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La grande monnezza

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Arno Schmidt sosteneva che col climaterio si affievoliscono le tre istanze psichiche confliggenti (Es, Io e Super-io), lasciando così spazio a una quarta, lo humour. In effetti, è un decorso sperimentalmente verificabile in parecchi autori, buon ultimo il quarantaquattrenne Massimiliano Parente, di cui ora esce Il più grande artista del mondo dopo Hitler.
Gli esordi di Parente avvennero guardacaso nella collana erotica ES della SE, con un paio di romanzetti hard dove la donna, sciura o mamma che fosse, strapazzava un giovinotto o figlioletto abulico in isvariati modi comunque extreme fino alla scena-madre della sodomizzazione ad opera di un Super-io in carne e ossa (v. qui http://www.satisfiction.me/parente-o-delle-strutture-elementari-della-parentela/). Pur lanciati da mirabolanti prefazioni di Sgarbi e da kermesse scandalistiche del duo Mughini-Guerri, essi caddero nel vuoto, ma intanto l’autore ebbe modo d’inserirsi nel giro della carta stampata, divenendo penna fissa del Domenicale di Dell’Utri (v. qui http://www.satisfiction.me/domenica-e-sempre-domenica-1/).
Così a Parente si allargò l’Io, o l’ego, tant’è che i tre romanzoni successivi mutarono ambientazione (La macinatrice nel mondo del porno, Contronatura in quello della tv, L’inumano in quello dell’editoria) offrendogli il destro per reiterate tirate ideologiche a tema fisso: elogio del consumismo, filoamericanismo spinto, professione di pessimismo darwin-leopardiano… A chiudere il cerchio però, sempre ancora il terzo incomodo di un Super-io ora al top della scala sociale, presso cui il protagonista, gelosinvidiosissimo per validi motivi, trova riscatto facendosi previa supplica sodomizzare.
Ebbene, ne Il più grande artista… che è Max Fontana, oscuro post-avanguardista salito alla ribalta eiaculando sull’Origine du monde di Courbet, le tre classiche istanze si ammosciano: l’Es anzi sfiora l’impotenza, con riduzione drastica delle pagine dedicate a “pompini”&“inculate”; l’ideologia dell’Io si circoscrive a una sequela di banalità sull’arte contemporanea del genere “Napoleone visto dal cameriere”; il Super-io assume il sembiante sessualmente più innocuo (giusto perché morto) di Hitler, artista supremo con l’unico neo di aver ristretto il suo capolavoro allo sterminio dei soli ebrei.
E così insomma l’humour ha modo di far capolino – solo che fatalmente è della stessa grana delle altre, ipercollaudate istanze: tendenzialmente cinico, smargiasso e soprattutto dozzinale (“una Madonna con dei riflessi della madonna”, “coi miei capelli verdi li ho fatti verdi”, “non si capiva un cazzo, come se avesse un cazzo in bocca”… per stare alle prime pagine).
Una postilla su invidia/gelosia: smorzata anch’essa ma fin troppo, al punto da incriccare il plot, tutto centrato sull’omicidio della “segretaria da pompino” per mano di un Max imbufalito perché fa sesso con un artista rivale. Ficcato il cadavere in un congelatore Algida che provvede a issare in atelier da solo (?), il Nostro si salva in quanto la defunta non ha amici o parenti a segnalare la scomparsa – ma… l’artista rivale?! Scompare dal testo, e niente ne sapremmo più se dalle gesta di Max non trapelasse eccome una somiglianza con e un’invidia per il realissimo Maurizio Cattelan (le cui altrimenti umoristiche gesta il lettore interessato troverà, sempre da Mondadori, nella deliziosa Autobiografia non autorizzata).

[nella foto: Nazisacher fatta in casa Abate a Pioltello, dove il generone ha ricevuto una settimana fa la crème della cultura (Francesco Borgonovo), dell’arte (Barbara d’Urso) e dello scrocco (diversi giornalisti improvvisati di microtestate on-line.]

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