Vittorio Feltri ricorda il collega Giorgio Bocca. Dalle pagine de il Giornale ne traccia un ritratto rispettoso pur mettendone in luce le molte contraddizioni. “Nato agli albori del fascismo, come la maggioranza netta dei compatrioti di quel periodo, Bocca fu fascista… A un dato momento, cambia idea. Quale momento? Quando la guerra butta male, il duce è in crisi e si intuisce che sarà una catastrofe”. Feltri sottolinea altresì che “Giorgio è stato un grande del nostro mestiere…Pronto ad esporsi. Pronto ad incassare e prontissimo ad attaccare… La sua prosa, un torrente in piena…Commenti sferzanti, a volte violenti, mai banali, spesso spiazzanti come i suoi mutamenti d’umore e di posizione ideologica”. “Aveva doti di analista politico eccellenti – scrive Feltri – però offuscate dalla noia che presto i partiti cui dedicava le proprie attenzioni gli suscitavano. Mi mancherà anche per la sua incoerenza nella quale trovavo conforto della mia. Poiché non ho molti amici, la morte di un *nemico* della sua levatura mi addolora. Mi fa sentire più solo”.
(Vittorio Feltri, 27-12-2011, il Giornale, pag 1)