Maurizio Vitiello è nato a Napoli nel 1951. Nel 1976, entra nell’Amministrazione del M.B.A.C., oggi Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; da Funzionario Bibliotecario della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Artistico, Storico ed Etnoantropologico e della città di Napoli e della Reggia di Caserta, collabora all’Archivio Documentazione del Patrimonio Artistico del Museo di Capodimonte. Laureato in Sociologia, da libero articolista ha scritto per varie riviste, quotidiani locali e a diffusione nazionale, tra cui: Avanti!, L’Umanità, Napolinotte, Il Globo Ore 12, Il Golfo, Il Quotidiano di Caserta, Il Tempo (Kultura/Napoli), Corriere del Giorno.
Nel Settembre 2004 ha ricevuto il Premio Sulmona per la sezione Giornalismo e Critica d’Arte.
Roberto Addeo
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Di seguito l’intervista a Maurizio Vitiello
Cercare di definire in termini valutativi e interpretativi l’arte contemporanea temo sia un compito piuttosto complesso perfino per un critico di comprovata esperienza; pittura, scultura, videoarte, performance, arte digitale, installazioni, sono solo alcuni dei linguaggi interdipendenti che contrassegnano l’insieme delle tendenze e dei movimenti artistici nati dal dopoguerra. Molte delle barriere distintive all’interno dell’arte sono crollate in un processo di adeguamento alle trasformazioni sociopolitiche, soggette a loro volta allo scambio di idee, informazioni e ai cambiamenti globali. In definitiva, l’attuale sistema dell’arte è contraddistinto da un convincimento imperante secondo cui ogni oggetto della quotidianità può essere tramutato in opera d’arte: penso all’estremizzazione di tale pensiero, per esempio con Lana Newstrom – le sue opere invisibili vengono acquistate dai collezionisti per milioni di dollari – che definisce l’arte “immaginazione”; oppure alla banana attaccata al muro col nastro adesivo di Cattelan, valutata centoventimila dollari e sparita in pochi minuti, mangiata da David Datuna. Qual è il ruolo di un critico d’arte contemporanea e quanto il gusto personale può influenzare i criteri analitici adatti a validare l’osservazione e di conseguenza lo studio di un’opera?
La materia è complessa, molto complessa. Io credo che si debba parlare, innanzitutto, di sensibilità nella lettura dell’opera d’arte. Le opere d’arte sono veri e propri strumenti per esplorare l’identità del mondo, per inseguire la verità. E l’arte è strumento fondamentale. Ogni lavoro artistico mira all’impatto sociale, per offrire interpretazioni ed eventuali soluzioni a favore di cambiamenti in positivo. Alimentare il circuito comunicativo tra istituzioni e pubblico, anche nell’ottica di rendere fruibile a tutti l’arte e il suo portato culturale, sia attraverso ricerche sociologiche, sia tramite concrete letture, significa educare all’arte; il che vuol dire quindi offrire a ognuno, attraverso una coscienza analitica, la possibilità di sviluppare la propria sensibilità, e raggiungere autonomia e capacità critica nell’osservare, leggere e trasformare il mondo circostante. Per un equilibrio della mente la bellezza può intervenire come coadiuvante dote umana di una teoria di processi dinamici, che attiva circuiti di relazioni per uno scambio di interconnessioni dialogiche. Ѐ d’uopo trattare un approfondimento sui sentieri dell’arte contemporanea, quindi. Si può guardare all’indietro al grande Caravaggio per sottolineare la sua moderna caratura e si possono segnalare i primati di Picasso, Klee, Burri, Fontana, Klein, Manzoni, maestri indiscussi dell’arte del secolo scorso, in una sorta di continuità ideale. Inquadrature, segnature, sottolineature, incisioni e luci possono essere vagliate con perspicace indirizzo critico per raccogliere esempi e vertigini di una creatività di questi ultimi secoli. Si può seguire un percorso tra critica dell’arte contemporanea e psicosociologia dell’arte; quest’ultima permette di conoscere, attraverso una pluralità di prospettive, un ventaglio del mondo e l’arte aiuta a conoscere sempre forme nuove e caratteri del reale in modo creativo e originale. Possiamo operare analisi sul mondo circostante e su noi stessi. L’arte, ovviamente nei capitoli alti dei capolavori, ha sempre una forte valenza sociale dati i riflessi che nutrono la coscienza individuale e collettiva.Le giovani generazioni miglioreranno se saranno sensibili al proprio patrimonio, tanto da proteggerlo, custodirlo e valorizzarlo. Se saranno stati dotati di adeguate chiavi di lettura e comprensione , e di strumenti critici e operativi, potranno “vivere la bellezza”. E ciò consentirà loro, una volta divenuti adulti, di essere cittadini consapevoli e attenti alla contemporaneità artistica e alla conservazione dei beni culturali. Comprendere l’arte significa stringere la vita.
Uno dei miei pittori preferiti è il polacco Zdzisław Beksiński, un artista innovatore i cui tratti caratteristici, specialmente negli anni che egli stesso definì il suo “periodo gotico”, sono stati la riproduzione di paesaggi desolati in contesti apocalittici, visi di uomini e donne alterati con le tecniche del fotomontaggio, bambole mutilate e volti sfregiati o bendati. Al riguardo, egli dichiarò: «Dipingo l’inferno per non impazzire». Stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti, le misure restrittive imposte dal Governo per tentare di arginare la propagazione del Coronavirus ci hanno portati a un isolamento forzato, che sicuramente sarà motivo di riflessione individuale e di una messa in discussione collettiva di molte certezze acquisite, altresì in ambito artistico. Oggi come oggi, in questa sorta di inferno del senso che stiamo vivendo, di quali peculiarità deve essere padrone l’artista per poter simboleggiare con spessore e pertanto rappresentare, sia in chiave analitica che contemplativa, il presente storico? Potresti indicarci un artista italiano contemporaneo che secondo te possiede unitamente suddette qualità?
Dopo i primi giorni di sbandamento e rientro forzato a casa e permanenza obbligata per isolarsi e attivare il distanziamento sociale, moltissimi artisti hanno risposto all’appello di gallerie, centri, spazi, studi, che s’interessano d’arte contemporanea, che hanno motivato rassegne telematiche, incontri virtuali, e mostre per solidarietà. Anch’io ho collaborato a una di queste mostre-aste, Arte e Solidarietà – Stop Covid-19, con un breve testo, intitolato Essere insieme, contro il Covid-19. Enzo Le Pera, su preciso suggerimento del Maestro Franco Flaccavento, si è reso promotore di un’interessante iniziativa di solidarietà e, così, ha invitato artisti e artiste a donare un’opera a favore di un bonifico alla Terra di Piero, ONLUS cosentina, oppure alla Protezione Civile.
In tempi ristretti, oltre trenta artisti hanno risposto offrendo dipinti e sculture, che lo studio grafico di Stefania Maranzano ha inserito in questo catalogo della piattaforma ISSUU e anche sulla pagina Facebook di Vincenzo Le Pera. L’arte in Italia riesce con varie manifestazioni, da La Biennale di Venezia al Premio Sulmona, a far filtrare componenti essenziali, ma non mancano altre singolari rassegne e collettive di respiro; nel caso di quest’iniziativa, scattata, difatti, sotto la stretta emotiva dovuta alla problematica esistenziale dettata dall’allarme Covid-19, vien fuori la voglia di esserci da parte dell’artista, che si sente rivitalizzato nella sua funzione di stimolatore e di attivatore sociale. Insomma, essere presenti e disponibili ha significato per gli artisti qui presenti una collaborazione attiva, seppur da fermo.
In questo momento, ancora altamente drammatico, vissuto dall’Italia e dal resto dell’Occidente, si riconosce quest’eccellente riunione virtuale, ma vitale. Insomma, questa rassegna riesce a determinare una consistente platea di artisti e di artiste di varie regioni italiane e diventa disposizione informativa di base in cui sono contemplate sequenze contemporanee di multiple e variegate considerazioni estetiche. Questa breve “summa” insegue, idealmente, un appuntamento con il mondo dell’arte e ha il merito di fissare una memoria, seppur breve, ma comunque di un accadimento, che è il primo stress dell’effetto della globalizzazione. Con un’ampia gamma vediamo in elenco nomi storici, consolidati ed emergenti; insomma, un insieme di articolate produzioni sono manifestate e si comprende bene che la creatività non è mai scemata, anzi, nei momenti di crisi segnala algoritmi di passioni e le procedure artistiche seminano interessi traslati, quanto simbolici e metaforici. Chi scorrerà queste pagine vedrà manifestarsi l’abbraccio di chi freme e ha voglia di riformulare l’esprit per il domani e intende firmare una compatta solidarietà.
Panorama dell’arte contemporanea in Italia 2019 (Rubbettino Editore) a cura di Giorgio Di Genova, Enzo Le Pera e Maurizio Vitiello, ha, oltre il merito di fissare una memoria su artisti e artiste in attività con un’ampia gamma dalla fotografia alla pittura, dalla scultura alla digita-art, anche quello di elencare nomi storici, consolidati ed emergenti. Qual è la tua elencazione personale di artisti, valevoli di una menzione speciale in quanto i più rappresentativi a tuo giudizio, dell’arte contemporanea nostrana?
Innanzitutto, io ho collaborato al completamento della serie di Percorsi d’arte in Italia, edizioni dal 2014 al 2018, sempre con Rubbettino Editore. Con Percorsi d’arte in Italia è proseguita la rilevazione di interessanti artisti, italiani e stranieri, viventi o scomparsi, che operano o hanno operato nella seconda metà del secolo scorso sul territorio nazionale. Sono artisti di varie tendenze e instancabili operatori; insomma, ricercatori dell’arte con il pregevole costante intento di migliorarsi. Queste edizioni sono indirizzate a un vasto pubblico di artisti, collezionisti, critici d’arte, galleristi, addetti ai lavori o semplici curiosi, amanti comunque dell’arte. Ogni edizione è una “bussola-guida”, che permette di conoscere i molteplici linguaggi visivi, odierni o di ieri, e di orientarsi nella complessa dialettica delle varie realtà artistiche. Poi, siamo passati a Panorama dell’arte contemporanea in Italia 2019, sempre con l’eccellente Rubbettino Editore. L’arte in Italia riesce con varie manifestazioni, da La Biennale di Venezia, alla 58esima edizione, al Premio Sulmona, ormai alla sua 46esima edizione, a far filtrare componenti vitali. Riuscire a riunire a disporre in rassegne una consistente platea di artisti e di artiste di varie regioni italiane, ma anche di stranieri residenti in Italia, è disposizione informativa di base in cui sono contemplate sequenze contemporanee di multiple e variegate considerazioni. Questa pubblicazione, che segue idealmente un appuntamento ormai fisso con il mondo dell’arte, ha il merito di fissare una memoria, seppur breve, ma, comunque, memoria su artisti e artiste in attività. Insomma, un insieme di articolate produzioni sono manifestate e si comprende bene che la creatività non è mai scemata, anzi nei momenti di crisi segnala algoritmi di passioni, e le procedure artistiche seminano interessi traslati, quanto simbolici, metaforici, allegorici… Nell’accogliente “repubblica delle lettere e delle arti” si manifesta, anche vibratamente, per ribadire l’abbraccio consistente col futuro, esigenza indissolubile, perché le idee maturino per incontrare l’altro e per cementare una socialità condivisa. Molti, davvero molti, sono gli artisti validi.
Non credo che si debbano citare solo i pochi nomi che fanno notizia. Oltre a Maurizio Cattelan, Marco Lodola e Luca Pignatelli, che sono i primi che mi vengono in mente, c’è altro. Io credo che si possa parlare, ad esempio e velocemente, guardando solo al Sud, di alcuni qualificatissimi artisti: per l’Abruzzo c’è Alfredo Celli, per le sue eleganti elaborazioni astratte post-burriane; per la Campania c’è Maria Daidone, che lavora col plexiglas per congelare, in un tempo trasparente e magico, stratificazioni di racconti in carta e rame; per la Puglia c’è Myriam Risola, sempre versatile e misurata nelle sue disposizioni ludiche; per la Calabria c’è Natino Chirico, che rivisita con raffinata mano e con verso fabulistico icone del Novecento, da Charlie Chaplin a Michael Jackson; per il Lazio c’è Antonella Cappuccio, che continua a trattare figure nell’alveo del “citazionismo” di classe; per la Sicilia c’è Concetta De Pasquale, che vive col sole in faccia e respira il mare e riesce a consegnare e a imprimere su carte e tele la sua immagine e la sua identità; per il Molise c’è Vincenzo Mascia, che procede nel suo laboratorio a classificare opere di nettezza assoluta, di combinazioni cromatiche esemplari con raffinatissime soluzioni astratte della corrente “madi”; per la Basilicata c’è Donato Linzalata, scultore che guarda all’icastica del passato e rende figure importanti con materiali diversi. E vorrei fermarmi a queste regioni del Sud, perché questi artisti e queste artiste meritano attenzione e, allora, suscitiamo con questi nomi passaggi di curiosità, perché meritano attenzione, vera attenzione.
Cambiamo registro: la letteratura. Indicaci una fatica letteraria dotata, secondo te, delle caratteristiche idonee – sempre se è possibile – per poter disarcionare le limitazioni di genere e quindi per poter essere definita in lato sensu opera d’arte.
Tu sai, che mi è cara Napoli. La si può apprezzare leggendo pagine di libri, visionare sit-com in tv o film al cinema o ascoltando musica. Credo che si debba venire a Napoli; visitarla dovrebbe essere d’obbligo. Credo che sia l’unica città-mondo del pianeta Terra.
Inobliabile e inossidabile, sfida la storia e, conseguenzialmente, il mito e resta nella magia più piena tessuta in una rete di costellazioni di geografie umane. Leggere una città è visione d’arte contemporanea, e voglio essere finemente provocatorio. Io ho letto la mia città attraverso le visioni dall’alto con droni, l’indugiare della macchina da presa su strade, vicoli, piazze e in interni posillipini di prestigio o chic di Chiaia… Ecco, ho rivisitato la mia città con Un posto al sole e anche con I bastardi di Pizzofalcone, usciti dalla penna di Maurizio De Giovanni. Questo autore viaggia sui confini del giallo senza tralasciare di fornire indizi sulla città e sui profili intimi sulle variegate gemmazioni antropologiche che l’abitano.
Intervista a cura di Roberto Addeo
(L’intervista è stata realizzata telematicamente)