Nel 2011 vivevo a Napoli, facevo l’impiegato statale e suonavo il punk in una band che avevo fondato con i miei amici d’infanzia.
Non conoscevo Jennifer Egan e comprai il suo Il tempo è un bastardo perché blandito dal microfono in copertina adagiato sulle tavole di uno di quei palchi che avrei potuto aver calcato io. Inoltre, nella quarta di copertina, c’erano le parole Punk e Napoli e io non capivo come fosse stato possibile che un libro che parlava di un ex musicista punk potesse aver vinto il premio Pulitzer.
Quello che scoprii leggendo, fu impressionante e deludente insieme. Se da un lato non era il libro sulla musica che aveva immaginato, dall’altro trovai un libro bellissimo in senso strettamente letterario. A quel tempo avevo letto poco di Wallace e niente di Franzen.
Il libro, in ogni caso, mi rimase impresso per la struttura narrativa e le soluzioni che la Egan adottava.
Negli anni ci sono tornato spesso così, quando ho scoperto La casa di marzapane, edito da Mondadori e tradotto da Gianni Pannofino, mi aspettavo un proseguimento delle vicende di Bennie Salazar e invece ho scoperto un mondo completamente nuovo.
Se non avete letto Il tempo è un bastardo non fa niente, perché questo splendido libro sta da solo egregiamente; se invece lo avete letto, quando avete finito La casa di marzapane può diventare interessante risfogliarlo per scoprire tutti i riferimenti e le sfumature che la Egan si è divertita a disseminare nel suo ultimo lavoro.
La casa di Marzapane è la storia di due famiglie: gli Hollander e i Kline. Poi ci sono dei sottogruppi, storie che si intrecciano, collegamenti, però queste due famiglie possono fungere da macrocosmi che includono tutte le altre vicende, compresa quella di Bix Bouton, inventore di Riprenditi l’inconscio e dei cubi Mandala.
In questo senso, fare dei piccoli schemi come degli alberi genealogici delle due famiglie vi aiuterà a muovervi con maggiore agilità nella storia, oltre a fornirvi uno strumento per immergervi maggiormente nella lettura.
Come spesso accade con le cose veramente belle, questo è uno di quei libri che richiede da parte del lettore uno sforzo di intelligenza. Leggendo, sentirete la vostra mente in attività. È una cosa molto bella, gratificante e vi chiederete perché non lo fate più spesso, cose intelligenti intendo.
La Egan sta a metà tra Wallace e Franzen, ma a differenza di Wallace non ha ansie da prestazione. Non sente quel bisogno costante di mostrarvi quanto sia intelligente che soffocava spesso le pagine di D.F.W.
La casa di Marzapane è il figlio perfetto nato dall’unione di Infinite Jest e Le correzioni. Ha il meglio di entrambi: la sperimentazione, le soluzioni tecnicamente ardite e gli strati di storie che si intrecciano e si sovrappongono della saga degli Incadenza e la godibilità, la cura per i personaggi, la vita che si evolve con tutte le sue stravaganze e umanità di quella dei Lambert.
Difficile riassumere la trama perché è come se ogni capitolo fosse un racconto a se stante, che però si intreccia con le storie degli altri e a un certo punto per il lettore sarà molto bello scoprire – ad esempio – che Lana e Melora sono le figlie di quella Miranda Kline autrice del saggio Modelli dell’affinità che ha ispirato Bix per il suo super social network in cui tutti gli utenti possono riversare in un cubo mandala e – se vogliono – condividere in rete tutta la loro coscienza.
Scaricando ogni più remoto pensiero e vissuto, una figlia può avere accesso ai ricordi del padre e riscoprire attraverso lo sguardo di lui, cose di se stessa che non conosceva.
È, questo, un espediente letterario davvero efficace, perché permette alla Egan di creare un labirinto di specchi in cui il lettore si muove come un esploratore amazzonico. La fatica di farsi strada nella fitta boscaglia di informazioni e di vissuti, gli fornirà lo splendore di punti di vista spiazzanti su vicende che credeva di conoscere già.
I cubi mandala, sono solo una rappresentazione più pirotecnica dei social media già esistenti e, comprendendone la funzione, veniamo scossi dal binario contrasto desiderio/repulsione che potremmo tradurre nelle espressioni “sarebbe fico che esistessero/sarebbe terribile se esistessero.”
In confronto, le cartucce di Madame Psychosis sono giocattoli.
La casa di marzapane ha pagine tossiche. Da mesi non mi capitava di non volermi staccare da un libro. Toglie ore al sonno, cibo ai pasti, concentrazione al lavoro. Non è che vuoi sapere come va a finire, non vuoi che finisca mai perché senti quanto questo romanzo sia meglio della vita che trascuri per leggerlo.
Io, parole migliori per dirvi quanto è bello, non ce l’ho.
Pierangelo Consoli
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Jennifer Egan, La casa di marzapane, Mondadori, 2022, Pp. 377, euro 22.