Sul suo stato El País ha deciso di far riflettere critici e direttori di alcuni dei supplementi letterari più prestigiosi d’Europa, Stati Uniti, America Latina e Spagna. Un dibattito che invita all’analisi su 7 temi, dalla funzione che ha ancora la critica fino all’effetto del web. Le conclusioni si possono dividere in tre punti. Il primo è la riduzione degli spazi dedicati alla critica, alle indicazioni o alla filosofia di ogni mezzo d’informazione sul genere di testi che vuole offrire e le apparenti maggiori concessioni al mercato a discapito della qualità. Il secondo è la revisione dell´esercizio della critica stessa, che sarebbe priva di indipendenza, coraggio, impegno, rigore (essere meno compiacente) e profondità (dare più elementi di valutazione). Il terzo è la perdita dell’influenza della critica letteraria proprio ora che ce n´è più bisogno.
Opinioni di Marie Arana (scrittrice, ex direttrice letteraria di World Book, del Washington Post, di cui oggi è commentatrice, Stati Uniti); Alberto Olmos (scrittore e critico, gestisce il blog Lector Malherido ed è blogger di Hikikomori, Spagna); Bernard Pivot (giornalista, critico e divulgatore culturale con programmi televisivi come Apostrophes, Francia); Paul Ingendaay (scrittore, ex redattore letterario Frankfurter Allgemeine Zeitung, Germania); Philippe Lançon (critico del supplemento letterario di Libération, Francia); Claire Armitstead (redattrice letteraria del Guardian, Gran Bretagna) e molti altri.
(Winston Manrique Sabogal, pag. 40, la Repubblica, 6-1-12)