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Lea Melandri anteprima. Come nasce il sogno

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Come nasce il sogno d’amore” di Lea Melandri è stato pubblicato per la prima volta nel 1988, ed esce il 14 aprile nella nuova edizione curata nella Collana Le tre ghinee (Fernandel Editore pp. 208 € 15.00). È considerato uno scritto fondamentale e rappresentativo della voce femminista. Lea Melandri indaga lungo le avverse contraddizioni e le convenzioni sociali del sogno d’amore, elabora una complessa trama della percettività umana, orienta l’esigenza di unità, di una intesa simbiotica nella combinazione emotiva di due esseri umani in un solo, empatico possesso. Svela la stretta e ineluttabile dipendenza dell’appartenenza intima instaurata nella relazione interpersonale, narra le conseguenze fatali di ogni attitudine automatica e inconsapevole verso la dominante soggezione psicologica, esistenziale e affettiva, smaschera l’ambigua e irragionevole distorsione dell’amore, indirizzata a urtare spietatamente sulla sua strada brucianti disinganni. L’autrice ricompone l’immutata fiducia nel bisogno d’amore, nella urgente necessità di perpetuare nelle generazioni l’estensione di ogni suggerimento inconscio dell’innamoramento, sottolinea la consuetudine di una memoria implicita al passaggio inalterabile e indomabile della dedizione primaria e originaria, dell’accurata tradizione alla vita coniugale. Con sapiente maestria evidenzia l’illuminante pensiero della scrittrice Sibilla Aleramo, a cui è rivolta una parte importante del libro, rinnova l’elogio di una primitiva rivelazione dei sentimenti, oltrepassa la languida e svenevole accusa di sentimentalismo. Omaggia la figura e il pensiero del filosofo Carlo Michelstaedter, in particolare in riferimento alla “dipendenza affettiva”, nel tentativo di rendere equilibrio e integrità al sogno d’amore, oltre la stereotipata riduzione del suo valore, e di affermarlo come il presupposto essenziale nella divulgazione sensibile della cultura, il raggiungimento dell’unione, la solidarietà tra maschile e femminile nella società. L’argomento fondamentale del libro congiunge la sintonia profonda e l’inclinazione del retaggio di genere attraverso la scissione e l’ancestrale contrarietà tra la passione e l’intelletto, la restituzione domestica della natura, l’educazione universale, la formazione dell’individuo intorno all’emancipazione della comunità. Lea Melandri applica al concetto di amore una rivoluzione del soggetto, svolge un’indagine intimista intorno alla trasformazione dell’indipendenza interiore. Una combinazione letteraria di pensieri, animati dalla consapevolezza, riconsegna l’intangibile verità nell’estensione temporale della scrittura, affida alla coscienza del sogno l’eredità arcaica del destino dell’uomo e della donna e il riconoscimento del proprio limite nel corpo e nell’anima. Percorre il cammino del dolore, accosta il timore alla contrastante sorgente dei desideri, richiama il residuo dell’immaginario nella memoria di una intuizione efficace, sostenuta tra l’incanto dell’istinto e l’illusorietà. L’impulso premonitore e provocatorio delle donne designate come energia innovatrice della civiltà, come arricchimento irrinunciabile per l’uomo, evolve il passaggio a un’aspirazione evocata da suggerimenti convincenti che ripristinano la misura delle cose con la distribuzione funzionale del discorso, nella militanza tra sessismo e identità.

Rita Bompadre

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Dotata di intelligenza, cultura e capacità creative, oltre che di un forte senso di sé, Sibilla si viene a trovare, di necessità, più vicina agli uomini che alle donne. Della sua «tempra virile» hanno bisogno quelli che l’avvicinano e che traggono da lei nutrimento per le loro capacità, anche se finiscono per accontentarsi del calore che viene dal suo corpo. Una volta rafforzati, moralmente e spiritualmente, i campi tornano a dividersi: l’uomo afferma la sua diversità e la legge che lo lega ai suoi simili, tutto ciò che lo porta fuori da una casa, lontano da una donna e da quel «mondo interiore» che Boccioni voleva buttare dalla finestra, per dedicarsi esclusivamente ai suoi colori. Ma come Boccioni, sprezzante della sentimentalità e dell’amore, non può nascondere una madre che, nella stanza attigua allo studio, cucina per lui, così è per tutti gli altri: rifiutano l’interezza, essere insieme vita e pensiero, sentimento e ragione, perché possono raggiungere lo stesso equilibrio attraverso la separazione e la divisione dei compiti. L’uomo può essere adulto perché una donna, in un’altra stanza, conforta il suo bisogno di infanzia, può mostrarsi forte e attivo perché ha chi protegge la sua debolezza e i suoi abbandoni. Maschile e femminile, corpo e mente, natura e storia, è ciò che egli ha artificiosamente separato per poter ogni volta nascere e tornare bambino, essere la madre ed essere diverso da lei. In questa altalena di opposti, la donna si inserisce forzatamente, il suo bisogno

di globalità e di interezza è l’impossibilità di collocarsi o solo su un versante o solo sull’altro: né solo natura né solo cultura, né solo maschio né solo femmina, nel significato che l’uomo ha dato ai suoi opposti desideri, essa può solo tentare di metterli insieme in uno sforzo creativo che è l’illusione di far nascere se stessa. Ma perché ciò avvenga, è necessaria una strettissima unità a due, silenzio e solitudine attorno e una garanzia d’amore totale, che si rompe appena l’uomo si profila come irriducibilmente diverso e staccato, incapace dell’attenzione e della tenerezza di

una madre, intollerante della posizione di figlio, se diventa un impedimento alla sua vita sociale. È così che Sibilla deve constatare ogni volta di aver partorito non se stessa, ma uno che sarà uomo altrove, fuori casa, con altre donne.

Egli è nella mia vita in modo indicibile. Non già che sia divenuto una cosa stessa con me… ma restando da me differentissimo, domina tanto e riempie tanto di sé ogni mia ora, ch’io quasi più non lo distinguo

Mentr’egli mi respirava e si nutriva di me, della mia anima, della mia esperienza enorme, io intanto era come se vivessi per sortilegio con i suoi gracili anni, godessi e soffrissi con l’età di lui, in uno sdoppiamento continuo, formidabile

L’amore di Sibilla per Franco Matacotta, che occupa il Diario degli anni 1940-1944, data la grande differenza di età, assomiglia, fin dall’inizio, a una maternità reale. Franco è il figlio che si nutre della storia di lei, cresce per questo, diventa poeta maturo e sensibile, mentre Sibilla, per una specie di osmosi, diventa giovane, il

«ragazzo indaffarato» che avrebbe voluto essere”.

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