Il vero virus è il Covid-19 o la dittatura cinese? È questa la domanda principale che Liao Yiwu pone al lettore.
Se il regime non avesse zittito il medico ( Li Wenliang) che scoprì il coronavirus e cercò di raccontare al mondo la verità e i giornalisti (Zhang Zhan, Chen Quishi, Li Zehva) che provarono a denunciare che cosa stava accadendo a Wuhan, forse il mondo non avrebbe mai avuto a che fare con il Covid-19. Questa, invece, rappresenta la tesi che Liao Yiwu vuole dimostrare nel suo libro.
Liao Yiwu è considerato un «nemico del popolo» in Cina, colpevole di aver scritto un poema, e di averlo recitato in pubblico, per commemorare le vittime del massacro del 4 giugno 1989, allorquando il governo represse nel sangue le proteste di piazza Tian’ammen1. È stato arrestato, incarcerato per quattro anni e sottoposto a tortura perché, davanti ai giovani stritolati sotto i cingoli dei carri armati, al silenzio ha preferito la narrazione.
Proprio come allora, anche oggi Liao Yiwu ha scelto di non voltarsi dall’altra parte di fronte all’origine e alle conseguenze della pandemia di Covid-19, per la quale tutto il mondo ha sofferto, ma che in Cina è stata sfruttata dal regime per imporre la più importante, imponente, omnipervasiva e tecnologicamente avanzata forma di controllo su ogni aspetto della vita della popolazione.
L’autore, attraverso la voce del protagonista, descrive la violenza con cui il governo cinese ha imposto il lockdown, trasformando tutto il paese «in una enorme prigione». Riunisce tutte le impensabili vicende di dolore, sofferenza e soprusi avvenute in Cina, che in qualche modo hanno superato la grande censura. Indaga l’origine del virus di Wuhan, sottolineando tutti gli elementi ambigui che riguardano il laboratorio P4 (laboratorio di microbiologia con un altissimo livello di sicurezza), elencando le diverse teorie scientifiche sul virus e raccontando della feroce repressione posta in essere dal governo ai danni delle poche voci libere che hanno cercato di informare il Paese.
Le misure di confinamento poste in essere in Italia e in Europa non hanno nulla a che vedere con il «modello cinese» applicato a Wuhan o Shanghai:
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Divieto assoluto di uscire di casa, per qualsiasi ragione.
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Tamponi obbligatori ogni due o tre giorni.
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Quarantene infinite.
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Abitazioni sigillate e inchiodate dall’esterno.
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Quartieri chiusi da recinzioni di ferro alte tre metri.
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Trasferimento coatto dei positivi in strutture governative per settimane.
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Droni dotati di altoparlante che si aggiravano tra i condominii per ammonire la popolazione.
E ancora: arresti, pestaggi e vessazioni per chi ha protestato tramite internet, per chi ha denunciato sui social la sorte di chi è morto di fame o per la mancanza di medicine, per i tanti suicidi motivati dalla disperazione.
Liao Yiwu sottolinea come in Cina qualsiasi voce dissidente o anche solo vagamente critica veniva immediatamente messa a tacere. Il coro della narrazione doveva assolutamente risuonare come un’unica voce.
Racconta anche di scene raccapriccianti, di morti, di malati che non hanno ricevuto le cure perché gli ospedali erano in sofferenza, sovraffollati e impossibilitati ad accogliere tutti i malati. Di persone decedute perché giunte o accompagnate in ospedale quando era ormai troppo tardi.
In Italia, contrariamente alla Cina, il coro di opinioni, pareri e consigli non è mai stato unanime. Piuttosto mutevole e, a volte, persino contraddittorio.
Ciò che invece ci avvicina al paese asiatico sono i tanti morti, le file lunghissime fuori dai pronto soccorso, le persone giunte in ospedale tardivamente.
Il 22 febbraio 2021 la prima pagina del New York Times è ricoperta di puntini neri, cinquecentomila. Ogni puntino rappresenta un americano ucciso dal «virus di Wuhan».
Indipendentemente dal fatto che il virus sia uscito o meno dal laboratorio P4, i risultati sono stati in linea con le caratteristiche di una «guerra senza limiti».
La definizione «virus di Wuhan», che l’autore ritiene essere la più corretta, non è un’accezione politica, piuttosto un’espressione che rispecchia la realtà fattuale: Wuhan è il luogo d’origine del potente virus che ha scatenato la pandemia da Covid-19. Analogamente a espressioni quali:
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Incidente nucleare di Černobyl.
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Disastro nucleare di Fukushima.
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Virus Ebola (dal nome del fiume Ebola in Africa occidentale).
In un primo momento, le autorità locali hanno usato il termine «polmonite di Wuhan», in seguito severamente vietato dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Il nome «Coronavirus Disease 2019», abbreviato in «Covid-19», adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è, per Liao Yiwu, frutto di un compromesso. Evita deliberatamente di fare menzione dell’origine del virus, proprio come accadde per l’epidemia di Sars in Cina del 2003. Conseguenza diretta è stato che la maggior parte dei cinesi ha dimenticato o sempre ignorato che il primo caso di Sars era stato scoperto a Foshan, nella provincia di Guanddong.
La Sars del 2003 è stata la prima epidemia, in questo secolo, ad avere un impatto reale sulla salute pubblica della Cina. Oltre 10.000 infezioni in patria e all’estero e 1459 morti.
A partire dal 2004, Shi Zhengli e il suo team hanno lavorato assiduamente per rintracciare la fonte del coronavirus Sars con il pieno supporto dell’Istituto di Virologia dell’Accademia Cinese delle Scienze scoprendo, tra l’altro, che un cluster di coronavirus del tipo Sars che circola nei pipistrelli mostrava il potenziale per un contagio nella specie umana.2
Anche i gatti hanno un virus Hiv, comunemente noto come Fiv, ma pur vivendo a stretto contatto con le persone, il Fiv non contagia le persone perché non ha il codice per farlo.
Ecco allora il quesito fondamentale che si pone l’autore: quali sono le condizioni necessarie per mutare il coronavirus trasportato da un pipistrello nel Covid-19?
Due sono le possibilità:
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Mutazione naturale.
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Mutazione in laboratorio.
La prima non può riguardare il Covid-19 perché manca l’ospite intermedio che avrebbe consentito al virus di trovare gradualmente il codice genetico della mutazione umana.
Per quanto riguarda la seconda ipotesi, Liao Yiwu ricorda che nel database di Shi Zhengli sono conservati almeno cinquanta tipi di coronavirus ma nessun database di coronavirus da pipistrello.
Un virus con proteina S (spike) modificata si diffonde tra gli ospiti, e questi diventano animali Spf (liberi da agenti patogeni) selezionabili: topi, ratti e scimmie.
Le comuni modalità di trasmissione del virus sono:
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Trasmissione di droplet, come accade per esempio per il virus dell’influenza.
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Trasmissione ematica, come l’Hiv.
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Trasmissione da madre a figlio, come nel caso dell’epatite B.
Con i ricettori ACE2 nella proteina S del pipistrello modificati, il virus può essere trasmesso immediatamente all’uomo.3
Il laboratorio diretto da Shi Zhengli possiede i campioni di virus originale ospitato dai pipistrelli e un intero database di coronavirus e per certo, sottolinea Liao Yiwu, ha studiato il modo di trasformarlo nel Covid-19. Tuttavia, nonostante la sua straordinaria audacia, l’autore è convinto che mai Zhengli avrebbe lasciato che il virus si diffondesse nella società. Nessun operatore scientifico lo farebbe perché contrario ai principi su cui tutti hanno giurato.
È convinto inoltre che la pandemia non sia frutto di una cospirazione cinese. Il progetto portato poi avanti solo da Shi Zhengli e dal suo team è stato inizialmente finanziato dagli Stati Uniti e un gruppo medico della Carolina del Nord ha collaborato con i virologi cinesi fino al 2014.
Al 10 marzo 2023 i decessi totali per Covid-19 sono 6.881.955, dei quali oltre i milione solo negli Stati Uniti. In Italia sono 188.322 mentre in Cina 101.056.4
Irma Loredana Galgano
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Liao Yiwu, Wuhan. Il romanzo documentario, Leone Grotti (a cura di), Guerini e Associati, Milano, 2022.
Traduzione di Camilla Balsamo.
Titolo originale: When the Wuhan virus came.
Liao Yiwu: scrittore, musicista e poeta. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e il suo è stato uno dei nomi emersi per la candidatura al Premio Nobel per la Letteratura 2021. È fuggito dalla Cina nel luglio 2011 e oggi vive a Berlino.
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1https://www.britannica.com/event/Tiananmen-Square-incident
2Nature Medicine, 9 novembre 2015 (corretto il 6 aprile 2016): https://www.nature.com/articles/nm.3985
3Nature Medicine: articolo citato.
4John Hopkins University & Medicine, Coronavirus Resource Center: https://coronavirus.jhu.edu/map.html