Stanotte mi è capitato fra le mani un libro scritto dal grande editore Wagenbach del 1995, Feltrinelli lo pubblicò malino l’anno successivo, io lo rifarei molto meglio, e forse lo rifarò. E mi è venuto in mente quel testo di Roberto Calasso a proposito di Bazlen sui “libri unici”: «Fu allora che Bazlen, per farsi intendere, si mise a parlare di libri unici.
Che cos’è un libro unico? L’esempio più eloquente, ancora una volta, è il numero 1 della Biblioteca: L’altra parte di Alfred Kubin. Unico romanzo di un non-romanziere. Libro che si legge come entrando e permanendo in una allucinazione possente. Libro che fu scritto all’interno di un delirio durato tre mesi. Nulla di simile, nella vita di Kubin, prima di quel momento; nulla di simile dopo.
Il romanzo coincide perfettamente con qualcosa che è accaduto, un’unica volta, all’autore. Ci sono solo due romanzi che precedono quelli di Kafka e dove già si respirava l’aria di Kafka: L’altra parte di Kubin e Jakob von Gunten di Robert Walser. Entrambi avrebbero trovato il loro posto nella Biblioteca. Anche perché se, in parallelo all’idea del libro unico, si dovesse parlare di un autore unico per il Novecento, un nome si imporrebbe subito: quello di Kafka.»
Luca Sossella