L’uomo cerca la sua inderogabile unicità, ma abita in terrificanti costruzioni storiche che lo contengono.
Per sopportare la vita, ne fa uno spettacolo grottesco.
Immagina, non può farne a meno: sente ciò che lo getta fuori, ciò che lo obbliga a sognare Rivoluzioni e a sentirsi vicino alle stelle incommensurabili, come un’amante è obbligato dalla persona amata a perdersi in quell’amore assoluto.
La libertà è solo una parvenza.
La Poesia è altrove: questa separazione lacera l’anima in miliardi di frammenti non componibili.
L’uomo divorato dallo Spettacolo scruta il presagio di un mondo virtuale in cui perdersi completamente.
Lo strappo è totale.
Il ricordo di una primavera in cui ha tenuto i suoi amori tremendi sulle ginocchia sarà insopportabile.
Serviranno altre finzioni.
Ogni attimo in cui ha sentito l’obbligo di lasciare un segno della sua presenza, vestendo personaggi creati nell’illusione di un Riconoscimento universale, è un passo verso una perdita irreversibile.
Quel tempo non lo recupererà.
Non vale l’istante di un bacio dato ad una sconosciuta incontrata per caso in Grecia o in Costa Azzurra, nella sua prima ed ultima giovinezza, e di cui riesce ancora ad evocare il profumo…
Fabio Pante