Vischioso come lo spionaggio che è il suo terreno di coltura. “La talpa” è un thriller che nell’impianto della contesa tra servizi segreti esala il clima degli anni settanta – si combatte la guerra fredda – in cui perfettamente s’ambienta e nel quale, quindi, si confondono i personaggi del romanzo di John Le Carré trascritto per lo schermo da Tomas Alfredson, regista svedese di singolare personalità che li tiene sotto osservazione facendo dello spionaggio una pratica corredata di psicologia e burocrazia. Quello di George Smiley potrebbe essere un impiego d’ufficio nell’anonimato della sede dei servizi segreti britannici quando una sorta di epurazione ve lo allontana al seguito del suo capo, esautorato dalla ristretta cerchia nel quale costui sospettava l’intrusione di un doppiogiochista. Una talpa a beneficio dei sovietici. Smiley, gregario soltanto in apparenza, ma con impareggiabile compiutezza nell’interpretazione di Gary Oldman che dal privato grigiore estrae la lealtà per cui il personaggio viene richiamato in servizio: individuare la talpa sarà una vertiginosa partita giocata nell’affollato labirinto delle spie che induce lo spettatore ad un’inconsueta attenzione.
(Bernardino Marinoni – Film “La talpa”, di T. Alfredson.- La Provincia di Como, Lecco, Sondrio e Varese Pag. 49 – 21/01/2012)
