Zio Oliver è tornato. Del resto torna quasi tutti gli anni, portando con sé storie incantevoli (sia pure inquietanti) di persone il cui cervello si frammenta e si perde, a causa di malattie o lesioni neurologiche. Ciò che interessa a Sacks, il neuroscrittore più amabile e prolifico dei nostri tempi, è come il cervello si adatta, compensa, recupera, resiste, non si dà per vinto.
E quando soccombe lo fa inventandosi sempre qualche trucco per limitare i danni. E in “L’occhio della mente” (Adelphi, pp. 271, euro 19) egli lo ha sperimentato su di sé, vittima angosciata (proprio come tutti noi di fronte a una diagnosi inattesa) di un melanoma all’occhio. La sua visione si smarrisce, la sua penna no. Il racconto della propria parziale e temporanea cecità si aggiunge ai casi di altri pazienti, e se fra le mani abbiamo il solito saggio esplorativo nei misteri della mente, non possiamo, in fondo, che rallegrarcene.
(Daniela Mattalia, Panorama.it, 3-1-2012)