Polpette di Jacopo Masini, edito da Del Vecchio Editore, è una bomba a orologeria composta da micro racconti la cui capacità deflagratoria dipende tutta dall’alta carica si surrealtà fulminante che li attraversa. Ogni narrazione è, allo stesso tempo, una storia, un esperimento linguistico e una sfida per la mente del lettore, in cui paradosso, sorpresa, spiazzamento e soluzioni imprevedibili concorrono a far deragliare ogni tipo di “logica” abituale. Con ironia, una chirurgica capacità espressiva mette in risalto, di volta in volta, le mille sfaccettature, piccole e grandi, del genere umano, e il primo e istintivo rimando che viene in soccorso è quello che porta a Daniil Charms e ai suoi Casi. Ogni micro racconto risponde a un più ampio programma di sperimentazione letteraria – in Italia poco intrapresa, contrariamente ad altri lidi – in cui convergono il tono favolistico e l’apologo, l’allegoria e la giustapposizione propria del Surrealismo. Il risultato è semplice: si cede come magnetizzati alla lettura che – escludendo qualsiasi riferimento al marketing letterario – è ciò che può definirsi a pieno titolo come avvincente. Le storie di Polpette, infatti, sono in possesso di qualcosa di diabolico: si incomincia a leggerle e, inesorabilmente, portano via.