Esiste una natura originaria del linguaggio, primitiva: l’aggressività. È dai conflitti infatti che tutto sorge, muore e risorge. Grande è lo sgomento che s’impadronisce dell’uomo nello scoprire la figura del suo potere – il potere del linguaggio – quando questo lo mostra nudo. Nulla di creato che non appaia in questo dramma, nulla nel dramma che non generi il proprio superamento nella parola. Non c’è parola senza risposta, anche se questa incontra il silenzio. Non sono stato questo se non per diventare ciò che posso essere: è la parola, dura e tenera nel contempo, che mi accompagna su questa strada impervia. Un vero e proprio enigma: il linguaggio proietta il soggetto in una illusione alienante, il linguaggio lo libera dalla schiavitù dell’immanenza. La verità di questa rivelazione è la parola presente, la parola di oggi, che dà testimonianza a questo gioco. Al soggetto, attraverso il linguaggio, si presenta sempre una via d’uscita, anche se in preda al delirio. È un muro il linguaggio, che spesso si oppone alla parola stessa: devo varcarlo, esso è una precauzione contro il verbalismo. In questo senso il linguaggio diventa una “cura”. Un’auto-cura, anche nel profilo del suo fantasma. Un viaggio complesso, che non impedisce l’oscura bellezza irradiata da questa sfida. Questa bellezza è lì, è ciò che forse cerchiamo nella fiaba, o nella poesia. Tutto timore e pietà insomma, ma anche una grande luce in fondo al tunnel. Lungi dalla pompa funeraria, misuro l’aggressività del linguaggio in tutta la sua discordanza, in tutta la sua assurdità, senza però dimenticarmi della suo tratto estatico. Non è un antico nemico il linguaggio, non è semplice tentazione o inganno. È una promessa di bellezza. Una specie di paranoia controllata. Un aggiramento della tristezza. È solo nel dialogo, poi, che il linguaggio sembra costituire in se stesso una rinuncia all’aggressività. Da Socrate in poi la filosofia vi ha sempre riposto la sua speranza. Ma anche la dialettica, Trasimaco docet, rappresenta uno scacco. Il linguaggio, come il dialogo del resto, sono un nonnulla di entusiasmo. Entrambi essenziali però.
Giacomo Paris
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