Il palestinese Munther Fahmi, proprietario di una libreria presso l’American Colony Hotel, aveva perduto i suoi diritti di “residenza permanente” (garantitigli nel 1967 a seguito dell’annessione della zona est della città da parte di Israele, quando si era trasferito negli Stati Uniti all’età di 21 anni).
Tornato in Israele, aveva scoperto che l’acquisizione della cittadinanza americana aveva annullato i suoi diritti di residenza, costringendolo a dipendere da una serie di visti da rinnovare ogni due anni. Finché il Ministro dell’Interno non gli aveva comunicato che i rinnovi non erano più concessi.
La deportazione di Fahmi era stata rimandata mediante appelli alla Corte Suprema e l’intervento di una commissione interministeriale sulle questioni umanitarie: nel frattempo anche una petizione online a suo favore firmata da centinaia di cittadini israeliani e non (inclusi gli scrittori Amos Oz, David Grossman, Ian McEwan, Roddy Doyle e John Banville). Dopo sei mesi di delibere, la commissione ha garantito a Fahmi un permesso di residenza di due anni, che probabilmente, una volta scaduto questo termine, sarà reso definitivo.
(Cecilia Martini, Il Tropico del Libro.it, 30-1-2012)