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Joe Perry. Rocks. La mia vita dentro e fuori gli Aerosmith

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Anno di grazia 1972.

Due ragazzi sdraiati sul palco del Garden di Boston. Il giorno prima hanno assistito al torrenziale show dei loro idoli, i Rolling Stones, che, davanti a migliaia e migliaia di fan, hanno messo a ferro e fuoco il teatro storico della capitale del Massachusetts suonando gli estratti di Exile on main St, il loro nuovo album capolavoro. Adesso i due, che si chiamano Joe Perry e Steven Tyler, hanno appena terminato le prove con la loro band, gli Aerosmith, nel gelo celtico della struttura vuota che da un po’ hanno la fortuna di poter utilizzare come sala prove. Guardano l’imponente soffitto della struttura chiedendosi se anche per loro, un giorno, arriverà il momento di godersi certi istanti di gloria.

Sono complici, hanno poco più di vent’anni. E sorridono. Qualcosa, dentro di loro, gli dice che potrà essere anche difficile, potranno continuare ancora per un po’ a soffrire la fame e l’anonimato di quei giorni, ma ce la faranno. Sì, ce la faranno di sicuro a sfondare.

Piace partire da questo finale di capitolo agli inizi di “Rocks. La mia vita dentro e fuori gli Aerosmith” di Joe Perry con David Ritz (Tsunami Edizioni, 2021, pp. 424, € 24,90) per afferrarne subito il mood e introdurre il lettore ad un èpos che più rock non si potrebbe. In questo lungo, appassionante memoir finalmente edito anche in Italia, uno dei chitarristi più amati e celebrati negli ultimi quarant’anni si lascia andare al ricordo di una vita irripetibile. E, statene pur certi, già dopo le prime pagine non potrete fare a meno di rimanere ipnotizzati dal suo racconto.

Partendo dall’infanzia vissuta in una famiglia della middle class di provincia, Perry ci prende letteralmente per mano e, chiedendoci di allacciare le cinture, pigia sul freno dell’acceleratore lanciandosi in una corsa sfrenata al termine della quale, se non avete smarrito nel corso del tempo l’amore per certa musica e per alcune sue peculiarità di senso e di stile, vi ritroverete con il fiato corto ma con il cuore che scoppierà d’emozione. Sì, perché in questo libro non c’è davvero un attimo di tregua, come nessun attimo di tregua c’è stato nella perenne celebrazione del proprio demone interiore da parte del protagonista, il quale, una volta scoperta la propria vocazione, immolerà l’intera esistenza a quella che, più che definire una carriera, può essere considerata l’ininterrotta (e tuttora ininterrompibile) celebrazione di un sogno. Un sogno accarezzato e violentato, raggiunto e poi smarrito, ripreso per i capelli e più volte rianimato in un capolavoro d’arte e (ormai anche) di costume reale messo a disposizione di tre, quattro generazioni di fan che continuano a dar di matto ascoltando la musica del Fabbrovolante e del suo chitarrista principe. Ma questa è anche la storia di precipizi spaventosi, fisici ed emotivi, di discese negli abissi della perdizione più sconvolta e di rapporti tra persone osmotici ma non per questo privi di down e interruzioni in grado di annichilire anche i legami più profondi e sentiti.

La parabola a carattere iperbolico di una delle band simbolo del rock mondiale viene vivisezionata da uno dei suoi principali artefici senza sconti. E non inganni l’inevitabile “armamentario” narrativo generato da anni di inenarrabili eccessi e selvaggia attitudine: Perry non si nasconde mai dietro i suoi ricordi tossici ed estremi per titillare “in sicurezza” le pruderie più convenzionali di chi lo sta leggendo, giocando invece ad un gioco di introspezione impietoso per dimostrare come, oltre la coltre spessa e piena di fumo di certe topiche smargiassate, si celi in realtà l’inguaribile voglia di non mollare, di proteggere ad ogni costo un’idea bellissima, ultraterrena. E ci sia un eterno ragazzo che, pur attraversando le varie tappe della vita, sceglie di rimanere fedele a se stesso e alla sua natura senza preoccuparsi mai troppo di quello che può costare.

Per i fan degli Aerosmith, neanche a dirlo, un oggetto di culto da amare all’istante e senza condizioni; per tutti gli altri, anche per chi magari ha scarsa dimestichezza con il genere musicale e i suoi eroi, una specie di biopic su carta dal sapore hollywoodiano che vi terrà incollati alla sedia e al letto quand’anche vorrete fare resistenza.

Da avere.

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