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In trasparenza l’anima. Intervista a Beatrice Sciarrillo

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Per Le Tre Domande del Libraio su Satisfiction questa settimana incontriamo Beatrice Sciarrillo con il suo romanzo d’esordio dal titolo “In trasparenza l’anima” pubblicato da 66thand2nd a settembre 2024.

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«Questa forza interiore, che gli altri vogliono chiamare malattia, è l’unica cosa veramente mia, l’unica che mi fa sentire speciale e io non permetterò a nessuno di rubarmela».

In questa frase viene espresso quello che la protagonista, Anita, pensa quando i genitori la accompagnano in clinica. A partire dalla particolarità di questa frase all’interno della narrazione, ci vuoi raccontare il tuo percorso nel mondo dei libri e della scrittura, per poi spiegare come nasce l’idea iniziale del romanzo e come sei arrivato alla casa editrice 66thand2nd?

A sei anni il mio libro del cuore era Mamma parla con lo specchio di Maria Dompè (Mondadori, 2003). Quel libricino dalla costa rossa me lo portavo ovunque, infilato nella cartella di scuola, dietro al cappotto alla messa della domenica mattina. E sotto le coperte, di notte, il momento più bello per leggere, mentre una lucina rischiarava una parola dopo l’altra.
Dieci anni dopo, sull’autobus, o sulle scale del liceo, sfoggiavo le copertine di quei libri letti di nascosto durante le lezioni, per me incomprensibili, di matematica e fisica: tutto Dostoevskij, tutta Némirovsky (quanto è bello Il ballo!), e poi Morante, Moravia, Ginzburg, Pavese, Lalla Romano, Marguerite Duras.
A scrivere ho cominciato tardi, ho sempre amato più leggere che scrivere e, ancora oggi, quando mi trovo impantanata nella revisione di un mio racconto, ho l’impulso di mollarlo e di rituffarmi nella lettura.
Dopo una laurea in Storia dell’arte, ho frequentato il master di Scrittura creativa dell’Accademia Molly Bloom di Roma: là è nato il progetto di questo romanzo, metamorfosi narrativa di un’esperienza autobiografica. La prima a leggermi è stata Letizia Carbutto, la tutor del master, poi Alessandro Gazoia, il direttore editoriale di nottetempo e 66thand2nd. Leggendo la primissima bozza del romanzo, Gazoia ha individuato subito la mia urgenza di scrivere questa storia. È stato lui a propormi a Isabella Ferretti, l’editrice di 66thand2nd, una donna dotata di grande sensibilità che mi ha accolto nella sua stupenda casa editrice.

 
Una sorta di diario privato ma anche un anomalo romanzo di formazione e affermazione in cui viene narrata con estrema delicatezza l’infanzia di Anita e poi ricovero in un ospedale per la cura dei disturbi alimentari e i successivi sviluppi. Nel racconto di un profondo senso di malessere viene raccontato il percorso di Anita ma pure patologie e alterazioni nel comportamento alimentare di altre ragazze. Vogliamo dettagliare, per i nostri lettori forti di Satisfiction, chi sono i personaggi e i luoghi che animano questa storia?

Inizio dal luogo perché, quando ho cominciato a scrivere il romanzo, avevo già in mente questo lungo, lungo corridoio piastrellato, uno spazio claustrofobico che sono andata a popolare di corpi in movimento. Una comunità di ragazze e donne che, nell’impossibilità di comunicare verbalmente all’altro il proprio dolore, attaccano il corpo, nella speranza inconscia di darsi voce attraverso l’autodistruzione.
Quello che mi interessava era descrivere e analizzare i rapporti che si creano tra persone che soffrono della stessa malattia e che, nel soffrirne, diventano rivali, competitive, bugiarde, mosse dall’ambizione di eleggersi come la migliore ancella della malattia, ergo quella più vicina alla morte. Al centro, il rapporto tra Anita, la protagonista ventenne, e Flavia, una donna adulta ormai cronicizzata nella malattia: Flavia segue Anita in ogni momento, cammina al suo fianco, entra nel suo letto di notte, le mostra le sue mani fragili e rinsecchite, è il suo doppio, la sua amica/nemica immaginaria, la proiezione materiale dei suoi pensieri intrusivi. E una domanda aleggia su tutto il romanzo: Flavia è l’Anita del futuro, o il suo fantasma persecutorio?

Un testo che è anche una commovente e spiazzante testimonianza di consapevolezza, dove si riesce a coniugare alla letterarietà un’alta leggibilità nel mettere a nudo i meccanismi dei disturbi alimentari e delle complesse relazioni familiari. Mi piacerebbe capire come hai lavorato sul testo dal punto di vista formale e come è maturata la scelta di un linguaggio preciso e chirurgico?

Un mio amico, nonché grande lettore e scrittore, ha definito questo romanzo una sorta di Ragazze interrotte scritto con il pudore di Natalia Ginzburg. Ogni capitolo racconta una vicenda circoscritta in uno spazio ben delimitato, le descrizioni sono brevi e stringenti. La scrittura è pudica, restia a dir troppo, chirurgica perché l’ambiente stesso del romanzo, così bianco, pulito e anestetizzante, lo pretendeva, e perché la malattia messa in scena non usa la voce per parlare ma il corpo e l’azione.

Buona Lettura di “In trasparenza l’anima ” di Beatrice Sciarrillo. 

Antonello Saiz

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