“La mano in movimento scrisse e, avendo scritto, voltò pagina.”
Se mi fermo un attimo a pensare alla persona di cui sto già scrivendo, e ai libri che questa persona ha pensato e scritto, agli autori che ha contribuito a pubblicare, ai libri che ha venduto, mi devo fermare subito.
E allora non ci penso e faccio come lui ha fatto con il libro di cui sto per raccontare: butto giù tutto, di seguito, e poi lascio a tanti lettori spero, la gioia di assaporare Little boy scritto da Lawrence Ferlinghetti e pubblicato dalle meravigliose Edizioni Clichy, con la traduzione di Giada Diano e la cover di Giovanni Mattioli.
Questa è ad oggi la recensione più coraggiosa della rubrica #recensionicoraggiose perché questo piccolo grande scritto dell’immenso poeta, pittore e libraio, Lawrence Ferlinghetti, è un lavoro che va oltre.
Se volete leggere un libro, come si suol dire, diverso dal solito, un libro fuori da ogni schema, leggere-ascoltare un modo di esprimersi originale, ardere di passione girando una pagina dopo l’altra, ridere, piangere, riflettere e non riuscire a smettere, dovete leggere Little boy.
Gli atteggiamenti e le emozioni che ho elencato emergono e divengono parte del lettore perché nelle pagine, tra le righe del testo, c’è la storia di Lawrence Ferlinghetti.
Incasellare lo scritto in un genere specifico quale il memoir, l’autobiografia o altro non serve a mio parere a nulla. Little boy è Lui, è Mr Lawrence, magistralmente condensato in oltre duecento pagine di pura goduria umana e letteraria.
Tre cose hanno colpito in modo particolare il sottoscritto:
– L’infanzia di Little boy
– Lo stile della scrittura (non c’è astio, non c’è rabbia, non c’è desiderio di rivalsa nel protagonista-autore)
– La vivacità, la freschezza, il tono con cui Mr Lawrence scrive, come se oggi avesse al massimo trent’anni
L’infanzia. Little boy ha vissuto un’infanzia durissima. È stato orfano più volte, sì. Più volte si è ritrovato solo e abbandonato, più volte ha dovuto ripartire da capo raggiungendo poi vette inimmaginabili. Questa parte del libro andrebbe letta nelle scuole ai nostri perenni adolescenti e a chi li accompagna alla porta della scuola con il Suv, e poi, se pioviggina, attenzione ad annullare subito la partita, mica che si bagna il mio bambino e prende il raffreddore.
E ancora, Little boy non si sente un eroe, va avanti e supera ostacoli senza batter ciglio, e non ne vuole sapere di “tagliare” il traguardo.
“Little boy si sentiva completamente perso. Non sapeva chi fosse né da dove venisse.”
Lo stile. Non c’è rabbia in questo flusso incessante di pensieri, sentimenti, relazioni, incontri, luoghi da un capo all’altro del mondo. E’ straordinario il filo rosso di questo lungo racconto. Straordinario.
E mi permetto un’indicazione per coloro che leggono meno, o fanno un po’ più di fatica se lo stile non è così semplice ad un primo approccio: non vi fermate!
Vi appassionerete via via che girerete le pagine, la potenza espressiva di Mr Lawrence vi travolgerà e arriverete in fondo senza quasi accorgervene.
“…io sono la coscienza di una generazione o soltanto un vecchio sciocco che sproloquia e cerca di sfuggire alla dominante avida materialista coscienza dell’America di oggi?”
La vivacità. Lawrence Ferlinghetti fra poche settimane raggiungerà i 101 anni, centouno.
Io sono già stanco a 51, pur avendo vissuto sempre nelle bambagia, e in salute, mica come lui.
E il modo in cui scrive è di una persona serena, in pace con se stessa, pronta ad affrontare nuovi percorsi. Ve lo ricordo ancora: 101 anni.
Grazie perciò a Mr Lawrence Ferlinghetti per quello che ha fatto, per quello che farà, per tutte le sue parole, e ai lettori di Satisfiction buona lettura.
“…e tutto questo significa che sto per morire? Beh è una lontana possibilità ma ne dubito visto che ovviamente sono un americano e gli americani non muoiono e quindi non sto per tirare le cuoia oh no baby io no no.”
Claudio Della Pietà
Recensione a LITTLE BOY (Edizioni Clichy – Collana Rive Gauche) di Lawrence Ferlinghetti. Traduzione di Giada Diano. Cover di Giovanni Mattioli, pagg. 237, Euro 17.