I problemi di vista di James Joyce lo condizionarono tutta la vita e si riflettono nelle trame e nei personaggi dei suoi libri: i critici sottolineano che l’Ulisse e il Finnegan’s Wake vennero scritti quando lo scrittore irlandese era praticamente cieco. Per decenni è stato affermato – sulla scia del primo biografo, Richard Ellman – che Joyce fosse miope, ma grazie ad un’analisi dei suoi occhiali e alle ricette del suo ultimo oculista, il British Medical Journal è in grado di stabilire che lo scrittore era ipermetrope – il che, data la relativa difficoltà a vedere bene da vicino, spiegherebbe in parte le grafie e la punteggiatura quanto meno creativi; nel corso della sua vita venne sottoposto a 13 operazioni agli occhi, senza tuttavia che gli venissero mai somministrati gli antibiotici necessari. (TM News)