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LA SECONDA MEZZANOTTE

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Se la Finlandia ha chiesto il Partenone come garanzia per partecipare al programma d’aiuti europei alla Grecia, cosa potrebbe essere chiesto all’Italia per risollevarla da un debito pubblico quasi sei volte più grande (1900 miliardi di euro)? Il Colosseo? Gli Uffizi? Venezia? Ho pensato a questi scenari prendendo in mano La seconda mezzanotte. Il delirio distopico d’una Venezia posseduta dalla multinazionale cinese Tnc è troppo vicino all’attualità per far scattare la “sindrome di Nerone”, il piacere d’assistere a una catastrofe stando comodamente seduti a guardare un film o leggere un libro tipo Black city di Victor Gischler. Gli altri inquietanti ingredienti del romanzo post-apocalittico di Antonio Scurati sono la catastrofe ambientale, la migrazione di massa, la riduzione in schiavitù d’intere popolazioni con il divieto di riproduzione e una voluttà stile Las Vegas di show violenti. Nel caso specifico combattimenti di gladiatori. Potrà esistere in un mondo simile, irreale e realistico, il senso della ribellione? Per cosa e in nome di cosa? La domanda non è solo narrativa, né più difficile di quella che potremmo porci rispetto al presente, solo spostata più avanti nel tempo: nel 2092.

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