«Mi è sembrato di aver attraversato lo specchio di Alice».
«Forse lo hai fatto».
«Sì, in un modo curioso».
«Cosa c’è dall’altra parte?».
Jo pensò che c’erano gli incubi.
«Non lo so ancora» mormorò. «Cose strane di tutti i tipi. Un futuro diverso».
Questa scambio di battute si trova verso la fine di Nella polvere, il secondo romanzo di Lawrence Osborne, pubblicato per la prima volta nel 2012 con il titolo The Forgiven e portato adesso in Italia da Adelphi con la traduzione di Mariagrazia Gini. L’accostamento con Alice attraverso lo specchio torna almeno due volte all’interno del libro, una alla fine e una all’inizio, sempre per bocca dello stesso personaggio, ed è utile per inquadrare bene l’idea di passaggio da un mondo ad un altro, da una realtà conosciuta e sicura a un’altra aliena e minacciosa.
Ad attraversare lo specchio sono David e Jo Henniger, marito e moglie, lui medico cinquantenne con problemi di alcolismo, lei scrittrice di libri per bambini, quarantenne, insoddisfatta. Una coppia di amici gay li ha invitati a passare un fine settimana in Marocco, nella villa in cui tutti gli anni organizzano una festa a cui partecipano ospiti ricchi e famosi. Durante il viaggio in macchina attraverso il deserto, di notte, gli Henniger investono e uccidono un ragazzo che cercava di attirare la loro attenzione, forse per vendergli qualcosa, forse per derubarli. Non sapendo cos’altro fare, caricano il corpo in macchina e lo portano alla villa. La notizia, dapprima tenuta segreta, si diffonde velocemente di bocca in bocca, tra gli ospiti e il personale, poi all’esterno, fino ad arrivare al padre del ragazzo ucciso, che insieme ad altri parenti si presenta alla villa per reclamare il corpo, e insieme al corpo anche il colpevole.
L’arco temporale del romanzo copre tre giorni, in questo breve lasso di tempo i due protagonisti, ognuno per proprio conto, si confronteranno con il mondo che c’è dietro lo specchio. Per David sarà un rito di espiazione, un viaggio profondo nel deserto alla ricerca di un perdono. Per Jo invece sarà la presa di coscienza del fallimento matrimoniale, di uno stallo creativo ed esistenziale.
L’atmosfera che domina nel racconto è a metà tra il funereo e l’allucinato. Il caldo sfiancante, la sabbia che si infila ovunque, le esagerazioni che si consumano alla festa, tra mangiatori di fuoco, musicisti, cocaina, bagni in piscina e gite a cavallo. I due protagonisti sembrano muoversi in un mondo di fantasmi, tra presenze insieme concrete e distanti. Tra le pagine serpeggia un senso di trattenuta violenza, qualcosa che sembra sempre lì lì per esplodere e che alla fine si concretizza in un’implosione, una detonazione silenziosa ma ugualmente devastante.
Quella dei personaggi sperduti in luoghi lontani è una costante nei romanzi di Osborne. Qui c’è il Marocco, nei romanzi che verranno dopo ci saranno la Grecia, Macao, Bangkok, la Cambogia. Tra le pagine di Nella polvere prende corpo un evidente seppur sottile scontro di civiltà. Osborne è bravissimo a far sì che il conflitto innervi ogni pagina, ogni pensiero, ogni dialogo, senza però esplicitarsi completamente. Da una parte è possibile ritrovarne le tracce negli sguardi diffidenti dei locali, nel loro osservare senza capire fino in fondo i visitatori stranieri (il personaggio di Hamid, l’onnipresente tuttofare della villa, è particolarmente emblematico di questo atteggiamento). Dall’altra è facile notare come la tolleranza esibita dagli occidentali sia spesso falsa, carica di un malcelato senso di superiorità.
La terza persona di Osborne entra ed esce dalla testa dei personaggi, li segue e li lascia in sospeso, un movimento sinuoso che dà al racconto un andamento cinematografico, gestito sempre con eleganza e intelligenza. Si concede anche una deviazione, mostrando al lettore un pezzo della vita di Driss, il ragazzo ucciso, la sua avventura in Europa, la ricerca di una vita migliore e il ritorno a casa. Un meccanismo perfetto, in cui alla fine tutto trova il proprio posto. Dietro lo specchio il lettore troverà un mondo al contempo terribile e suggestivo. Un mondo che vale la pena di visitare.
Lawrence Osborne, Nella polvere, Adelphi, 2021, 285 pagine, 20 euro
Edoardo Zambelli