Lou Von Salomé, nata a San Pietroburgo nel 1861, a 21 anni dichiarava: “Io non sono in grado di vivere secondo modelli, né potrò mai essere il modello a chicchessia, mentre sono sicura che plasmerò la mia vita a modo mio, quali che possano essere le conseguenze”. Una dichiarazione che la accompagnerà nella sua affermazione come intellettuale, filosofa e psicoanalista, attraendo a sé pensatori come Friederich Nietzsche e Paul Rée. Da quel triplice incontro sarebbe nato un importante sodalizio, che si infrangerà tuttavia dopo due anni, in seguito al suo rifiuto alle loro rispettive proposte di matrimonio. Tra il 1887 e il 1911 la Salomé darà alle stampe otto tra raccolte di racconti e saggi, che diventeranno – tra l’altro – materia prima per i movimenti femministi degli anni ’70. Al centro del suo pensiero, la dimensione femminile si afferma nella necessità vitale di espressione, che in Lou Salomé si sostanzia in una continua pulsione di libertà in ogni ambito del sapere e dell’agire.
Al 1910 risale la pubblicazione del suo La materia erotica – ora pubblicato meritoriamente da Mimesis (con la traduzione di J. Prasse e C. Morena) – che rappresenta la maturazione delle tematiche già toccate nelle sue opere narrative. Il saggio, infatti, è rivolto all’osservazione, alla decostruzione e alla reinterpretazione della sfera erotica e sentimentale femminile. Operando una netta distinzione tra matrimonio, passione e amicizia: “Non sono mai riuscita a capire perché mai persone che sono innamorate prevalentemente nella sfera dei sensi si uniscano in matrimonio. […] Il matrimonio non è qualcosa in cui si cerca un uomo-Dio […] Non è una persona che si inginocchia davanti all’altra, ma ambedue si inginocchiano insieme”.
Paolo Melissi
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Ma c’è ancora un terzo genere di rapporti affettivi accanto a quelli della simpatia e dell’inimicizia, dell’avidità – un rapporto che sembra radicarsi proprio nella profondità in cui gli altri si scindono in due – proprio dove l’uomo è soggetto ancora al desiderio più originario, più sicuro all’impressione del mondo. In questo terzo genere di impressioni affettive, i tratti caratteristici degli altri due sono ancora inseparati, vi si confondono in modo strano e contraddittorio. Tuttavia è proprio questo loro carattere contraddittorio a costituire il significato di qualcosa di nuovo, estremamente efficace, fertile, come se l’uomo in effetti superasse in sé stesso per giungere alla totalità della vita.
Tali sono tutti i rapporti erotici. Spesso, e non a torto, si è definito l’amore fra sessi come l’eterna lotta, l’eterna inimicizia fra di essi, e anche se, per il singolo caso, ciò può parere un’esagerazione unilaterale, è tuttavia vero che nell’amore si incontrao due estraneità, duce contrari, due mondi fra i quali non esistono e non potranno mai esistere quei ponti che ci collegano con ciò che ci è affine, omogeneo, familiare in modo tale che, al momento in cui questo contatto avviene, ci pare di aver raggiunto noi stessi e muoverci in terra propria. Non per caso amore e odio possno assomigliarsi e, nella tempesta delle passioni, sono pronti a ribaltarsi l’uno nell’altro. E non è nemmeno un caso che nella natura la generazione sessuale – base della sensazione erotica che man mano risulterà da essa – nasca proprio dal congiungersi di corpuscoli protoplasmatici il più possibile differenti, donde in seguito si sviluppano le differenze sessuali e fissano definitivamente la differenziazione raggiunta.
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Nell’amore avvertiamo questa spinta, diversa da ogni altra, a unirci l’uno all’altro proprio sotto l’impulso della novità, dell’estraneità, di un qualcosa che è stato forse presentito e desiderato ma mai realizzato – che non ci giunge dal mondo a noi noto e familiare, con il quale da tempo ci siamo fusi e che semplicemente ripete noi stessi. Perciò si teme sempre la fine di una passione amorosa non appena due persone si conoscono ormai troppo bene ed è svanito l’ultimo fascino della novità, e perciò gli inizi di una passione, con la sua luce incerta e palpitante, sono caratterizzati da un tale ineffabile fascino ma anche da una forza particolarmente stimolante che sconvolge profondamente l’intero essere e fa vibrare l’anima – e che in seguito si ritroverà difficilmente. Certamente, a partire dal momento in cui l’oggetto amato ci è ormai solo estremamente noto, affine e familiare, ma assolutamente più, in nessun punto, un simbolo di possibilità e di forze di vita estranee, è finita la vera e propria passione. Dopo che gli amanti si sono sveltai l’uno all’altra in modo così pericoloso, può anche seguire un lungo periodo di intima simpatia, ma questa, nella sua natura, non ha niente in comune con il sentimento passato ed è spesso caratterizzata, malgrado la più sincera amicizia, da infinite, piccolissime irritabilità. Infatti, proprio ciò che una volta in mille quasi impercettibili tratti ci entusiasmava, ora ha un effetto addirittura irritante, invece di lasciarci almeno indifferenti, come magari avviene fin dall’inizio in un’amicizia. Questo è appunto lo sgradevole effetto postumo del fatto che non era assolutamente qualcosa di omogeneo, di affine a eccitarci eroticamente, ma che i mosgtri nervi vibravano dinnanzi a un mondo estraneo in cui non ci è mai possibile sentirci di casa come nella propria, solita vita quotidiana.