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Luca Bagatin. Ritratti del Socialismo

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Mi appresto con piacere alla compilazione della recensione all’ultima fatica letteraria dell’amico Luca Bagatin, frutto, come tutti i suoi precedenti lavori, di un certosino lavoro di ricerca. In questo saggio, l’autore procede a una disamina che oserei definire enciclopedica della tematica “socialismo” nel senso più ampio possibile del termine, ma al contempo mantenendo dei ben precisi e saldi paletti ideologici, che rispondono ai termini di antimperialismo, anticapitalismo, autogestione, autogoverno, democrazia autentica e populismo (termine, questo, specie ultimamente fortemente abusato, ma di cui Luca dà un’interpretazione tutt’altro che negativa); prova ne sia, a pagina 1, quello che è definibile (lungo) sottotitolo, che recita, di seguito al titolo Ritratti del Socialismo: “da Napoleone a Garibaldi, da Camillo Berneri ai fratelli Rosselli, da Bettino Craxi a Hugo Chavez, da Lucio Colletti a Jean-Claude Michéa, dall’America Latina Socialista alla Repubblica Popolare Cinese”.

Certo, rapportare il termine “socialismo” alle figure dei Napoleone (I e III), può suonare quantomeno bizzarro, eppure Bagatin – il quale, tra le innumerevoli sue collaborazioni, può vantarne una con la francese “Rivista del Secondo Impero” Napoléon III, prossima alla modifica dell’intestazione in Le Souvenir Napoléonien -, lungo un intervento di cinque pagine titolato, senza troppi giri di parole, “Il socialismo di Napoleone III”, fornisce una spiegazione, dati alla mano, di quanto va affermando; in particolare nel paragrafo dal titolo “Bonapartismo operaio”, nel quale definisce quanto Napoleone III (1808–1873) riuscì ad attuare, ovvero “unire nel suo governo giustizia sociale, autorità, armonia e sovranità nazionale attraverso una saggia amministrazione”.

Già più comprensibile l’inserimento nel novero della figura di Giuseppe Garibaldi (1807–1882), portatore di un socialismo libertario, saintsimoniano e umanitario, sincero e fiero antimperialista e repubblicano – anche al netto dell’ “Obbedisco!” pronunciato (o dovuto pronunciare?) a Vittorio Emanuele II a Teano il 26 ottobre 1860 – , alla cui trattazione in volume, oltre che per i tratti personali e politico-ideologici qui esplicati, certo ha contribuito la passione e l’autentica, sana venerazione che l’autore nutre nei confronti dell’Eroe dei Due Mondi e della sua eroica e sfortunata compagna Anita (1821-1849), alla quale pure è dedicato un capitolo del saggio.

Terzo citato nel sottotitolo, Camillo Berneri (1897–1937), socialista lodigiano anarchico e antistalinista autore del pamphlet Umanesimo e Anarchismo (1922), il quale “se non si beccò il piombo fascista, si beccò quello comunista, in quanto prese le difese del Partito Operaio Unificato Marxista di Spagna (POUM), antistalinista e antitotalitario” in occasione della sua sortita colà, a combattere tra le file repubblicane in occasione della Guerra Civile Spagnola (1936–’39).

Sulla vicenda dei fratelli Rosselli, Carlo e Nello, il primo classe 1899, il secondo più giovane di un anno, campioni dell’antifascismo liberalsocialista, credo sia inutile aggiungere righe a quelle già stilate da Luca Bagatin nel suo saggio, dacché ritengo poi a tutti sia nota la fine della medesima, datata 9 giugno 1937, periti a causa delle percosse di emissari fascisti che li raggiunsero fino a Parigi, ove si erano rifugiati da qualche tempo.

Ed eccoci arrivati a una delle figure davvero essenziali del saggio del nostro, ovvero Bettino Craxi (1934–2001), alla cui memoria è dedicato il saggio stesso e la cui nipote Ananda – figlia di suo fratello Antonio – è autrice della prefazione. Sono numerosi i punti dell’azione politica craxiana sui quali Bagatin si sofferma, sin dal primissimo dei capitoli che compongono Ritratti del Socialismo, dal titolo “Senza il socialismo è il mercato che governa i popoli”, commento ad uno dei molteplici discorsi che Craxi pronunziò contro l’incipiente (allora) fenomeno della globalizzazione. Definito a più riprese da Bagatin “l’ultimo dei socialisti italiani autentici”, egli ritiene che l’accanimento giudiziario nel quale Craxi incorse avrebbe fatto parte di un più ampio processo di destrutturazione della multipolarità mondiale (della medesima tipologia, quindi, delle dissoluzioni di Jugoslavia, URSS e del crollo del Muro di Berlino), operata specialmente da quelle forze cui davvero avrebbe fatto e farebbe tuttora comodo il realizzarsi della profezia di Francis Fukuyama sulla “fine della Storia”.

Anche l’inserimento del fu Presidente venezuelano Hugo Chavez (1954–2013) nel novero dei socialisti trattati dall’autore non suona strano a chi lo conosca. Definito “il Garibaldi latinoamericano”, l’erede – morale e politico – del Libertador Simon Bolivar “lungi dall’ispirarsi al comunismo o al marxismo, si ispir[a] autenticamente al bolivarismo ed al socialismo libertario, citando talvolta anche Montesquieu e spessissimo Cristo, figura di grande rivoluzionario sociale”. Per Bagatin è essenziale lo sguardo al chavismo per un ottimale sviluppo del socialismo odierno e del futuro, tenendo specialmente in considerazione che la Costituzione della Repubblica Bolivariana “sancì per la prima volta nella storia del Venezuela l’introduzione del concetto di democrazia partecipativa e l’introduzione del referendum revocatorio di tutte le cariche pubbliche nella seconda metà del mandato, compresa quella del Presidente”. Autogoverno e autogestione, infatti, sono alcune delle parole (nonché prassi) chiave che Bagatin ritiene essenziali a qualsiasi movimento che davvero voglia dirsi socialista e, per ciò stesso, autenticamente democratico.

Torniamo ora in patria, apprestandoci a trattare di Lucio Colletti (1924-2001), penultima figura citata nel “sottotitolo”: il titolo del capitolo che il nostro autore gli dedica, “Un socialismo largo nel ricordo di Lucio Colletti”, lo spiega affermando che “occorrerebbe […] più che un campo largo liberal-borghese un socialismo largo organizzato, immenso e rosso”. Fu Colletti un finissimo filosofo marxista che combatté la guerra di liberazione dal nazifascismo tra le file di quello che Bagatin definisce “il più nobile dei partiti antifascisti”: il Partito d’Azione. Nell’immediato dopoguerra aderirà al PCI, uscendone però nel 1964; seguiranno quindi, per Colletti, anni di profonde riflessioni che lo porteranno ad avvicinarsi prima al PSI di Bettino Craxi – a partire dalla collaborazione con Mondoperaio, la principale rivista d’area socialista – e, dopo la fine politica di Craxi, eletto parlamentare nelle fila di Forza Italia, divenendo uno dei consiglieri più ascoltati di Silvio Berlusconi (sulla “trasmigrazione” da una parte all’altra dell’emiciclo parlamentare in seguito allo sconvolgimento di Tangentopoli ci sarebbe da aprire una parentesi ben più ampia di questa, ma non è luogo né tempo).

Ed eccoci, infine, all’ultimo dei personaggi citati (naturalmente nel lungo sottotitolo, non certo in tutto il corpo del saggio): Jean-Claude Michéa, classe 1950, “filosofo orwelliano, socialista ed ex aderente al Partito Comunista Francese [che] si riconferma il miglior interprete del socialismo autentico e originario e ciò grazie alla sua incessante denuncia del sistema della crescita economica illimitata; dell’accumulo di capitale che genera conseguente sfruttamento e dell’ideologia del progresso, nata con la Rivoluzione Francese ed all’origine della sinistra borghese e della destra oligarchica, entrambe contrapposte al popolo ed ai suoi rappresentanti: populisti, socialisti e comunisti […]”. Ecco come Bagatin lo presenta, nel capitolo dal titolo: “Socialismo originario, unico antidoto al liberal-capitalismo”, all’interno del quale procede anche a una veloce disamina di alcuni saggi dell’autore francese, Il nostro comune nemico – Considerazioni sui giorni tranquilli del 2018, I misteri della sinistra del 2015 e Il vicolo cieco dell’economia del 2012, i primi due editi, in Italia, da Neri Pozza, il terzo da Elèuthera Edizioni.

Avviandoci verso la conclusione, due parole sui modelli statuali citati in sottotitolo. Per quanto riguarda l’America Latina (socialista) già se n’è parlato, per sineddoche, trattando della figura di Hugo Chavez; chiaramente, l’autore non si limita qui, anzi, dedicando spazio, tra le pagine del suo saggio, all’Uruguay di Pepe Mujica e all’argentina peronista (e neo), alla Cuba castrista (e post) fino al Nicaragua sandinista e alla Bolivia di Evo Morales e successori.

Ma anche la Repubblica Popolare Cinese, “venduta” in Occidente come Stato dittatoriale a partito unico manchevole anche solo delle basi della democrazia, rappresenta uno dei modelli che Luca Bagatin ritiene più meritevoli di essere tenuti d’occhio. Specialmente “l’era Xi” (intendendo il periodo, principiato nel 2012/’13 e tutt’ora in corso nel quale ai vertici – di RPC e PCC – si trova Xi Jinping) viene valutata dal nostro come squisitamente socialista-riformista (tutto il contrario, quindi, della sanguinaria dittatura), portando a tesi di tale posizione, gli studi effettuati da autorevoli esperti e analisti in ambito geopolitico, economico e politologico, primo fra tutti Giancarlo Elia Valori, importante manager italiano e proficuo saggista nonché grande amico di Bagatin stesso.

Innumerevoli altri sarebbero i punti da toccare – per dirne uno soltanto, l’impegno profuso da Luca, anche grazie al supporto e alla collaborazione di alcuni ex socialdemocratici storici, nello studio del Partito Socialista Democratico Italiano, partito “minoritario” di sinistra laica ma dagli esponenti di indubbio valore politico e intellettuale – ma rischierei di tediare alla morte i miei scarsi (intendo numericamente, non certo qualitativamente) lettori! Per ovviare a ciò, una cosa soltanto posso fare: invitarvi caldamente alla lettura di Ritratti del socialismo, autopubblicato ed acquistabile esclusivamente a questo link: https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/670930/ritratti-del-socialismo/: veramente un saggio ben scritto, frutto di una perizia invidiabile nello studio e – ultimo ma non ultimo – parto della mente e dell’impegno di un autore coraggioso e coerente, che della sua coerenza ha fatto autentica ragione di vita, nonché base per essere apprezzato, nel rispetto reciproco, anche – e forse soprattutto – da chi, come il sottoscritto, non sempre si trova in linea col suo pensiero.

Alberto De Marchi

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Luca Bagatin, “Ritratti del Socialismo”, Ilmiolibro/Kataweb, 2023, 192 pagg., 17 euro

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