Mentre sul fotodinamismo sappiamo molto, sul fotofuturismo sappiamo pochissimo e questo poco è proprio Marinetti a rivelarcelo per la prima volta in questo scritto inedito del 1924 in cui descrive “Le città potentemente industriali e quindi ricche di quell’estetica grande e geniale degli avvisi mobili (elettricità e neon)”. Milano e l’avvenire della fotografia è la testimonianza primogenita dello spartiacque tra il Fotodinamismo dei fratelli Bragaglia e il FotoFuturismo, fondato da Tato Guglielmo Sansoni nel 1931. L’inedito proviene dall’archivio privato di Vincenzo Coronati, presidente della Agenzia Fotografica Digitale Italiana. L’autenticità è stata comprovata dalla figlia Luce Marinetti. Marinetti fece scrivere questo testo sotto dettatura proprio a Guglielmo Tato Sansoni. Era destinato alla rivista L’illustrazione del medico, che lo pubblicò proprio nel ‘24 in pochissime copie (ormai introvabili) e mai più riproposto perchè era la seconda parte di uno zibaldone che Marinetti aveva in mente di pubblicare. Un testo che dimostra, in quest’anno di prossime celebrazioni del centenario del “Manifesto Futurista”, come non esistano avanguardie ma soltanto persone un po’ indietro.
Gian Paolo Serino
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Nella storia delle arti plastiche la fotografia con tutte le sue possibilità di captare il vero ha avuto la funzione di reagente chimico costringendo i pittori ad abbandonare la realtà per entrare nell’impressionismo coloristico e formale, poi nella sintesi e finalmente nella grande pittura futurista della sensazione, del dinamismo plastico e dello stato d’animo pittorico. Avviene ora che lo sviluppo della pittura sempre più liberata dalla cosìdetta realtà visiva costringe la fotografia ad uscire dall’ossessionante desiderio di creare un bel quadro mediante una lastra fotografica . Nel 1912 alla sala Picchetti di Roma Io presentavo il “foto dinamismo” o Fotografia del movimento inventato da Anton Giulio Bragaglia in collaborazione con suo fratello Arturo. Questo “foto dinamismo” è stato poi imitato da tutti i foto avanguardisti del mondo. Seguì l’iniziativa importante della fotografia futurista propriamente detta il cui manifesto, propagato nei maggiori centri artistici europei e d’america, proponeva fra molte nuove possibilità fotografiche, quella della fusione dei drammi plastici di oggetti immobili e mobili, il contrasto o l’isolamento delle ombre degli oggetti stessi e specialmente il dramma tragicomico spesso molto suggestivo creato fotograficamente mediante oggetti umanizzati o pietrificati o cristallizzati o vegetalizzati per mezzo di camuffamenti e luci speciali.
Il progresso della cinematografia ha spinto i fotografi geniali a degli effetti di corpi inclinati mobili e immobili. Il dinamismo plastico creato dai pittori futuristi con il suo concetto di prospettiva soggettiva, ha suggerito a molti fotografi degli impressionanti drammi fotografici di sproporzioni. Si entrò così nella nuova grande Fotografia dei piani intersecati e delle Compenetrazioni. Nelle grandi Mostre di fotografia futurista di Roma, Torino, Trieste i fotografi italiani (fra i quali primeggiavano molti professionisti) non si contentarono di raggiungere la perfezione tecnica dei migliori fotografi europei, ma li sorpassarono in partenza e originalità col creare magnifiche composizioni di sogni e d’incubi, paesaggi extraterrestri astrali o medianici. La scienza fotografica diventando sempre più un’arte pura si serve ora di spessori, elasticità, profondità, limpide trasparenze, luci diffuse, caratteri di stampa, forme geometriche, parti del corpo umano spettralizzate, per creare meravigliose opere artistiche, cioè assolutamente inventate e liberate dalla realtà. Le grandi città potentemente industriali e quindi ricche di quella grande e geniale estetica degli avvisi mobili (elettricità e neon) notturni, estetica inventata a Parigi dall’italiano Jacopozzi, si prestarono a favorire l’avvenire della fotografia. Fra tutte, la dinamica Milano con le sue sorprendenti prospettive dall’alto del suo Duomo. Spero che Milano offrirà presto al mondo una sua grande Mostra di fotografia.
Filippo Tommaso Marinetti, Milano 1924