Non è esagerato affermare che, se usato responsabilmente e con la dovuta cautela, l’LSD potrebbe essere per la psichiatria ciò che il microscopio è stato per la biologia e la medicina, e il telescopio per l’astronomia.
Da LSD: L’Innovativa Ricerca Psichedelica nei Reami dell’Inconscio (Shake Edizioni) del Dott. Stanislav Grof, psichiatra ceco e pioniere degli studi sulle sostanze psichedeliche negli anni Sessanta, inventore della respirazione olotropica, tecnica che consente di accedere alle visioni e alla trascendenza senza l’uso di sostanze. Grof sostiene che l’isteria contro gli psichedelici potrebbe derivare, più che da una presunzione di rischio, dalla paura di un ritorno del dionisiaco da parte di una società fondamentalmente puritana.
In questi due (and counting…) anni pandemici, disinteressata a viaggiare oltre i confini nazionali, ho intrapreso un viaggio universale, iniziando a studiare e ricercare le sostanze psichedeliche. Come per tutti i miei innumerevoli viaggi, anche questo è nato dalla lettura. Perché la lettura alimenta mente e fantasia, consente di spaziare, di apprendere e di viaggiare. Lo so bene perché leggo, e viaggio, dall’età di cinque anni.
Negli anni Cinquanta, quando erano legali e sperimentate come farmaci, queste sostanze furono definite prima psicotomimetici (perché sembravano riprodurre gli stati di psicosi), poi psicolitici (in quanto “sciolgono” la psiche, liberandola) e infine psichedelici (che manifestano la mente). Per la zavorra culturale, e controculturale, che queste sostanze possiedono, dopo l’uso e l’abuso che di esse ne fu fatto durante la Summer of Love, gli anni Sessanta in America, si è cercato di introdurre il termine enteogeno, neologismo derivato dal greco antico e formato da ἔνθεος (entheos) e γενέσθαι (genesthai), che letteralmente significa “che ha Dio al suo interno”, più liberamente tradotto “divinamente ispirato”.
Le sostanze psicoattive – (ad es. LSD, psilocibina, mescalina, DMT, ecc.) – sono caratterizzate da un marcato effetto psichedelico o allucinogeno, in grado di favorire esperienze mistiche, spirituali e trascendentali. Si tratta di sostanze usate in tutti i continenti da millenni da numerosi popoli con tradizioni sciamaniche e da alcune religioni.
Finalmente nel terzo millennio, stiamo assistendo a un vero e proprio Illuminismo Psichedelico1, di cui già ho scritto in due precedenti articoli per Satisfiction: nel primo, muovendomi dalle informazioni prese del libro LSD – Da Albert Hofmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: Storia di una Sostanza Stupefacente della giornalista scientifica Agnese Codignola (edizioni UTET), feci una breve introduzione sulla lunga e affascinante storia di questa magica molecola, capace letteralmente di spalancare le porte della nostra percezione sensoriale e mentale.
Nell’altro, di impronta più personale, narrai le mie esperienze lisergiche, incuriosite dalle letture, tra gli altri di Il Dio Degli Acidi: Conversazioni con Albert Hofmann, un’intervista con il leggendario chimico svizzero che sintetizzò per primo la dietilamide dell’acido lisergico, la sostanza che dilata la coscienza, realizzata da Antonio Gnoli e Franco Volpi, e Il Mio Bambino Difficile saggio scritto da Hofmann nel 1979.
Nel 2019, il cosmo mi fece incontrare uno psiconauta – così si chiamano i viaggiatori psichedelici – in una notte di Martedì Grasso a Venezia e lì per la prima volta fui iniziata con una goccia di LSD.
Posso affermare, senza alcuna esitazione, che quella fu una delle esperienze più rivoluzionarie, autentico punto di svolta, della mia avventurosa e curiosa vita e in questo non sono sola perché lo stesso hanno detto tantissimi sperimentatori lisergici tra cui Steve Jobs che nel 2005 dichiarò: assumere l’LSD è stata una delle due o tre cose più importanti della mia vita.
L’ultimo libro che ho letto sull’argomento – in fondo all’articolo troverete dettagliata bibliografia se interessati ad approfondire il magico mondo degli psichedelici – è Come cambiare la tua mente: cosa ci insegna la nuova scienza degli psichedelici sulla coscienza, la morte, la dipendenza, la depressione e la trascendenza (How to Change Your Mind: What the New Science of Psychedelics Teaches Us About Consciousness, Dying, Addiction, Depression, and Transcendence) di Michael Pollan2, illustre giornalista americano, pubblicato nel 2018 e divenuto presto un best-seller.
How to Change Your Mind è un’estesa e spesso elettrizzante cronaca sulla storia degli psichedelici, la loro breve ascesa e conseguente soppressione moderna, la loro rinascita e il loro possibile futuro, il tutto intrecciato con un autoironico diario di viaggio delle prudenti ma alla fine trasformative avventure dell’autore come novizio psichedelico di una certa età. In altre parole, questo è un lavoro serio che mescola storia, scienza, misticismo e memoir, ma anche quello in cui l’autore, sotto l’influenza del veleno lisergico di un rospo centroamericano, si convince che sta dando vita a se stesso e che la sua pipì è una meravigliosa cascata di scintillanti cristalli!
Nel libro, Pollan data il “rinascimento moderno della ricerca psichedelica” al 2006, nel centenario della nascita di Albert Hofmann, che per primo sintetizzò sia l’LSD che la psilocibina nei laboratori della Sandoz (oggi Novartis), azienda farmaceutica svizzera. Hofmann era ancora vivo e, quell’anno, tenne una festa di compleanno a Ginevra, che si trasformò poi in una conferenza, in cui i ricercatori degli Stati Uniti e della Svizzera all’avanguardia della sperimentazione approvata dal governo si incontrarono e discussero i loro risultati. Sempre quell’anno, la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che un gruppo religioso, un ramo della chiesa brasiliana dell’União do Vegetal, poteva importare legalmente l’ayahuasca per l’uso come sacramento, aprendo un possibile percorso religioso alla legalizzazione delle sostanze psichedeliche.
Il terzo evento che Pollan trova significativo nel 2006 fu la pubblicazione di un articolo nel Journal of Psychopharmacology, intitolato Psilocybin Can Occasion Mystical-type Experiences (la psilocibina può dar luogo a esperienze di tipo mistico), dove si enunciavano i risultati, assolutamente stupefacenti, del primo studio clinico in doppio cieco, controllato con placebo in più di quattro decenni, al fine di esaminare gli effetti psicologici di uno psichedelico.
Pollan: Lo studio dimostrava che dosi elevate di psilocibina potevano essere usate in condizioni di sicurezza e dar luogo regolarmente a un’esperienza mistica, descritta in genere come la dissoluzione dell’ego seguita da un senso di fusione con la natura e con l’universo… Quello che era più straordinario è che i partecipanti consideravano l’esperienza con la psilocibina tra le più significative della propria vita, paragonabile alla nascita del primo figlio o alla morte di un genitore.
Pollan è nato nel 1955, a metà del decennio in cui le sostanze psichedeliche sono comparse per la prima volta sulla scena. Dagli anni Cinquanta alla metà degli anni Sessanta, migliaia di esperimenti, molti dei quali finanziati dal governo, testarono l’efficacia dell’LSD nel trattamento della schizofrenia, dell’alcolismo, delle dipendenze, della PTSD e di altri problemi psicologici. Pollan aveva solo dodici anni durante la Summer of Love: Quando nella mia consapevolezza cosciente comparve l’idea di provare o meno l’acido, l’LSD aveva già completato il suo rapido arco mediatico, passando da farmaco psichiatrico miracoloso e sacramento controculturale a distruttore di giovani menti.
Il libro chiarisce che non è un semplice cliché hippy dire che l’LSD e la psilocibina furono banditi a causa della minaccia che rappresentavano per l’ordine sociale stabilito. I veri rischi per la salute di queste droghe che non creano dipendenza, spiega Pollan, sono per la maggior parte delle persone estremamente piccoli.
Pollan: L’LSD era davvero un acido, dissolveva quasi tutto ciò con cui veniva in contatto, a cominciare dalle gerarchie della mente… e andando da lì alle varie strutture di autorità della società. Timothy Leary, il sacerdote pagano dell’LSD di massa, probabilmente aveva ragione: I ragazzi che prendono LSD non combatteranno le vostre guerre. Non entreranno a far parte delle vostre corporazioni.
Credo sia per questo motivo che il governo americano attuò nei tardi anni Sessanta una battente propaganda sugli effetti devastanti dell’LSD: non fu tanto, o solo, per salvare i giovani dal lanciarsi dal balcone (una delle leggende psichedeliche che più attecchirono) o dal rimanerci sotto (acido) ma perché terrorizzato dalla deriva dionisiaca, cosmica e spirituale che una sostanza così potente poteva scatenare in una gioventù che rifuggiva la chiamata alle armi per essere massacrata nell’inutile e perdente Guerra del Vietnam, che si affacciava ai movimenti pacifisti, al femminismo, all’antirazzismo e alla scoperta delle filosofie orientali.
Pollan: I due maggiori problemi che affrontiamo oggi sono il modo in cui guardiamo alla natura e la crisi ambientale che ne è risultata, e il tribalismo. Ed entrambi, mi sembra, sono legati alla nostra mancanza di gratitudine – per la terra e l’uno per l’altro. Non posso fare a meno di pensare a queste sostanze come a un modo per reintrodurre le persone, specialmente le giovani generazioni, alle grandi spiritualità dell’umanità, in particolare al cristianesimo e al buddismo. Li considero anche il vero e più potente antidoto agli oppioidi e alla condizione a cui gli oppioidi sono una risposta mal generata: solitudine, depressione e mancanza di significato.
Gli oppioidi sono una soluzione alla nostra crisi di significato, in quanto ti intorpidiscono fino al sonno. Gli psichedelici sono un altro: un nuovo svelamento di stupore e risveglio.
A questo proposito, gli anni ’60 hanno sbagliato la metafora: gli psichedelici non sono un mezzo per abbandonare (DROP OUT); sono un percorso per rientrare (DROP IN)3.
How to Change Your Mind tenta di presentare le possibilità delle droghe psichedeliche quali nutrimento per la psiche, magiche e spirituali risorse naturali per espandere le nostre coscienze e approdare a una nuova consapevolezza di stampo cosmico e universale. Pollan sottolinea costantemente le credenziali accademiche delle sue fonti, intervista numerosi scienziati, psichiatri, psicologi, proprio per enfatizzare, oltre al misticismo di stampo fricchettone e neo-hippie, la solida base scientifica su cui si basano i nuovi trial sugli psichedelici, soprattutto alla Johns Hopkins di Baltimora, all’Imperial College di Londra e alla NYU di New York.
Il più grande malinteso che le persone hanno sugli psichedelici è che si tratti di droghe che fanno impazzire. Ora abbiamo le prove che, anche se a volte ciò accade, in molti altri casi si tratta di farmaci che possono farti stare bene, afferma Pollan.
Il libro racconta anche i suoi iniziatici viaggi lisergici: L’amore è tutto! Mi imbarazza scrivere queste parole; suonano così sottili, così banali. So quanto suona folle, scrive Pollan post-trip, scusandosi per aver parlato di visioni irreali e momenti emotivi nei suoi resoconti di viaggio, che documentano le sue esperienze con psilocibina, LSD e una sostanza chiamata 5-MEO-DMT, ricavata dal veleno del rospo del deserto di Sonora.
Pollan intervista Robin Carhart-Harris, geniale neuroscienziato dell’Imperial College di Londra, la cui ricerca indica che la psilocibina smorza l’attività in una parte del cervello chiamata rete in modalità predefinita (DMN), che Pollan descrive come “il conduttore della sinfonia dell’attività cerebrale”. Il cervello apprende, è una “macchina per ridurre l’incertezza” che dipende da schemi noti. Come scrive Pollan: Quando i solchi del pensiero autoriflessivo si approfondiscono e si induriscono, l’ego diventa prepotente. Questo è forse più chiaramente evidente nella depressione, quando l’ego gira su se stesso e l’introspezione incontrollabile gradualmente oscura la realtà. È qui che entra in gioco la promessa medica delle sostanze psichedeliche. Acquietando la rete della modalità predefinita, questi composti possono allentare la presa dell’ego sul meccanismo della mente, ‘lubrificando’ la cognizione dove prima era stata arrugginita. bloccata.
Queste dinamiche erano state intuite già da Aldous Huxley: nel libro Le porte della percezione (1954) dove raccontò le sue esperienze con la mescalina, le aveva chiamate “valvola di riduzione”. In parole semplici, il nostro cervello, la macchina perfetta, è votato all’efficienza e l’abitudine smorza la percezione e la vivacità mentale, proprio per favorire la risoluzione in tempi brevi di comportamenti già “solcati”. Questo però, se funzionale alla ripetizione di azioni costanti, consentendoci di risparmiare tempo ed energia, dall’altro blocca l’entropia e la libertà nei movimenti delle sinapsi, che invece scorrazzano giocose nel cervello dei bambini e dei creativi. In quest’ottica, il trip fungerebbe da “reset” o “control-alt-delete biologico”, come scrive Pollan, della mente, consentendoci di uscire dai tracciati correnti e di pensare il mondo e noi stessi in termini nuovi e potenzialmente più sani.
Pollan: Gli psichedelici disarmano quella che viene chiamata la rete della modalità predefinita nel cervello, la parte di essa che mette in guardia dal pericolo, svolgendo compiti, scrutando il futuro, ricordando le lezioni del passato, facendo fare, fare. Alcuni sostengono che questa sia la parte del cervello che abbiamo sviluppato più tardi nella nostra evoluzione, l’ego, il motore della selezione naturale, che sfrutta la nostra intelligenza per l’ordine e la sopravvivenza. Modifica l’esperienza, eliminando il superfluo, ordinando il tutto. È la ragione di governo di cui parlavano gli antichi. Ma dietro quel DMN c’è il resto della nostra coscienza: l’essere, non il fare. Siamo molto più in contatto con questo quando siamo bambini, quando non abbiamo sviluppato le esperienze che ci consentono di prevedere facilmente, modificare rapidamente e gestire la nostra attività. La meraviglia infantile, il suo assorbimento semplice e non filtrato del mistero e del timore reverenziale del mondo: questo è ciò che un’esperienza psichedelica può imitare in un certo senso. Così si vedono cose come la prima volta.
Viviamo in un sistema estremamente patogeno e in un ambiente stressogeno, ancor più ora in preda a questa infinita e recrudescente pandemia. Non è certo un caso che le patologie a cui si rivolgono queste sperimentazioni e a cui è dedicata la maggior parte del libro – depressione, ansia, PTSD, dipendenze, disturbo ossessivo-compulsivo, disordini alimentari, paura della morte – siano determinate da un certo tipo di società, di vita, di abitudini usi e costumi, che insomma dipendano in maniera sistemica dal modo e dal mondo in cui viviamo.
LSD è forse il nuovo oppio dei popoli? Ossia, invece di usare queste sostanze per fuggire/affrontare la realtà, perché invece non cambiare la realtà e gli stili di vita che ci portano alle patologie dell’anima? Andare fuori per starci dentro? Forse non è una coincidenza che gli psichedelici stiano entrando nel discorso globale proprio nel momento in cui abbiamo più bisogno di nuove idee e rivoluzionarie soluzioni nel tema del benessere psicofisico. Tutto il mondo sta sperimentando un trauma di massa causato dal Covid-19. Ci vorranno anni per riuscire a comprendere a fondo la magnitudine di questa pandemia sulla nostra salute mentale e la prospettiva della psicofarmacologia nell’uso terapeutico delle sostanze psicoattive potrebbe essere la risposta ai nostri disagi mentali.
Pollan: La parola “droga”, come “psichedelico”, è orribilmente carica. Come l’erba miracolosa, la psilocibina proviene dalla terra. L’LSD viene dai batteri. Non creano dipendenza; sì, possono essere abusati, ma pochissimi che hanno avuto un’esperienza psichedelica vogliono averla ancora e ancora. C’è qualcosa di profondo in questo che ti rimane, per molto tempo. Vedi qualcosa che non puoi non vedere. E quello spazio di unità e compassione è sempre qualcosa a cui puoi tornare, una cima di una montagna che puoi vedere da lontano. Aiuta il fumatore più dipendente a smettere, semplicemente perché, nel contesto della soggezione e dell’amore, il fumo diventa irrilevante. Riconcilia le persone con la morte, come faceva la religione. Può spezzare la depressione, rimescolando i solchi e i rigidi schemi di pensiero che ci tengono in un solco di miseria auto-orbitante. Il potenziale medico è straordinario.
C’è anche di più negli psichedelici oltre all’introspezione. All’inizio del libro, Pollan intervista uno studioso di sostanze psichedeliche di nome Bob Jesse, che interrompe l’autore a metà frase quando si riferisce all’uso di droghe “ricreative”. Forse dobbiamo riesaminare quel termine, dice a Pollan. In genere, è usato per banalizzare un’esperienza. Ma perché? Nel suo significato letterale, la parola ‘ricreazione’ implica qualcosa di decisamente non banale. Che cosa c’è, esattamente, di sbagliato nel ri-creare noi stessi?
Ricrearsi è una bellissima azione. Le persone assumono sostanze psichedeliche per ascoltare musica, ballare, connettersi con i loro amici, migliorare le esperienze sessuali, creare e per puro piacere.
Pollan: Appresi che gli esseri umani fanno da lungo tempo ampio uso di piante e funghi capaci di alterare drasticamente la coscienza, servendosi sia come strumenti per guarire la mente e per facilitare i riti di passaggio, sia come mezzo per comunicare con domini soprannaturali o mondi degli spiriti. In moltissime culture questi usi erano antichi e venerandi, ma io ipotizzai un’altra applicazione: arricchire l’immaginazione collettiva – la cultura – con le idee e le prospettive nuove che alcune particolari persone, quale che sia il luogo in cui sono andate, portano indietro con sé.
L’esperienza psichedelica è stata descritta da un neuroscienziato come “scuotere una palla di vetro con la neve”: tutto si rimescola e si scombina per poi acquietarsi e ristrutturarsi in maniera diversa. Vero, infatti, è che l’esperienza con le sostanze psicoattive produce cambiamenti a livello di coscienza che permangono anche dopo il viaggio lisergico.
Nella prima ondata dell’uso legale e farmacologico dell’LSD, il successo terapeutico dell’acido entrò di prepotenza nel dominio pubblico quando nel 1959 l’attore Cary Grant affermò in un’intervista di avere ricavato dal trattamento grandi benefici. L’LSD diventò sempre più popolare, uscì dai laboratori e iniziò a circolare illegalmente negli ambienti della nascente controcultura. Fu proprio l’uso ricreativo degli psichedelici nella cultura giovanile degli anni 60, capitanato da figure carismatiche come Timothy Leary e Richard Alpert, oggi Ram Dass, – professori di Harvard divenuti guru dell’LSD – a scatenare una violenta reazione delle istituzioni e una vasta campagna giornalistica diffamatoria volta a censurare l’uso di queste sostanze. Nel 1970 LSD, psilocibina e altre sostanze furono messe al bando dal governo americano, e con esse finirono le numerose sperimentazioni in corso. O quantomeno, molte di esse continuarono in clandestinità e in condizioni di estrema difficoltà.
Sarebbe l’ora, arrivati ormai nel 2022, come giustamente osserva Rick Doblin – fondatore di MAPS, la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies, di cui qui trovate un interessantissimo Ted Talk) di prendere atto che noi non siamo la controcultura. Noi siamo la cultura.
Abbiamo bisogno di agitare la palla di neve che sta nelle nostre menti e di ricomporre i fiocchi.
Sin da piccola, ho sempre avuto una profonda connessione con i miei disagi e disordini mentali, che affrontai con diversi percorsi di analisi e psicoterapia. Pertanto sono consapevole, sentendole, delle conseguenze sulla mia psiche di tutto ciò che stiamo vivendo. Per questo, e anche per la mia indomita curiosità, il mio viaggio lisergico prosegue seguendo le psichedeliche note di questo nuovo affascinante orizzonte cangiante e “cambiante” prospettato dall’uso consapevole e controllato – set e setting4 sono fondamentali – delle sostanze psicoattive.
Quando si potrà viaggiare, mi trasporterò in Olanda per sperimentare un retreat psichedelico e affrontare il viaggio più stupefacente e coraggioso che ci sia: la scoperta del sé.
PS. Essendo il mio ultimo pezzo del 2021, colgo l’occasione per augurare a tutti voi lettori uno PSICHEDELICO, e non psicotico, 2022.
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FONTI
Articoli
https://www.newyorker.com/books/under-review/the-science-of-the-psychedelic-renaissance
Libri
Come cambiare la tua mente (Adelphi) di Michael Pollan
LSD: Il mio bambino difficile (Feltrinelli) di Albert Hofmann
LSD: L’innovativa ricerca psichedelica nei reami dell’inconscio (Shake Edizioni) di Stanislav Grof
LSD: Da Albert Hofmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente (UTET) di Agnese Codignola
La Scommessa Psichedelica (Quodlibet Studio) raccolta di saggi a cura di Federico Vita.
1 Ho ripreso il termine da questo interessante podcast curato da Federico di Vita https://www.spreaker.com/show/illuminismo-psichedelico
2 Di Pollan vi consiglio questo interessante, e divertente, Google Talk https://www.youtube.com/watch?v=KuhmZSFvhL0
3 Turn on, Tune in, Drop out – Accenditi, Sintonizzati, Abbandonati – fu lo psichedelico mantra di Timothy Leary, professore di psicologia a Harvard negli anni Sessanta che divenne il Gran Sacerdote dell’LSD negli anni della controcultura e del movimento hippie negli Stati Uniti.
Turn On significa attivare la divinità o il grande spirito che è in ognuno di noi. È l’esortazione a esplorare strati più profondi della realtà, come pure i molti livelli dell’esperienza e della coscienza.
Tune In significa che una volta che sei attivato spiritualmente e sei pronto per tornare in mezzo agli altri, devi trovare un mezzo per manifestare la tua nuova consapevolezza.
Drop Out significa lasciarsi andare, cioè prendere le distanze dagli attaccamenti artificiali e affidarci a noi stessi nei pensieri e azioni.
4 “Set” indica lo stato mentale della persona, mentre “setting” si riferisce all’ambiente sociale e fisico dove si svolge l’esperienza.