Da un po’ ho un problema, che riesco con difficoltà a condividere con qualcuno…
Forse perché hai difficoltà a immaginare che tu abbia un problema? Di cosa si tratta?
Mi sveglio nel bel mezzo della notte… Sembra che il petto stia per esplodere…
Credi sia la pressione alta? O forse l’ansia di non essere all’altezza, di non essere perfetto?
Un professore deve essere sempre una figura di riferimento… Non voglio che abbiano un’immagine di me fiaccata dalla malattia…
E i tuoi alunni ti vedono così? In classe ti fai chiamare semplicemente prof?
Non è molto importante il mio nome, ma mi piacerebbe che mi chiamassero Radar…
E senza loro ti sentiresti nulla… senza la tua scuola…
Loro, i ragazzi, sono il mio albero… Il mio sangue è fatto del gesto che trasuda dalla lavagna… il mio cuore batte all’unisono con l’eco delle campanelle…
Mi raccontavi che ami la scuola quando torni dalle vacanze e tutto è pulito, famigliare, dolce… hai definito la sala insegnanti, una… una…
Una specie di utero materno…
Ecco, forse ci siamo: il materno, essere unico per i tuoi genitori… non accetti che si programmi la vita scolastica insieme agli altri tuoi colleghi… agli altri “figli” della scuola…
Siamo forse robot di un mondo distopico?
No, certo… ma non si può lasciare i ragazzi in balia di loro stessi e nemmeno evitare il confronto con i colleghi: nonostante sia un tuo desiderio, c’è anche la Legge degli altri…
Una guida, questo vogliono i ragazzi… un maestro, un amico, un mito… Un capitano coraggioso… Se non trovano questo capitano cresceranno soli e disperati.
Non ti sembra eccessivo? Ti comporti come una madre apprensiva, non come un maestro. Spesso ripeti che le loro angosce sono le nostre, e questo mi sembra un po’ troppo… e poi cosa farebbe un capitano senza i suoi marinai?
Lo so, lo so che in questa battaglia sono solo… Ma so anche che alla lunga vincerò.
È questo che vogliono anche loro? Per esempio, quella volta che, in pieno inverno, hai aperto le finestre per far entrare il vento…
Si lamentavano perché in quel modo le cose sul banco volavano via…
E tu?
Ho continuato con il mio inno… Lasciamo entrare la natura nella nostra vita grigia…
E la questione dei fagioli, come è andata a finire?
Qualche giorno fa ho chiesto ai ragazzi ai quali avevo affidato le piantine di fagioli di portarle a scuola… Delusione!… Nessuno aveva più la piantina di fagioli a casa propria…
Cosa hai provato?
…rabbia cocente… provavo a digerirla, ma non c’è succo gastrico che tenga a un «bolo» così duro.
Come un bambino capriccioso che non è assecondato dai suoi genitori? Ti sentivi “fallito”?
Il compito più difficile, per chi insegna, è quello di accettare i fallimenti.
Ma tu? accetti il tuo fallimento fondamentale, cioè la tua mancanza ad essere? la tua castrazione? Il fatto che non esista un godimento perfetto? E che siamo esseri destinati a morire… per legge?
Magari nell’aula, ancora con la penna in mano, il registro sulla cattedra con la firma che abbiamo cominciato a scrivere che poi resterà sbafata in eterno.
Eccoci: da vera rock-star! Ma come mai c’è questa negatività? come te la spieghi?
Forse l’influsso negativo della Canepari. Sono bastate due ore di compresenza, ed ecco… che l’aura nera della jella mi ha acchiappato, e ancora non mi abbandona …
Quindi la colpa di tutto è degli altri? Dei supplenti? Come hai detto l’ultima volta? l’abisso…
…l’abisso di agonia e disperazione in cui navigano i miei allievi, popolato da inutili supplenti…
Forse se avessi più fiducia in te, non temeresti il ‘pericolo’ degli altri…
…ecco perché mi sono messo un allarme apposta sul cellulare, in modo che io possa dirmi da solo: «Stai facendo il bene per tutti, sei il migliore, vai avanti nonostante i nemici che incontrerai».
Forse che i nemici sono dentro di noi… siamo noi che non riconosciamo il nostro limite?
Ma… quando sei felice?
Certi giorni sono felice… Semplicemente felice… Tra le note degli insegnanti scrivo: «Radar è felice».
Oggi però mi sembri amareggiato…
Amareggiato perché mi rendo conto come sia difficile confrontarsi con una delle peggiori caratteristiche dei ragazzi di oggi: la permalosità.
E tu non diventi permaloso se sei messo da parte? Come quella volta in palestra per festeggiare la fine dell’anno scolastico… cosa era successo?
…alcuni colleghi avevano organizzato una partita di pallavolo proprio tra studenti e insegnanti… Ma, come avevo previsto, hanno cominciato a urlare al mio indirizzo: «Fuori! Fuori! Fuori!»
Come ti sei sentito?
Vedere attraverso questa tensione il dolore che evidentemente li macera, la mancanza del loro prof… è stato commovente.
Anche quando telefonavi ai tuoi alunni: Antonio, Riccardo, Gianluca, Valentina, Camilla, Carolina, Gabriele, Caterina… e loro buttavano giù… anche allora… era commovente?
I Radariani…
Cosa?
I Radariani faranno ripopolare il nostro pianeta… ma non solo di persone… bensì di anime capaci di captare… sibilando bzzz… bzzzz… come un ronzio… di pura telepatia… galattica… interstellare…
E cosa sei riuscito a fare, in questi giorni, per ripopolare di positività la tua vita, qui e ora, invece di rimuginare che è stata, tue parole, “una vita passata a essere trattato come un escremento?”
Mi sono tolto i miei panni «da prof», e sono andato a sedermi al loro posto. Ho immaginato cosa si prova a essere un mio studente…
Bravo, è un buon inizio: l’empatia ti salverà dalla tristezza in cui credi che il mondo voglia seppellirti…