“Ho visto un pesce, un pesce normale , intrappolato in casa mia”.
In Libero come un pesce di Jimmy Liao, edito da Terre di Mezzo, tradotto da Silvia Torchio, il pesce guarda sorridente il protagonista della nostra storia e sogna la sua libertà, il mare dove è nato e dove vorrebbe tornare.
Nonostante si senta prigioniero – il suo nuotare è costretto in una boccia e il suo guardare è un umano meditabondo – il pesce non ha perso la sua magia, il suo innato senso di libertà.
Il pesce lo conserva dentro di sé ed è pronto a donarlo.
Nel suo sguardo non c’è odio, non c’è paura, il suo sguardo è lo sguardo di chi conosce la verità.
Il protagonista umano, attratto dal mistero di quel pesce, lo porta a casa con sé. Lo cura, lo ama e quel pesce è “fedele come un cane, affettuoso come un gatto, tenero come una persona amata”.
Ma quel pesce, proprio come lui, non è ancora libero.
Poi accade qualcosa. I sogni diventano consapevolezza e l’agire diventa un sogno ancora più grande: la libertà donata e la libertà ricevuta.
Entrambi nuoteranno nel mare, sogneranno l’uno dell’altro e lo faranno nel profondo, torneranno a guardarsi e sigilleranno il loro legame con un bacio.
Ci sono storie apparentemente semplici che ci portano dove vogliono, che ci spingono nella profondità del nostro essere umani.
Da Libero come un pesce è stato tratto uno splendido ed evocativo cortometraggio, premiato al Festival del Cinema di Berlino.
Edoardo M. Rizzoli
Recensione al libro Libero come un pesce (Titolo originale: The Fish That Smile at Me / 微笑的魚) di Jimmy Liao, trad. Silvia Torchio, Terre di Mezzo Editore 2020, pagg. 100, € 16