In Italia L’Amica Geniale e gli altri best-seller di Elena Ferrante stanno ispirando le scrittrici e rivoluzionando l’establishment letterario dominato dagli uomini.
Articolo di Anna Momigliano
Traduzione di Roberta Denti
9 dicembre 2019
ROMA — In Italia, il romanzo letterario è stato a lungo considerato un affare da uomo. Editori, critici e comitati dei premi letterari hanno snobbato i libri delle donne definendoli letteratura da pollastrelle e letture da spiaggia. Sbeffeggiavano Elena Ferrante, autrice di L’Amica Geniale chiamandola una scrittrice di libri che si leggono tutti d’un fiato.
Poi i romanzi ambientati a Napoli della Ferrante sono diventati un caso internazionale, arrivando a vendere oltre 11 milioni di copie e ispirando la celebrata serie televisiva prodotta dalla HBO, cementando in questo modo la sua reputazione di romanziera italiana di maggior successo da molti anni a questa parte. La sua ascesa, e la riscoperta di alcune delle più grandi scrittrici italiane del secolo passato, ha incoraggiato una nuova ondata di donne scrittrici, dando una scossa all’establishment letterario del paese. Oggi le scrittrici italiane vengono insignite di prestigiosi premi letterari, sono tradotte e vendono copie.
Il loro successo ha dato il via in Italia a una discussione più ampia su cosa costituisca letteratura in un paese dove il virtuosismo autoreferenziale è spesso tenuto in maggiore considerazione rispetto allo storytelling, alla risonanza emotiva e a tematiche quali il sessismo o i ruoli di genere.
“Una volta eravamo più riluttanti a scrivere di certi argomenti, nel timore che potessero essere etichettati come ‘roba da donne,’” afferma Veronica Raimo, autrice del romanzo Miden che indaga il matrimonio, la maternità e le accuse di abuso sessuale, tradotto quest’anno in inglese. “Sussisteva l’idea che le storie raccontate dalle donne non potessero essere universali. Ma le cose stanno cambiando.”
Un’autrice che sta vedendo in prima persona quest’evoluzione in positivo è Helena Janeczek, che pubblica libri da decenni ma che solo l’anno scorso è diventata la prima donna in 15 anni a vincere il Premio Strega, il più importante riconoscimento letterario in Italia.
“Ce n’è voluto di tempo, non credi?” dice la scrittrice. “Ma la cosa non mi ha più di tanto sorpreso. I tempi stanno cambiando.”
Il libro che le ha fatto vincere il premio, pubblicato lo scorso ottobre in inglese con il titolo The Girl With the Leica è un romanzo storico che narra la storia della fotografa di guerra Gerda Taro, uccisa nel 1937 mentre era impegnata a documentare la Guerra Civile Spagnola insieme al suo fidanzato e più famoso collega, Robert Capa.
Negli ultimi due anni, i romanzi scritti da donne hanno costituito quasi la metà dei 20 libri più venduti in Italia nel campo della narrativa, una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2017, stando ai dati rilasciati da Informazioni Editoriali, che analizza le vendite nelle librerie italiane.
Nelle interviste, autori, editor, critici, traduttori ed editori italiani hanno detto che le scrittrici hanno conquistato una notevole attenzione. Alcuni definiscono il fenomeno “L’effetto Ferrante.”
L’Amica Geniale e altri libri della Ferrante (il suo ultimo La Vita Bugiarda Degli Adulti è uscito in italiano il mese scorso e sarà pubblicato in inglese con il titolo The Living Life of Adults prossimo anno) hanno dimostrato che “c’è un mercato per la narrativa scritta da donne,” dice Daniela Brogi, professoressa di letteratura contemporanea presso l’Università per Stranieri di Siena. “Inoltre, hanno anche infuso dignità letteraria alla narrativa sulle donne.”
In precedenza, i critici dell’establishment letterario italiano scartavano senza tante remore le storie che riguardano i legami tra le donne. La situazione è cambiata.
Tre libri di recente pubblicazione, di cui si è molto discusso, indagano i rapporti madre-figlia: L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, pubblicato la scorsa estate in inglese con il titolo A Girl Returned è una storia di formazione ambientata nel rurale meridione; La Straniera di Claudia Durastanti rievoca l’educazione della scrittrice all’interno di una famiglia disfunzionale tra Brooklyn e la Basilicata; il romanzo Addio Fantasmi di Nadia Terranova narra la storia di una trentenne che si trova a fare i conti con il doloroso passato quando torna a casa per fare visita alla madre. Entrambi i libri sono in fase di traduzione in inglese.
Veronica Raimo, autrice di Miden ha detto che i lettori più giovani in Italia sono diventati più aperti nei confronti delle donne scrittrici in parte come risultato di aver letto libri scritti da donne tradotti in italiano.
“Sanno che ci sono paesi dove avere scrittrici come Jennifer Egan o Zadie Smith è considerato normale,” dice la Raimo.
Tuttavia molte scrittrici di questa nuova ondata attribuiscono l’attuale slancio della letteratura femminile alla Ferrante, pseudonimo di una scrittrice che ha sempre difeso la propria anonimità persino quando i suoi libri sono diventati best-seller. (Alcuni speculano che la Ferrante sia Anita Raja, apprezzata traduttrice letteraria sposata con lo scrittore Domenico Starnone, e hanno cercato le prove della penna del marito nel suo lavoro.)
Al di là delle speculazioni sul suo nome, la Ferrante ha generato un interesse internazionale per gli scrittori italiani nel loro complesso.
“Nel mondo si parla molto degli scrittori italiani contemporanei, tra i quali molte donne e anche scrittori appartenenti alle minoranze e questo lo dobbiamo in gran parte alla Ferrante,” dice Igiaba Scego, scrittrice somalo-italiana. Il suo romanzo Oltre Babilonia, che esplora i traumi dell’esperienza migratoria attraverso gli occhi di due donne, è stato tradotto in inglese quest’anno dopo essere stato pubblicato dieci anni fa in Italia.
Alcune nuove traduzioni riguardano opere italiane di diversi decenni fa.
Una nuova traduzione in inglese di Lessico Familiare, il capolavoro del 1963 di Natalia Ginzburg è stata pubblicata nel 2017. Altri tre suoi romanzi sono stati ripubblicati quest’anno, due dei quali in nuove traduzioni. Anche un’altra importante scrittrice italiana del dopoguerra, Elsa Morante (che la Ferrante ha citato come sua fonte d’ispirazione), sta vivendo una rigenerante riscoperta con una nuova traduzione uscita quest’anno del suo classico romanzo di formazione L’Isola di Arturo.
Ciononostante, le scrittrici italiane si trovano ancora ad affrontare ostacoli.
“Il problema non è essere pubblicate o vendere copie,” dice la Janeczek. “Ma ottenere un riconoscimento.”
La scrittrice sostiene che le donne in generale sono state tenute lontane dal canone italiano e che il successo all’estero della Ferrante è improbabile che le serva per avvicinarsi di più. “Quando la Ferrante ha ottenuto tutto quel riconoscimento all’estero, i nostri critici dicevano ‘Guarda un po’, gli americani pensano che sia una grande scrittrice,’” dice la Janeczek.
Nel 2015, mentre la Ferrante riceveva un enorme plauso, il romanziere Francesco Longo scrisse sul quotidiano romano Il Messaggero: “Elena Ferrante è molto brava a raccontare storie. Ma non è una scrittrice.”
Alcune esperte di critica letteraria in Italia credono che il loro corrispettivo maschile non stia cogliendo il nocciolo della questione.
Tiziana de Rogatis, critica letteraria il cui libro dedicato alla dizione di Elena Ferrante è uscito questo mese negli Stati Uniti, sostiene che la Ferrante, al pari della Morante, è una scrittrice dal pensiero sofisticato che sceglie di scrivere in maniera semplice ed empatica per essere compresa. Gli accademici, sempre secondo la de Rogatis, alla fine si mettono al passo con i grandi autori “che hanno dapprima riscosso successo popolare.”
Alcuni scrittori e professori di letteratura argomentano che è l’elitismo fané, più che un manifesto sessismo, a intralciare il riconoscimento delle opere scritte da donne.
“In Italia si continua a ritenere che la narrativa letteraria dovrebbe essere virtuosa e autoreferenziale,” afferma Elisa Gambaro, professoressa presso l’Università di Milano. Di conseguenza, la narrativa che riscuote successo commerciale è spesso denigrata.
Tuttavia alcune donne dicono che dovrebbe essere il contrario.
“Per dirla senza mezzi termini, le donne scrittrici tendono a essere meno autoreferenziali perché sono abituate a pensare meno a loro stesse come centro del mondo,” sostiene Daniela Brogi, professoressa di letteratura contemporanea presso l’Università per Stranieri di Siena. Secondo lei, le donne hanno sviluppato il linguaggio letterario per essere meglio comprese – e incidentalmente, per essere più facili da tradurre – perché sono state così spesso ignorate. Si trattava di una condizione, dice la professoressa, che la Ferrante ha eloquentemente definito “smarginatura”, ossia l’essere marginalizzate.
Ma questo nuovo gruppo di scrittrici sta spingendo verso il centro.
“Ci stiamo sostenendo a vicenda, denunciando il doppio standard,” afferma la Durastanti. “Questo senso di sorellanza qualche anno fa non c’era.”
Terranova dice che si possono già vedere i risultati.
“L’Italia ha sempre avuto grandi scrittrici. L’unica grande novità è che oggi, per la prima volta, stanno ottenendo un riconoscimento.”