«I comuni strumenti della critica appaiono inadeguati a restituire la luce che dilaga in queste pagine. E il buio».
Inizio questa mia nuova recensione coraggiosa, manifestando con chiarezza una discreta paura, e mi faccio scudo usando le parole di Karen Russell, finalista al Premio Pulitzer, che introduce questo fantastico libro di Joy Williams, L’altro bambino. L’ammirabile realtà editoriale di Edizioni Black Coffee lo porta in Italia a quarant’anni dalla prima pubblicazione.
Per leggerlo io scelgo Chopin ad accompagnarmi, senza pensarci su.
Inizio contemplando la copertina, stupenda, magnetica, di un fascino abbagliante, ma il nero dello sfondo parla anch’esso. Ciò che cattura, quasi subito, come i rami intricati che avvolgono il cervo, è la scrittura dell’autrice.
È una scrittura visionaria, inquietante, ma così vera, così chiara che le parole sembrano liquefarsi e colarti tra le dita mentre giri le pagine, e impiastricciartele mentre leggi, regalando, ve lo dico subito, una sorpresa finale stupefacente, fatta purtroppo solo di poche pagine, qualche decina di righe scritte come è scritto Little Boy, del maestro Ferlinghetti, che ho letto di recente.
Joy Williams ci racconta la storia di una donna, una madre, e di suo figlio Sam, e di una nonna. È una storia di morte, di destino, ma soprattutto di ricerca, di un atto costante di ricerca interminabile, un atto che consente a questa donna di rimanere viva, di combattere il suo avversario principale che è l’alcol, un avversario che nonostante la violenti quotidianamente, come il peggior amante lei continua a cercare, a giustificare, a difendere, a non denunciare, a tenerselo stretto. Ma non è sempre così, l’alcol non sempre la devasta, spesso sembra anzi aiutarla, spesso la porta in una dimensione altra, spesso sconvolge anche la visione del lettore, che nemmeno lui sa più dove si trova, perché aveva abbracciato così intensamente la vicenda di Pearl, la protagonista, con così tanta emozione da trovarsi in quella stessa sua personale realtà.
In una situazione di disagio comune, Pearl viene avvicinata da uno sconosciuto che la porta con sé, se la fa amica, usa strumenti banali per farlo, ma Pearl è in uno stato di profondo bisogno e lo segue. Nessuna violenza apparente, nessuna violenza fisica, tutto sembra procedere come un qualsiasi casuale incontro a un certo chilometro di una interminabile e deserta simil-Route 66. Siamo comunque in Florida.
Dalla strada principale si diramano infinite traverse, che portano nei posti più impensati, fino a raggiungere un’isola, un’isola privata: quella di Walker e della sua “banda”, di adulti e di un sacco di bambini.
Siamo ancora nell’ambito del plausibile, non proprio della consuetudine, ma forse anche dell’affascinante, del desiderabile, ma avete già capito che così non sarà, tanto che Pearl a un certo punto scappa. E una fuga è sempre foriera di sorprese, di imprevisti, di eventi inaspettati.
In questo caso molto di più. Una fuga dalla quale Pearl si attendeva una liberazione si rivelerà tutt’altro e la rimetterà in gioco da capo, alla ricerca faticosissima di una soluzione improbabile.
Pearl non sembra mai impaurita, salvo in una situazione ben precisa, ma poi per il resto lei è forte, determinata, sembra sempre altrove, e forse è proprio lì che pensa di trovare la chiave.
Quei tre o quattro uomini che invece incontriamo fanno la solita figura meschina, sono personaggi poveri di spirito nel senso più negativo del termine, privi di spina dorsale, chiacchieroni, inconcludenti. L’uomo si rivela una nullità, parole al vento, inconsistenza, assenza. Solo l’uomo bambino ha una valenza. E gli attori bambini, tanti, un folto gruppo, si rivelano come sempre accade meravigliosi, sorprendenti, creativi all’ennesima potenza, semplici della semplicità autentica. Puri. Giocheranno un ruolo determinante.
Il libro è sconvolgente all’ennesima potenza. Così mi era stata presentata l’autrice all’uscita qualche anno fa del suo volume di racconti pubblicato sempre da Black Coffee. Autrice potentissima, impegnativa, estremamente chiara, decisa, nessuna giro a vuoto, ma dritta all’obiettivo. E posso dirvi che fa sempre centro.
Tuffatevi e lasciatevi rapire dalle onde alte, spaventose e accoglienti del mare di Joy Williams.
Claudio Della Pietà
«La verità è che l’uomo non può reggere più di tanta realtà. E quando l’uomo non è in grado allora chi altri può, se non il folle?»
Joy Williams
Recensione al libro L’altro bambino di Joy Williams, introduzione di Karen Russell, Edizioni Black Coffee, traduzione di Sara Reggiani, 2019, pagg. 320, euro 18.