… mi succede spesso di stare male perché se in casa mia anche solo una seggiola non sta come stava ieri, non mi sento più io… e io, sai, sono un sognatore, un animale e una casa insieme, una tartaruga, un voluttuoso pigrone… potrebbe sembrare una cosa meravigliosa, giusto? e invece no: una tale angoscia, una tale angoscia, ho l’impressione di aver perduto qualsiasi contatto, qualsiasi percezione di ciò che è autentico e reale.
Tu hai intuito il mio dramma, la mia malattia… ma è davvero questo il punto? amo costruire il mio presente in armonia con un passato ormai irripetibile, e spesso vado errando come un’ombra, senza senso e senza scopo, e come tutto è ricordo!
Ma ti dicevo di lei, la donna che ieri m’ha detto: “Addio! arrivederci! a domani!” di lei ne sono innamorato, di più… perso come potrebbe perdersi un granello di sabbia nel deserto, e quanto comprendo la sua infelicità! oh… si chiama Nasten’ka e vive con sua nonna, povera creatura! costretta a vivere, più morta che viva! forse quando siamo infelici avvertiamo con più forza l’infelicità altrui; e a me pare di essere il suo doppio, la sua immagine, lo specchio, io l’amo, l’amo, eppure muoio, muoio, e sono così timido, così imbranato, come se tutta la vita per me si fosse fermata… lei mi ama, come amerebbe un fratello, ma lei ama anche un altro uomo, il suo coinquilino, e quando mi ha confessato: “Perché non è così come siete voi? È peggiore di voi, anche se io lo amo più di voi,” m’ha lacerato il cuore! questo mi ha detto, ma è solo colpa mia non dare retta ai tuoi consigli; ma non posso credere che lei sia soltanto l’ennesimo caso di nevrosi isterica ed io il miliardesimo caso di nevrosi ossessiva, eppure lei delira, oh mio Dio! mi dice: “Se potessi amarvi tutt’e due, insieme! Oh, se voi foste lui!”
Che deliri allora! Quanta dolcezza nei suoi spasimi, deliri per sempre, dunque!
Adesso lei non sarà più mia e la stanza, dove continuerò a morire da vivo, sta marcendo insieme a me…
E ora ecco me stesso così come allora, lei non la scordo ancora, esattamente quindici anni dopo, invecchiato, nella stessa stanza, nella stessa solitudine, con la stessa Matrëna, che non è punto rinsavita in tutti questi anni, e io, dimmi, sii sincero, guarirò? non guarirò?
Ho, come mi hai consigliato, iniziato a scrivere, di questa storia, e forse starò meglio, credo, la intitolerò ‘Le notti bianche’… le notti tra maggio e giugno quando a Pietroburgo il cielo è quasi bianco e le tenebre arrivano tardi, molto tardi… sarà un romanzo sentimentale, le memorie di un sognatore! ma dimmi, sii sincero, dimmi, sarò capace, poi, di rivivere un nuovo amore? anche se tardi, magari, molto tardi?