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La mancanza di attenzione è diabolica

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Benjamin nel suo saggio su Kafka in Angelus novus scrive che non sappiamo se Kafka abbia pregato, ma gli era propria, in altissima misura, dice, ciò che Malebranche definisce «la preghiera naturale dell’anima»: l’attenzione.

E come i santi nelle loro preghiere, Kafka nella sua attenzione, scrive Benjamin “ha compreso ogni creatura”.

La mancanza di attenzione è diabolica, direi il diavolo, l’avversario, se non temessi di essere frainteso (come se fosse possibile non esserlo). Quando studiavo Simone Weil ho compreso il principio che fonda la sua relazione con l’altro: ovvero sospendere il proprio pensiero, lasciarlo disponibile, aperto e vuoto e permeabile al soggetto cui ti rivolgi, se questi si è rivolto con la massima attenzione.

Ora tutta questa volontà o desiderio, prima razionale, è decuplicato, è sbagliato anzi dire moltiplicato per dieci, perché non è misurabile in quantità o qualità, non c’è quanto né quale, solo intensità. E così ci si sente sempre impari a ciò che si è, ovvero ci si sente nulla.

Oggi mi torna e ritorna la lettera sull’attenzione che Weil scrive a Joë Bousquet (che perse l’uso del corpo nella Prima guerra, trascorse 32 anni immobile per una ferita alla colonna vertebrale) molto efficace.

Luca Sossella

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