John Cheever inedito. Non è un gatto che perdona

Un pomeriggio del 1960, un gatto calvo fu lasciato all’ignaro romanziere John Cheever dalla collega Josephine (Josie) Herbst, una vecchia amica che, in visita a pranzo, gli spiegò che non era più in grado di tenere l’irascibile felino. Cheever, a malincuore, prese in casa il gatto e lo ribattezzò Delmore, come il poeta Delmore Schwartz, la cui ex moglie aveva posseduto il gatto in questione. Tuttavia, Cheever e Delmore non andavano d’accordo, tanto che l’amicizia di Cheever con la Herbst si deteriorò presto e ben presto finì ogni contatto tra loro. Fu solo nel 1963 che la frattura si sanò, grazie a un ramo d’ulivo di Cheever sotto forma di una lettera alla sua amica che conteneva un aggiornamento proprio sul gatto che li aveva allontanati.

Cedar Lane

Ossining

Un venerdì

Cara Josie,

sono anni che non abbiamo avuto altro che la più sommaria delle comunicazioni. Da tempo ti dovevo un resoconto del destino del tuo gatto ed eccoci qua.
Il gatto, dopo la tua partenza, non sembrava sicuro della sua situazione e gli abbiamo cambiato nome in Delmore, il che lo ha reso immediatamente più vivace. Il primo segno della sua vivacità è venuto quando ha scaricato un bisogno in una scatola di Kleenex mentre soffrivo di raffreddore. Durante un parossismo di starnuti ho afferrato dei Kleenex. Non trascurerò le mie responsabilità in questo racconto, ma quando ho tolto la merda di gatto dalla faccia e dal soffitto ho portato Delmore alla porta della cucina e l’ho scaraventato nel cortile. È stata una crudeltà intollerabile e non sono ancora stato perdonato. Non è un gatto che perdona. Anzi, è orgoglioso.

L’evento successivo fu quello del Giorno del Ringraziamento. Quando la famiglia si era riunita per la cena e io stavo per tagliare il tacchino, giunse un rumore stridente dal bagno. Corsi lì e trovai Delmore seduto nel water, immerso fino al collo nell’acqua fredda e molto dolorante. Lo tirai fuori e lo asciugai con degli asciugamani. Poco dopo Natale, uno scrittore di Hollywood e sua moglie vennero a pranzo. Il mio solito saluto a Delmore è “Alla vostra”, e quando la signora mi sentì dire questo mi disprezzò e strinse a sé Delmore. Delmore, in un lampo, cominciò a svitarle il bulbo oculare destro e la signora, cercando di separarsi da Delmore perse un grosso pezzo del vestito italiano che indossava e che Mary disse costare 250 dollari. Questo non fu rinfacciato a Delmore e qualche giorno dopo, quando ci fu una festa di pattinaggio, esortai Delmore a venire al laghetto con noi. Sembrava contento e si muoveva come un gatto amante della famiglia, ma in quel momento un venticello da nord-est rovesciò la neve da un albero su Delmore. Mi ha guardato male, è tornato in casa e ha scaricato un altro bisogno nella scatola dei kleenex. Questa volta ho chiamato la donna delle pulizie.

Questo non vuole essere un resoconto rancoroso, ma Delmore influisce sulle dinamiche delle nostre relazioni. Le persone che mi sono antipatiche passano direttamente dalla sua parte e lui è, quindi, un paciere. Ama giocare con la carta igienica. Non gli piace l’erba gatta dei topi. Non uccide gli uccelli canori. In primavera i conigli lo inseguono per il prato, ma se ne vanno dopo che la lattuga è stata mangiata e lui ha la terrazza quasi tutta per sé. È molto grasso in questi giorni e il suo passo assomiglia più a quello di un uomo di mezza età scalzo che va in bagno al calare di una nebbia invernale, ma ha il suo ruolo e noi tutti lo rispettiamo e qui finisce la mia relazione sul gatto Delmore.
Spero che tutto vada bene per voi. Mary insegna, io scrivo, i bambini vanno in varie scuole e tutto va bene.

I miei migliori,

John