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L'Inquieto. Intervista ai curatori

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L’inquieto è una rivista di racconti illustrati. Due elementi che sono perfettamente in equilibro grazie all’attenzione dei due curatori.

L’inquieto

Cosa ti/vi ha spinto a creare una rivista letteraria? E quanto tempo fa è successo?

Martin: L’Inquieto nasce nel 2013 a Firenze da un’idea mia e di Bernardo. A spingerci sono state la disoccupazione e la noia. Io ero tornato da Torino a Firenze in attesa – più che in cerca – di un lavoro (possibilmente nel campo editoriale), Bernardo era rimasto in città dopo essersi diplomato alla scuola Comics e muoveva i primi passi come illustratore free lance. Scrittura+disegno+noia e L’Inquieto era pronto.

Da circa un anno e mezzo si è aggiunto alla squadra anche Nicolò Ciccarone, che si occupa della grafica e dell’impaginazione del numero in PDF.

Bernardo: la narrativa illustrata sfortunatamente si esaurisce varcati i 14 anni, manca quasi completamente l’offerta per un pubblico adulto. Nonostante il pubblico sembri non chiederlo, l’Inquieto vuole comunque colmare questo vuoto.

Prova a definire la tua/vostra rivista in poche parole.

Martin: Siamo una rivista di racconti illustrati. Meno parole di così si muore.

Bernardo: periodico attacco d’anzia [non è un errore, è un lichene]

Quanti numeri sono già stati pubblicati e quando uscirà il prossimo?

Martin: Al momento sono usciti undici numeri. L’ultimo, Tundra, è uscito in edizione cartacea limitata con il supporto di Bookpride ed è stato presentato e distribuito gratuitamente nel corso della manifestazione. La prossima uscita è prevista per aprile e s’intitolerà Sabba. Cathechesi per adulti.

Bernardo: Esatto.

Cosa cercate e pubblicate? Racconti, estratti, poesie? Hai/Avete un genere o delle regole precise?

Martin: Racconti illustrati. Abbiamo anche delle rubriche, la maggior parte rientra sotto la macro-categoria de “Li invisibili”. Sono rubriche nelle quali riproduciamo con il massimo grado di fedeltà un codice o un registro tipico dei nostri tempi (recensioni, pubblicità, social network ecc.) parlando però di qualcosa di inventato. L’effetto comico che ne dovrebbe derivare non sta tanto nel contenuto, quanto nella riproduzione il più esatta possibile di quei tic e quelle pieghe ridicole che spesso prendono queste forme espressive.

Bernardo: Finora abbiamo avuto dei temi, e quelli ci hanno guidato per comporre i vari numeri, ma in modo sempre eterogeneo.

Cosa deve fare un autore per convincerti/vi a pubblicare un suo lavoro?

Martin: Generalmente siamo noi a contattare gli scrittori e gli illustratori. Per convincerci, le persone che si autocandidano devono soltanto inviare un racconto o un’illustrazione di nostro gradimento.

Bernardo: Se poi ci sono cadaveri, nudità, ossessioni io personalmente lo apprezzo.

Pubblicate anche in cartaceo? Se si, dove si può trovare la tua/vostra rivista?

Martin: Ahí, ahí, ahí. Ci piacerebbe da matti, ma stampare 150 pagine a colori in buona qualità costa, o almeno questa è l’impressione, perché siamo pigri e non ci siamo mai informati a dovere. L’edizione cartacea pubblicata con il supporto di Bookpride è stato un bel regalo e un riconoscimento che speriamo di replicare con le nostre forze, prima o poi (ma anche con le forze di altri, volendo, non ci formalizziamo).

Bernardo: Accettiamo anche donazioni da parte dei tipografi.

Qual è la soddisfazione maggiore o inaspettata che ti/vi ha dato la tua/vostra rivista?

Martin: Il fatto che alcuni scrittori o illustratori che stimo profondamente abbiano deciso di accogliere con entusiasmo il nostro invito.

Bernardo: Per me è vedere che il testo e le immagini a volte si legano veramente in profondità. E di solito anche sfogliare il numero finito fa sempre un bell’effetto!

Cos’è che ti/vi ha fatto davvero cascare le braccia?

Martin: Al momento le braccia sono ancora al loro posto. Se proprio devo sforzarmi di trovare qualcosa: quando magari faccio un post stupido che ottiene decine di like su Facebook e poi magari pubblichiamo un racconto stupendo illustrato divinamente e nessuno se lo fila. Conosco Facebook e non me ne meraviglio, certi nostri contenuti non sono molto adatti al mezzo e ridurre tutto a dei like o a delle condivisioni è davvero sciocco. Purtroppo però Facebook è l’unico termometro che ho a disposizione per captare le reazioni dei nostri lettori a ciò che facciamo, per cui in casi come questo ogni tanto ci soffro.

Bernardo: La mole di impegno necessario per fare una cosa apparentemente semplice. Infatti la mia presenza dai prossimi numeri sarà minore, ma Martin è fortissimo e lo terrà in alto.

Cosa ti/vi spinge ad andare avanti in questa attività così poco (o per nulla) produttiva?

Martin: Me lo sono chiesto tante volte. Non siamo una rivista di tendenza, il nostro seguito è ridotto, non abbiamo particolare credito nel settore, il numero effettivo di lettori non è quantificabile, ma probabilmente è parecchio scarso (a quanto mi dicono vale lo stesso anche per molte altre realtà più quotate della nostra).

Per quanto mi riguarda ci sono diverse componenti, nessuna delle quali predominante rispetto alle altre. Le elencherò

1) Il fatto che l’idea di fondo de L’Inquieto è piaciuta e continua a riscuotere apprezzamenti.

2) quando leggo un racconto che mi colpisce, il primo pensiero è “ne voglio ancora, ancora di più”, e questo non è sempre possibile. Molti dei nostri autori non hanno bisogno di noi come vetrina, per carità, però mi piace pensare che senza di noi, quel preciso testo/disegno non sarebbe esistito.

L’aver contribuito alla realizzazione di un buon testo/disegno mi fa credere che ne valga la pena.

3) non ho hobby. Non faccio sport, non frequento corsi, sto provando a suonare la batteria ma non credo di essere molto portato. Fondamentalmente sono pigro e tutto ciò che mi interessa è leggere, scrivere, pensare progetti editoriali. Se non faccio L’Inquieto mi spiegate che cosa posso fare?

4) contribuire a realizzare un prodotto bello, fatto bene, in collaborazione con persone brave ti trasmette una bella sensazione.

Bernardo: Sto scaricando praticamente tutte le responsabilità su Martin, ma resta il fatto che l’Inquieto ha accolto narrazioni davvero fantastiche, anche se perlopiù invisibili.

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