All’alba dei nuovi canoni diffusi tramite internet, può la triade Contini-Debenedetti-Longhi essere ancora considerata un modello? Ci si deve sentire vecchi, si chiede Raffaele Manica, o è proprio lì che è conservato il segreto dell’eterna giovinezza della letteratura? Internet azzera le gerarchie e le competenze, è allergica alle vecchie scale di valore e sopprime le gerarchie con la logica del branco. Alla domanda aiutano a rispondere due libri:, che partono proprio da Debenedetti, Longhi e Contini per una nuova riflessione sulla critica e la saggistica: “Genealogie. Saggisti e interpreti del Novecento” (Quodlibet) di Angela Borghesi e “Gianfranco Contini vent’anni dopo. Il romanista, il contemporaneista” (Edizioni Ets) a cura di Nicola Merola. Per quanto i critici in questione rappresentino posizioni opposte e irriducibili, per stile e interpretazione critica rimangono in una posizione di vertice assoluto.
(Massimo Onofri, Agorà, Avvenire, p. 25, 10-1-2012)