Nel pieno dell’età vittoriana, giunta alla sua fase matura che vede la classe borghese britannica consolidare il potere, si affermano valori come il progresso nella scienza e nell’autorità, nell’affermazione di sé. Ma questa è anche l’epoca moralistica e puritana. Quest’epoca, come tutte le epoche di transizione, presenta non poche spinte contraddittorie che trovano riflessi nella letteratura, nell’arte e nella filosofia. Iniziarono ad agire una serie di artisti che partendo dalla letteratura dei soggetti letterari tratti da Keats, Shakespeare, l’evocazione delle favole celtiche, della Vita Nova di Dante e dei pittori del rinascimento italiano, ricercavano un freddo simbolismo erudito. Fondata nel 1848 in casa di John Everett Millais, la Confraternita dei Preraffaelliti, insofferente ai condizionamenti della Royal Acadamy, interpretò l’inquietudine della società del tempo, nonché il senso di crisi che caratterizzava l’arte in Inghilterra in quel dato periodo storico. Pochi giovani artisti: Millais, William Holman Hunt, Dante Gabriele Rossetti a cui si aggiunse Ford Madox Brown, contrari all’industrializzazione selvaggia, basarono la loro poetica sul ritorno alla natura e sul ripristino e studiato senso profondo delle letture evangeliche. Immagazzinarono l’ esperienza dei Nazareni, a cui si rifacevano, con la riscoperta dell’arte medievale fino all’affermazione del primo rinascimento, che precedeva la produzione matura di Raffaelo. Da qui la denominazione assunta, ossia Confraternita Preraffaellita. L’intreccio tra arte e vita che era il loro obiettivo si rifaceva ad un nesso tra ideale etico e purezza della forma. Determinante per il gruppo il pensiero di John Ruskin che nell’analisi della pittura antica illustrava che ogni dettaglio realistico aveva il suo significato simbolico, ovvero quella “verità di natura”, in quanto la natura era frutto diretto dell’emanazione e dell’amore divino. Si stabiliva un intreccio fortissimo tra Verismo e Simbolismo e in tale identificazione i Preraffaelliti svilupparono una accuratezza meticolosa per i dettagli fino ad una sorta di iperrealismo dagli effetti misteriosi, allucinanti, del tutto irrealistici. Nel 1850 pubblicarono una rivista di arte e letteratura chiamata “Il Germe. Pensieri sulla natura in Poesia, Letteratura e Arte” di cui uscirono solo quattro e discussi numeri. La fratellanza praticata dai preraffaelliti, avvolti in una segretezza misteriosa, il manifesto di esordio con cui proponevano una lista di immortali (da Gesù Cristo al presidente americano George Washington) e la loro pittura al di fuori di tutte le convenzioni tipiche dell’epoca vittoriana, provocarono loro critiche acutissime da parte del pubblico sorpreso e della critica ufficiale, con unica eccezione di Ruskin che li difese corposamente. Sul piano letterario le loro poesie furono così licenziose e improntate alla più grande libertà, tanto da creare un notevole impulso alla evoluzione del movimento in una direzione estetizzante che in un secondo periodo sarebbe stata condivisa dal critico d’arte Walter Pater e fu da stimolo per il grandioso letterato decadente Oscar Wilde. Fra i pittori ritroviamo chi portò all’esasperazione miniaturistica la ricerca della “verità di natura” in opere come Ofelia di Millais. In tale raffigurazione, Millais, affidò gran parte del senso del dipinto ad una accuratissima e precisissima parte botanica, dove ciascuna delle piante raffigurate ha un significato simbolico. Piante e fiori giocano da protagonisti di primo piano soprattutto nella composizione, in quanto si stabilisce una vera e propria continuità fra il corpo di Ofelia, l’acqua e le piante che la circondano. Del tutto assente, infatti, la profondità spaziale in un contesto raffigurativo proiettato pienamente in primo piano, come un dipinto medievale. Colpisce inquietantemente il volto della fanciulla, appena fuori dall’acqua, con la sua conturbante fissità.