Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

L’albero del Ténéré. Intervista ad Alessandro Andrei

Home / Rubriche / Cronache di un libraio indipendente / L’albero del Ténéré. Intervista ad Alessandro Andrei

Questa settimana per Le Tre Domande del Libraio incontriamo Alessandro Andrei in occasione dell’uscita, il 21 febbraio, del suo secondo libro, ‘ L’albero del Ténéré, edito da Wojtek Edizioni nella Collana Orso Bruno con la cover di Antonio Bobo Corduas.

#


Alessandro, questo romanzo arriva a tre anni dal tuo esordio, nel 2021, con “Radio Ethiopia” edito da Les Flâneurs. Ci vuoi raccontare il tuo percorso nella scrittura e come nasce l’idea di questo nuovo libro e l’incontro con la casa editrice di Pomigliano d’Arco, Wojtek Edizioni?

Raccontare un percorso di scrittura, o di quello che porta alla stesura di un romanzo, è una questione complessa. Nel mio caso posso dire che tutto parte dall’aver letto molto in gioventù. La scoperta di Camus con Lo Straniero, La Nausea di Sartre, La luna e i falò di Pavese, La Coscienza di Zeno ma anche Bastogne di Enrico Brizzi, letture che mi hanno influenzato, cambiato, forse. Lì dentro ho trovato un rifugio, ispirazione, mi hanno aiutato a capire meglio il mondo di cui mi sono ritrovato a far parte.  Leggere quindi, ma anche ascoltare; l’ascolto credo sia il segreto per migliore la propria scrittura, e in questi tre anni dall’uscita del mio primo romanzo, ho imparato ad ascoltare molto: il soggetto del libro nasce proprio qui, dall’aver intercettato durante una cena la storia di un uomo che scompare nel nulla un giorno come tanti, per riapparire dopo vent’anni come se nulla fosse. É stata quella la scintilla che ha acceso la fantasia, il resto l’ha fatto il sacrificio, la volontà di riscrivere il libro almeno quattro, cinque volte, la pazienza di Eduardo Savarese nel voler tirare fuori il meglio da me aiutandomi a focalizzare i punti forti che del romanzo già funzionavano, e quelli più deboli su cui insistere. E alla fine è nato L’Albero del Ténéré, che altro non è che pezzi di storie diventate una sola, perché a volte è così, basta ascoltare e avere la pazienza di aspettare che la storia venga a galla piano piano. Per il resto vorrei approfittarne per ringraziare la libreria I Diari di Bordo di Antonello Saiz e Alice Pisu, tramite la quale ho potuto partecipare al contest Fabrika, il concorso indetto dalla casa editrice Wojtek e con il quale ho vinto la pubblicazione dell’Albero del Ténéré.  Quel giorno sono andato ai Diari di Bordo per caso, senza sapere che quello era l’ultimo giorno utile per inviare il romanzo a Wojtek. E anche quel giorno ho ascoltato, questa volta era una voce che mi diceva di entrare in quella libreria, e alla fine direi che è stata la scelta giusta.

Questo spazio su Satisfiction è parecchio visualizzato, ogni settimana, dai Lettori forti. Vogliamo raccontare, dettagliando più che puoi, la storia e personaggi che animano L’albero del Ténéré?

Direi che L’albero del Ténéré è un libro che parla della ricerca di libertà, la libertà nella sua essenza più pura, quella che non scende a compromessi, e che il più delle volte conduce inevitabilmente a una vita di solitudine. Ed Ernesto Furlan detto Hervé, e Antoine Donizzetti, i protagonisti di questa storia, sono diventati esattamente questo, due uomini soli, anche se forse non lo sanno. Antoine è figlio di esuli triestini, e ha trascorso tutta la sua adolescenza a Parigi, nel quartiere di Pigalle, tra piccoli furti, qualche scorribanda, e soprattutto una venerazione per quello zio di cui sa poco o niente e di cui ammira soprattutto quel vivere senza regole, libero da tutti gli schemi e le paure che invece attanagliano i membri della famiglia Donizzetti, il padre di Antoine soprattutto. E così Ernesto diventa nel tempo l’unico confidente, il solo che sembra trovare il tempo di ascoltare i bisogni dell’Antoine bambino prima e ragazzo poi. E sarà così fino al giorno della scomparsa di Ernesto. Lo zio sparisce nel nulla sul finire degli anni Ottanta. Quando gli anni di Piombo sembrano ormai alle spalle. E Antoine andrà avanti con la propria vita imparando ad odiare quell’uomo che ha abbandonato la famiglia senza una spiegazione. Diventerà un broker finanziario a Milano prendendo strade apparentemente opposte a quelle dello zio. Ma le loro strade si incontreranno di nuovo dopo quasi vent’anni, quando Antoine riceverà una lettera da Marrakech con la quale viene informato della morte di Hervé. Antoine a questo punto dovrà decidere se andare avanti con la propria vita, dimenticando per sempre lo zio, o partire per il Marocco e recuperare lo strappo, riannodare il filo della storia che li ha allontanati tempo prima, affondare così nelle scelte di vita di Hervé, in quel vuoto temporale apparentemente caotico, per scoprire magari che quel sapore di libertà, quella che suo zio ha tramutato in una sorta di dogma, è qualcosa di contagioso, un inno alla solitudine e che forse appartiene ad Antoine, più di quanto lui stesso possa immaginare.

Un ex membro di Prima Linea in latitanza e un broker finanziario. Con una laurea in Conservazione dei beni culturali, ci vuoi spiegare come ti sei documentanto su temi distanti dalla tua formazione e se poi andando nello specifico ci racconti quanto lavoro c’è stato dietro la stesura di questo romanzo?

Innanzi tutto ci tengo a precisare che questo non è un libro sugli Anni di Piombo, e nemmeno tratta di temi finanziari nello specifico. La storia si concentra sui due uomini, i protagonisti, e le loro scelte a tratti complesse e incomprensibili. Tutto quello che concerne invece il terrorismo e la finanza in genere, rimane in sottofondo, come una nota sfumata che volutamente ho messo in secondo piano: c’è, ma non si sente mentre suona la coralità dello spartito. Per il resto, parlando invece di scelta, perché comunque di scelta tematica si tratta, posso dire che è venuta per colpa della mia passione smodata per gli anni che vanno dall’omicidio Calabresi, alla strage di piazza Fontana, fino al rapimento di Aldo Moro. Gli anni più oscuri e affascinanti – purtroppo – della nostra contemporaneità e che, senza riuscire a darmi una risposta consapevole, mi hanno da sempre attratto, dieri morbosamente. Per quel che riguarda invece il mondo della finanza, devo ammettere che l’essere cresciuto in una famiglia nella quale il Sole 24 Ore era sempre appoggiato sulla mensola vicino al camino, mi ha in qualche modo influenzato. È stata mia madre, bancaria e appassionata di finanza, ad avermi avvicinato a quel mondo, anche se poi nella vita ho fatto scelte diametralmente opposte. Credo resti comunque un mondo che merita di essere esplorato, pieno di contraddizioni, dall’impatto socio culturale fortemente determinante. Qualcosa da guardare con diffidenza, e proprio per questo pieno di storie da guardare con estrema curiosità.

Buona Lettura de L’albero del Ténéré di Alessandro Andrei,  edito da Wojtek Edizioni

Antonello Saiz

Click to listen highlighted text!