piccolo miracolo.
Perché capita raramente di imbattersi in un romanzo come questo, capita una volta ogni dieci anni: mi era successo con Una banda di idioti di J.K. Toole (Marcos y Marcos) e con Revolutionary Road di Richard Yates (minimum fax).
Due romanzi che anche in Italia sono diventati libri di culto. Anche Stoner lo diventerà.
La storia è quella di William Stoner, un uomo americano che seguiamo dall’infanzia contadina nelle campagne di un desolato Missouri fine ‘800 sino ai primi anni del ‘900 quando a 19 anni si iscrive all’università. Ed è proprio in quell’ateneo che passerà tutta la propria esistenza. Tutto accadrà fuori da quelle mura, ma non per lui: la prima guerra mondiale, la crisi del’29, la Grande Depressione, il secondo conflitto mondiale, il progresso. Ma per Stoner ( il nome richiama “stone” inglese, pietra) gli unici grandi conflitti sono le piccole baruffe del quotidiano: un matrimonio fallito già la prima notte di nozze, l’invidia dei compagni prima e dei colleghi di università poi, una figlia anaffettiva che darà alla luce un bambino solo per andare via dall’inferno domestico della vita familiare degli Stoner, un’amante giovane ma pronta a sacrificarsi in nome dell’amore, una moglie con cui non comprende più se sono vecchi amici o nemici ormai esausti, poi la malattia, la pensione, la morte.
John Williams racconta la vita di questo impiegato dell’esistenza senza ridurlo ad un turista della vita. Ci si affeziona alla storia di quest’uomo che nel suo essere un uomo qualunque ha la forza di non cedere al qualunquismo, che nelle sue decisioni in apparenza remissive non maledice la vita ma ne vive serenamente i limiti.
Perché Stoner “aveva semplicemente sognato di mantenere una specie di integrità, una sorta di purezza incontaminata: aveva trovato il compromesso e la forza dirompente della superficialità. Aveva concepito la saggezza e al termine dei suoi anni aveva trovato l’ignoranza”.
John Williams, che in Italia potete leggere anche come autore del romanzo biografia Augustus (Castelvecchi), è uno scrittore immenso e ve ne accorgerete rileggendo il libro. Perché ha ragione ancora una volta Peter Cameron scrivendo che questo è un libro che non si smette di legger.
Ed ha ragione anche Tom Hanks, il Forrest Gump di Hollywood che dal libro trarrà un film, quando scrive: “Stoner è semplicemente un romanzo che parla di un ragazzo che va all’università e diventa professore. Eppure è una delle cose più affascinanti che vi capiterà di leggere”.
Questo romanzo è semplicemente un capolavoro: la descrizione magistrale di un uomo che arriva sul letto di morte, dopo la lenta agonia di un cancro, ma riesce a comprendere di avere vissuto la migliore delle vite possibili. E, prima di chiudere gli occhi per sempre, comprende che vivere non è stare sotto i riflettori, o guadagnare chissà quali capitali o raggiungere chissà quali obiettivi. Perché il modesto Stoner, apparente Oblomov della vita, ha colto il segreto vero di ogni essenza: “Stoner era se stesso, e sapeva cosa era stato”. Ed è questa, soprattutto in tempi di successo ad ogni costo, la grande lezione che noi tutti dovremmo imparar: ricordarci sempre chi siamo e da dove veniamo. Non dimenticarlo mai: perché forse è questo l’unico dovere di un essere umano. E anche di un libro.
Fatevi del bene, leggete Stoner.
Gian Paolo Serino