“La Terra si spense e rinacque, più e più volte. La Storia riprese il proprio corso nei toni di grigio che le appartenevano: un nuovo ciclo digiuno di meraviglia, in cui l’umanità ebbe l’occasione di prosperare come mai prima.”
La #recensionecoraggiosa di oggi vorrebbe essere tale, più che in qualunque altro momento da quando questa innocua rubrica ha avuto origine.
E le parole inserite nella citazione iniziale “La Storia riprese il proprio corso…” ci auguriamo tutti che si avverino quanto prima possibile e soprattutto lasciando impronte profonde di consapevolezza acquisita, a tutti i livelli.
Lorenzo Vargas è il giovane, ma già esperto, autore di La bambina di un milione di anni, pubblicato da Las Vegas Edizioni, ed è un autore che ha esordito poco più che maggiorenne e si è imposto subito nel mondo editoriale con la sua scrittura originale, curiosa, affascinante.
Se mettete insieme le poche parole che ho citato e il titolo del libro, vi fate già una minima idea del mondo particolare di questa storia.
Tutto pare iniziare in un anonimo paesino, diviso in due, Montebasso Nuova e Montebasso Vecchia, diviso dal terremoto che ha creato un prima e un dopo, come per tante realtà del nostro sismico Paese Italia.
Pare iniziare tutto lì, ai giorni nostri, ma in realtà i due protagonisti che conosciamo nelle primissime righe del romanzo, un uomo lungo ed emaciato, Neri, e una bambina di otto anni, Gabriela, sono figli e padri di tanti “prima e dopo”, così tanti da trovare origine , se un’origine c’è stata, milioni di anni fa.
I due appaino subito come persone molto diverse da quelle che siamo abituati ad incontrare nella nostra realtà quotidiana, e la storia stessa che ci regala Lorenzo si presenta diversa dalla maggior parte di quelle che siamo abituati a leggere, ma lo stile dell’autore la rende accattivante, incuriosisce molto il lettore, è come scoprire un mondo fantastico, ma assolutamente verosimile di cui non conoscevamo l’esistenza, e che cattura la nostra attenzione.
Pagina dopo pagina, in un graduale svelarsi di un’immagine, come quando realizziamo un puzzle, o coloriamo i settori di un gioco enigmistico, ci accorgiamo che stiamo leggendo le “solite” nostre storie quotidiane, dove solite non significa di poco valore, non significa che il romanzo sia debole, anzi. Solite significa che nel perpetuarsi del tempo, si perpetuano vicende se non identiche, molto molto simili, e spesso, pur essendo trascorsi milioni di anni, e ce lo testimoniano pagina dopo pagina, Neri e Gabriela, si ripetono gli errori, l’essere umano fatica a crescere nel senso più bello del termine.
Neri passa le sue giornate al cimitero, non in quanto necrofilo ma in quanto custode del luogo, e lì compie strani riti, fa strani incontri, anche simpatici, ma soprattutto incontra regolarmente Gabriela, questa bimba di otto anni che frequenta le scuole locali.
Come detto, entrambe sono piuttosto originali, così che la madre di Gabriela non è certo contenta che la figlia frequenti il custode del cimitero (mi immagino cosa direbbe la mia, o cosa direi io oggi ai miei figli!). Ma Daria, la madre di Gabriela, dovrebbe forse preoccuparsi di più di ciò che combina la figlia a scuola, dove puntualmente viene convocata dagli insegnanti per comunicazioni che la riguardano.
Se Daria sapesse forse si preoccuperebbe meno per una passeggiata al cimitero, o forse di più. Se avete il coraggio di frequentare Neri fino alla fine, scoprirete quale sarebbe la scelta migliore.
Il nuovo romanzo di Lorenzo Vargas è un nuovo spunto di riflessione, l’ennesimo, ed evidentemente ne abbiamo molto molto bisogno, sull’eterna lotta tra il bene e il male, qui impersonati da Necromante ed Eroe.
“Ecco cosa sta succedendo al nostro paese! Un branco di individui che scaricano il proprio malcontento sui più deboli. “
Non conosco di persona l’autore, non ho voluto di proposito andare a spulciare nei dettagli la sua storia e la sua formazione, perché ciò che scrive e il modo in cui lo fa denotano a mio parere una importante formazione e una grande passione.
Mi da l’idea di un filosofo, o forse un antropologo, e magari è “solo” Lorenzo Vargas, un bravo scrittore che ci ha regalato una storia formidabile, per certi tratti confesso anche un po’ difficile da seguire – ma quello dipende dalla (mia scarsa) formazione – una storia che ci insegna una cosa fondamentale, fra le tante che diamo per scontate, dovute, chiarissime, da non ripetere più perché stanca: siamo tutti, tutti proprio tutti parte di una Storia di una vastità spazio temporale incomprensibile per i nostri cervelletti, ma ogni nostro gesto, parola, atto costituisce e costituirà questa grande storia. E mai come in questi giorni, questa cosa ha un senso profondo.
Las Vegas e Vargas hanno scelto un periodo ideale per l’uscita di questo romanzo, però cerchiamo di imparare in fretta come gestire al meglio la nostra storia. Che è meglio per tutti.
“Le peggiori sorprese non sono quelle inaspettate, ma le conferme ai dubbi che ci si rifiuta di ascoltare.”
Recensione di Claudio Della Pietà al libro La bambina di un milione di anni (Las Vegas edizioni) di Lorenzo Vargas, pagg. 156, euro 14.