Perché una nuova edizione aggiornata di “Axl” (Il Castello Editore, pp. 320, € 19) a distanza di 15 anni dalla sua prima uscita?
Beh, perché rispetto alla precedente, targata aprile 2016, di cose ne sono successe davvero tante in casa Guns and Roses. E se a questo aggiungete che a raccontarcele è sempre lui, Ken Paisli, il misterioso scrittore e giornalista neozelandese, con la sua penna affilatissima e una inarginabile propensione a inserire nella “cronaca” alcune digressioni sulla sua vita spericolata -spesso non troppo dissimile da quella dei protagonisti dei suoi libri musicali- vi renderete conto da soli, soprattutto se siete fan sfegatati di uno dei gruppi più controversi della storia del rock, che ci troviamo di fronte ad una (rinnovata) chicca.
Partiamo dunque dagli ultimi capitoli del libro, quelli dedicati alla reunion, seppur parziale, del sodalizio che a cavallo degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta del secolo scorso era, senza alcun dubbio, la band più importante del pianeta. Paisli, con lo scanzonato rigore che lo contraddistingue, ci trascina nel dietro le quinte di un autentico colpo di scena epocale, quello appunto del ricongiungimento tra Axl Rose e due dei suoi storici sodali, Slash e Duff McKagan, avvenuto dopo il travagliato approdo della band nella Rock and Roll Hall Fame e quando neanche il più fiducioso fan dei Gunners se lo aspettava più. Ampio spazio viene poi concesso al resoconto del gigantesco Not in This Lifetime, il tour che dal 2016 al 2019, dopo ben 23 anni, ha riportato sullo stesso palco e in giro per il mondo i tre succitati musicisti, in un tourbillon di emozioni indescrivibili e generando un giro di affari che, stante ai numeri riportati dall’autore, lo collocherebbe al secondo posto -alle spalle del 360° Tour degli U2- nella classifica all times dei più remunerativi (con 584,2 milioni di dollari incassati nelle 158 date complessive, per le quali sarebbero stati staccati quasi 5 milioni e 400mila biglietti). Immancabile, poi, la breve digressione sul Rock or Bust Tour, che da maggio a dicembre 2016 vide da Axl Rose impegnato nelle vesti di (estasiato) sostituto di Brian Johnson nella line up degli AC/DC, da sempre combo preferito del rosso e lungocrinito cantante di Lafayette. Molto interessante anche il breve profilo finale tracciato da Paisli, dove al lettore viene consegnato un ritratto inedito del “nuovo” Axl Rose, rockstar che con l’avanzare degli anni e lo spegnimento delle 60 candeline, si è trasformato in un uomo diverso rispetto al “cavallo pazzo” il cui fascino magnetico e distruttivo tanti milioni di ragazzi (la maggior parte dei quali ex tali, ormai, come chi vi scrive) aveva stregato. Un uomo in grado di sposare importanti cause civili, di prendere posizione su questioni di una vera rilevanza sociale, di mostrare, finalmente, un sunnyside che la sua fama non avrebbe mai fatto supporre.
Però, ehi, se avete nostalgia di una delle favole più selvagge nella storia del rock e vorreste, anche solo per continuare a struggervi con il ricordo di un’epoca ormai irrimediabilmente andata e non più avocabile, fare un “saltino” indietro e ricordarvi chi era Axl e i dove, i come e i quando lo hanno trasformato, lui e i Guns and Roses, in un idolo transgenerazionale e in qualche romantico, disperato modo immarcescibile, beh, vi basterà tornare alle prime pagine e… riattraversare la giungla con lui e, magari, tornare a fare quattro passi emozionati nella cara vecchia Paradise City.
Ah, visto che siamo alla fine: non vi venga in mente di saltare in apertura di lettura l’appassionata, debordante, personalissima intro di Ken Paisli! Varrebbe la pena procurarsi questo libro anche solo per questa manciata di pagine.
Da avere, ci mancherebbe!
Domenico Paris