Io e l’Albanese abbiamo gusti diversi. Tifiamo per la stessa squadra di calcio, abbiamo la stessa idea della vita, le stesse idee politiche – anche se le sue sono più radicali – ma in fatto di libri, abbiamo gusti diversi.
Per questo, ogni volta che mi chiede un consiglio, sono in imbarazzo e la mia mente va a spasso perché se penso alle mie ultime dieci letture nemmeno una andrebbe bene per lui, perché lo conosco e so che se gli consigliassi Dagerman, se gli consigliassi un libro di Bernhard o di Jon Fosse, me lo tirerebbe appresso.
Così, quando ho avuto tra le mani Il Recidivo di Les Edgerton, pubblicato da Elliot e tradotto da Marco Piva ho pensato: ecco un libro che va bene per il mio amico, perché a lui piacciono le storie di strada, di vita, gli piacciono gli scrittori che vanno dritti al punto. Gli piace la scrittura asciutta, che io definisco in quattro quarti, con frasi brevi fatte da soggetto, verbo, predicato e punto. Ci sono poche virgole in Il Recidivo, nessuna subordinata e al mio amico la letteratura piace così.
Semplice e diretto, Edgerton è un duro da scuola dei duri, quella di Ellroy, quella di Chandler.
Non è precisamente Edward Bunker, ma anche Edgerton ha conosciuto la galera, la strada, la faccia scura del sogno americano.
Jake è il recidivo di questa storia, uno che ha conosciuto il carcere e sta cercando di andare avanti. Lavora come parrucchiere e, insieme a sua moglie, sogna di aprire un salone tutto suo. Ha già scelto il posto e sta aspettando gli arredi. Sua moglie è incinta e a casa sua vive anche suo fratello adolescente, perché i loro genitori sono morti in un tragico incidente e lui non sa dove andare. Tutto sembra camminare nella giusta direzione perché Jake ha smesso di bere, è un bravo parrucchiere ed è un uomo ottimista. Succede, succede ogni volta, che il passato torni e ti trascini.
Dice Edgerton che se un detenuto si guarda indietro, torna indietro. Ci sono volte nella vita in cui un uomo dovrebbe essere ingrato ma Jake non ci riesce e quando Walker Joy gli chiede un favore, un ultimo colpo da fare insieme, Jake non riesce a sottrarsi.
Pallina, come tutti in galera chiamavano Walker Joy, lo ha salvato da uno stupro tra carcerati, era il suo amico in cella, l’uomo con cui ha condiviso i suoi giorni di prigionia e certe cose non si dimenticano. Ci sono poi segreti che dovrebbero rimanere tali ma in carcere il tempo non passa mai e va a finire che racconti tutto il tuo passato, le cose di cui ti penti e quelle stupide che non rifaresti. Walker Joy è un uomo feroce e ha la bocca molto grande e una di queste storie la racconta alla persona sbagliata.
C’è un gioielliere pericoloso a cui Walker Joy deve un sacco di soldi e l’unico modo per saldare il debito è un furto di diamanti. Jake era un grande scassinatore e non c’è nessun altro con cui fare questo colpo, che è facile facile, ci vuole un minuto, gli dice l’amico, noi entriamo e lo facciamo e poi siamo ricchi.
Nulla sarà facile e da quando metteranno piede dentro la casa che devono derubare sarà un susseguirsi di guai, omicidi e fughe, fino alla fine.
I’m, burning bright as hell
Here comes that weird chill
But I wish you well …
Cantava Mark Lanegan in un brano, Wish you well, che sarebbe perfetto come colonna sonora dell’ultima scena di questo romanzo cattivo, che non vuole consolare, che sa essere doloroso, che brucia, apre ferite, però ci vuole bene.
Pierangelo Consoli
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Les Edgerton, Il recidivo, Elliot 2023, Pp. 294, Euro 19,50