Il volumetto di Kertész “Io, un altro” (Bompiani) parla di un tema che ci porta nel sottosuolo, negli abissi dell’animo e del destino. Si tratta del vagare di un sopravvissuto ad Auschwitz nei Paesi centrali dell’Europa, negli anni dell’apertura dei confini, la caduta del muro di Berlino. Un cammino solitario, compiuto per la prima volta in libertà, su inviti di associazioni letterarie e religiose, di amici dell’Europa occidentale.
(Giorgio Pressburger, pag. 50, Corriere della Sera, 21-1-12)